ROMA – Due anni fa ebbe l’ardire di definire berlusconiano un suo film. Oggi per Renato Brunetta, Checco Zalone è invece “un razzista” al pari di Matteo Renzi. La risposta furiosa del capogruppo FI arriva dopo un’intervista di Luca Telese al regista di Quo vado? Gennaro Nunziante. Nell’intervista, apparsa sul quotidiano Libero, il regista è tornato su una battuta dell’attore pugliese risalente al 29 gennaio 2014. Intervenendo alla trasmissione radiofonica Un giorno da pecora, Zalone replicò proprio all’interpretazione che Brunetta diede del suo Sole a Catinelle, definendolo “belusconiano”. “E’ un’interpretazione un po’ troppo alta – sorrise il comico – anche se per Brunetta è un ossimoro“. Apriti cielo: il politico se la prese a morte e gli diede del razzista.
A distanza di un anno Gennaro Nunziante però infierisce: “Se noi abbiamo potuto sopportare un ministro come Brunetta, lui potrà sopportare un po’ di razzismo”. Motivo per cui Brunetta si è armato di carta e penna e ha inviato una lettera piccata al sito Dagospia, che ha rilanciato l’intervista con tanto di commento spietato: “Nunziante asfalta Brunetta”. Questa la replica del politico:
“Dopo che da due anni non dico più nulla sul comico pugliese, mi fa protagonista di una scena che potrebbe essere intitolata l’impiccagione del negro. Si sostituisca con il mio nome la qualifica di negro, ebreo, e la frase funziona perfettamente nella sua logica infame. Il razzismo uno se lo merita, dice il simil Zalone. Non mi interessa qui rispondere a un tal intellettuale. Ma questa ossessione del circolo zaloniano nei miei confronti, mi pare interessante da analizzare, anche per chi giustamente se ne impipa del notevole quesito esistenziale che ora espongo.
Perché sono l’unico italiano che sta sulle palle a Checco Zalone? L’unico con cui Zalone, in simbiosi con il suo entourage, non riesce proprio a praticare quel buonismo appena appena maligno riservato anche ai nemici dichiarati? Ad esempio la domenica prima di Natale alla congrega di Fabio Fazio che pure, con la penna di Michele Serra, l’aveva definito, senza mai rettificare, “populista” espressione di “orgoglio burino” ha dedicato una misericordiosa presa in giro, ripagata stavolta da una recensione entusiasta del pentito Michele Serra.
Due anni e passa fa, il 20 novembre del 2013 scrissi tre-righe-tre sul Mattinale. “Qualcuno l’ha notato? Siamo prudenti nel dirlo perché non vorremmo iniziasse un boicottaggio come quello contro i pompelmi degli israeliani. Il film Sole a catinelle di Checco Zalone esprime in pieno la filosofia positiva, generosa, anticomunista, moderata, serena di Berlusconi e di Forza Italia. Zalone-Berluscone. Zalone lascia passare un sacco di tempo e, a successo ormai acclarato e definitivo, dopo essere stato dolcissimo con tutti ringhia contro di me il 29 gennaio 2014 a Un giorno da pecora: “Brunetta ha detto che sono di destra? È un’interpretazione un po’ troppo alta, anche se per Brunetta è un ossimoro”. Mia replica in una riga: “Dice una battuta razzista e dimostra così di non essere berlusconiano”. Più detto niente. Fa niente: mi merito di essere trattato a sberle razziste, dice Nunziante”.
Di qui Brunetta azzarda un parallelo tra il premier Matteo Renzi e il comico pugliese:
“Perché solo io tra 60 milioni di italiani sono trattato in modo odioso e persino ripugnante? Chi altri si è comportato così con il sottoscritto? Matteo Renzi. Quo vado? è la trasposizione in parabola cinematografica, certo geniale e riuscita, del Partito della nazione di Renzi, che non a caso si è subito scapicollato a vederlo e ne è diventato testimonial. Sole a catinelle mostrava il volto dell’Italia dall’animo positivo, che sa reagire alla crisi, e a differenza dei ricconi della sinistra radical-chic sa inventare il futuro. Berlusconismo puro e semplice, che come tale è capace anche di autoironia. Zalone reagì allora, come oggi ha fatto il suo Ghostwriter cattocomunista (lo dichiara lui stesso) , lanciando un anatema razzista. Ma il razzismo era ed è un modo per evitare di confrontarsi sulla sostanza di quanto da me scritto con simpatia sincera. La stessa ragione per cui Renzi piaceva a Berlusconi”.
Morale della favola: “Zalone è come Renzi. Mi detestano per la stessa ragione. Svelo la loro cattiva coscienza”.