Bossi a Maroni: “Io il capo, tu cagnolino che abbaia, vieni sulle Alpi…”

Pubblicato il 19 Luglio 2012 - 14:31 OLTRE 6 MESI FA
Roberto Maroni e Umberto Bossi (foto Lapresse)

MILANO – Stoccata numero uno: “Il capo sono io”. Stoccata numero due: “I cani piccoli abbaiano ma non mordono”. Stoccata numero tre: “Vieni in Padania a fare la guerra”. Umberto Bossi accetta la sfida di Roberto Maroni, la disfida leghista è ufficialmente cominciata.

Il Senatur prova a rimettere in riga il suo erede alla segreteria del partito, che aveva detto: “Il capo sono io, lui non conta più niente”. Maroni aveva poi aggiunto: “Il suo ruolo di presidente è solo affettivo”, come per dire: “Nella realtà dei fatti non conta più” all’interno della Lega Nord.

Ma Bossi non è tipo da tirarsi indietro quando si tratta di fare polemica. E soprattutto è uno a cui non piace che gli altri dicano a lui cosa fare: ”Non rispondo, ma il capo sono io”, ha cominciato Bossi intervistato dai giornalisti a Montecitorio.

Pochi secondi e ha aggiunto: ”Ci sono tanti cani piccoli che abbaiano molto ma non fanno paura”.

Terzo messaggio: “Roma non mi piace, preferisco fare la guerra sulle Alpi”. Potrebbe essere interpretato così: le questioni familiari si risolvono in casa, sicuramente non in quello che è considerato “territorio nemico”.

Anche se la versione ufficiale vuole che Bossi abbia spiegato così la sua prolungata assenza da Roma. E abbia poi risposto con ”Io la guerra preferisco farla sulle Alpi” alla deputata leghista Paola Goisis che aveva detto: ”E’ qui che dobbiamo fare la guerra”.

Maroni il giorno prima aveva mostrato il pugno duro:  “Ho detto chiaramente ai delegati del congresso: ‘Se mi eleggete sappiate che voglio pieni poteri. Sulla linea politica e sulla gestione del partito’. Mi hanno eletto”.

La replica di Maroni: ”Non ho niente da dire. Il congresso ha preso la sua decisione e la questione per me è chiusa”.