ROMA – Laura Boldrini contro Renato Brunetta. E una lettera che per diverse ore è “fantasma”, quella che Pier Carlo Padoan ha spedito all’Unione Europea per spiegare che il bilancio lo pareggeremo in ritardo, nel 2016. Lettera che però, per tutto il pomeriggio di mercoledì, nessuno ha visto, almeno dalle parti di Bruxelles. Solo in serata Unione riceve e commenta con un “valuteremo”.
Lo scontro si consuma nel pomeriggio di mercoledì. Si vedono i capigruppo e si tratta di mettere in calendario la votazione sul Documento di Economia e finanza appena licenziato dalla commissione bilancio. Una riunione “tecnica” che diventa subito uno scontro politico. Perché Brunetta a nome di Forza Italia protesta proprio per la lettera. Che non solo non è ancora arrivata a destinazione, ma non è stata neppure trasmessa in Parlamento. Uno sgarbo, secondo il capogruppo di Forza Italia, che sulla questione ha attaccato proprio la Boldrini.
La presidente, a quel punto, si è alzata e se n’è andata. Con conseguente rinvio della capigruppo che dopo lo scontro è ripresa regolarmente. Non è finita. Perché dopo la ripresa dei lavori Brunetta ha di nuovo attaccato Boldrini definendo la omessa “trasparenza sulla lettera” una
“violenza perpetrata non sulla minoranza ma sulla legge e sulla Costituzione, un colpo di maggioranza suffragato dalla presidente Boldrini che non ha svolto il suo ruolo super partes”.
La questione, politicamente, è rilevante. A far arrabbiare Boldrini spiega Brunetta, proprio la richiesta di chiarimenti sulla lettera:
“qui qualcuno mente, visto che la Commissione Ue fa sapere di non aver ricevuto alcuna missiva”. “Non possiamo approvare il Def senza prima averla letta – aveva aggiunto -. Su questo c’è stato un vivace scambio di opinioni con la presidente Boldrini. Lei si è alzata e se ne è andata, ma io resto qui, aspetto la presidente e la lettera”.
La presidente della Camera, dopo qualche ora, affida la sua replica a un comunicato in cui definisce l’atteggiamento di Brunetta
“Irriguardoso e irrispettoso del presidente della Camera e dell’intera capigruppo, e non per la prima volta”
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