Bossi: “Stato delinquente” e l’Idv lo denuncia per vilipendio

Umberto Bossi

Era il primo agosto di quest’anno e Umberto Bossi, durante un comizio ad Arcene (Bergamo) parlò dell’Italia come di uno “Stato delinquente che ha portato via risorse”. Oggi quelle sue parole gli costano una denuncia, presentata dall’Italia dei valori, per vilipendio.

È stato depositato infatti alla Procura della Repubblica di Messina, Roma e Bergamo, e trasmessa al Tribunale dei Ministri ed al Presidente della Repubblica un esposto nei confronti del ministro leghista per mano del segretario cittadino dell’Italia dei Valori di Messina, Salvatore Mammola, per vilipendio, offese e minacce allo Stato italiano e violazione del giuramento di fedeltà alla Costituzione ed alla Repubblica italiana prestato nelle mani del Capo dello Stato ai sensi dell’art. 93 Costituzione.

“Il ministro Bossi – scrive Mammola – retribuito profumatamente dai contribuenti italiani dal 1987, ha definito lo Stato Italiano ‘delinquente’, nonchè di stare ‘attenti alla gente del Nord a non rompergli troppo i coglioni più di tanto’, – continua il dipietrista Mammola – dimenticando di essere un alto rappresentante istituzionale dello Stato Italiano, violando il giuramento di fedeltà prestato nelle mani del Capo dello Stato durante la cerimonia tenuta al Palazzo del Quirinale”.

Il comizione del primo agosto. “Manca il federalismo fiscale delle regioni. Le nostre famiglie sono schiavizzate da uno Stato delinquente” aveva detto Bossi il primo agosto che poi aveva anche accusato lo Stato “di portare via delle risorse. Dovremo trovare una miscela – aveva aggiunto – per dare delle tasse dello Stato alle regioni. Sul federalismo ha aggiunto: «Cercano di bloccalo, ma la Padania non starà con le mani in mano, reagiremo con determinazione”.

Per Mammola si tratta di un gravissimo episodio che avrebbe comportato in qualsiasi “Stato democratico le immediate ed irrevocabili dimissioni del ministro e parlamentare ovvero la revoca di qualsiasi suo incarico istituzionale”. Mammola sostiene che invece “nel nostro Paese è passato inosservato e senza alcuna conseguenza, essendo abituati ed assuefatti alla quotidiana violazione dei fondamentali principi costituzionali e delle leggi italiane da parte di molti rappresentanti delle istituzioni”.

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