Bossi annulla il comizio in Cadore per paura dei fischi

CALALZO DI CADORE (Belluno) – Quando si toccano i soldi non si salva nessuno, nemmeno Bossi può rifiatare e rigenerarsi in santa pace tra le amate valli e montagne del bellunese. Se all’interno del Pdl si registra un tutti contro tutti con accuse incrociate tra ex socialisti e liberisti delusi, anche la Lega deve mettere in conto contestazioni, anche dure, in casa propria. Ora il ministro Calderoli è costretto a minimizzare, ma stupisce e non poco che Bossi e i suoi siano “ostaggi a casa loro”  (La Stampa) in quella Calalzo di Cadore che tradizionalmente ospita il buen ritiro del leader della Lega.

Ascoltiamo le parole del segretario provinciale della Lega, Diego Vello, uno che le antenne le ha drizzate da un pezzo e conosce bene gli umori del territorio: “La situazione non è rosea, anche la realtà autonomista sta raccogliendo parecchi consensi. Abbiamo annullato la manifestazione dopo che ce lo hanno ordinato le forze dell’ordine. Se va avanti così scoppia la rivoluzione”. Quello degli enti locali in generale e delle province in particolare, è un tema che Bossi ha ben chiaro: ma ha dovuto sacrificarne le istanze barattandole con l’intangibilità delle pensioni. Il mitico territorio adesso gli chiede il conto.

Ad attendere Bossi e la sua nutrita delegazione non ci sono graziose donne padane in costume e sorriso di benvenuto. C’è il presidente della Provincia di Belluno Giampaolo Bottacin, arrabbiato nero: si è presentato con il vessillo ma listato a lutto. “Con questi tagli non andremo avanti, siamo un grande territorio con pochi abitanti”. Chi ci difenderà, sembra pregare, se anche la Lega ci abbandona? Il padrone dell’hotel Ferrovia, quello dei brindisi per il compleanno di Tremonti e dove alle ore piccole i cronisti politici pendevano dalle labbra del Senatur, dà la colpa a quelli di sinistra. Ma il Bottacin ha incassato il sostegno pieno del Pd locale. Stesso fronte, stesse parole d’ordine.

Un Bossi all’angolo dunque? E’ un fatto che la Lega sul territorio è schiacciata dalla delusione dei quadri del partito che si oppongono ai tagli e la spinta centrifuga alimentata dai militanti attratti dalle sirene autonomiste. Sul piano nazionale tra gli alleati emerge un malumore che finora era rimasto sottotraccia. Indicativo un dibattito di Libero su Bossi quale vero problema della Lega. Maria Giovanna Maglie è perentoria: Bossi è confuso, si comporta come un piccolo democristiano, straparla. La sua conclusione è tranchant: passi la mano, ma non al Trota!

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