Brunetta-Guzzetta: “Serve assemblea costituente”

ROMA – ''La crisi in atto e' espressione di una doppia debolezza di governance'', europea da un lato e nazionale dall'altro, misurata dal ''termometro degli spread'', crisi che non puo' essere affrontata come ''emergenza nel breve periodo'' ma al contrario ''con riforme strutturali'' agendo in primis sull'''architettura costituzionale''. E' la proposta che Renato Brunetta e Giovanni Guzzetta lanciano in un intervento congiunto pubblicato oggi sul Giornale.

''L'Italia e' un ottimo bersaglio da colpire – spiegano l'ex ministro della Funzione Pubblica e l'autore dei quesiti del referendum sulla legge elettorale -. E' un grande debitore, sono decenni che ricorre spropositatamente ai prestiti. Nello stesso tempo e' un Paese dai fondamentali solidi. Insomma da qualche parte ha risorse; ne hanno soprattutto i suoi cittadini. Questo e' paradossalmente un motivo in piu' per speculare sul nostro Paese''.

Il governo tecnico, proseguono, ''non basta'' perche' ''i mercati hanno la memoria lunga e ricordano che, malgrado il buon lavoro dei governi tecnici, finita l'emergenza la situazione e' ogni volta nuovamente peggiorata''. Ecco perche' ''non basta arginare l'emergenza nel breve periodo'' ma bisogna procedere con riforme strutturali: la prima per Brunetta e Guzzetta e' quella ''dell'architettura costituzionale, dei motori della decisione e della credibilita' futura''.

''L'evoluzione della nostra storia politica ci indica una soluzione – aggiungono -. I partiti da soli non riescono a disciplinarsi, e' necessario che i cittadini possano investire qualcuno della specifica responsabilita' democratica di mantenere il motore funzionante anche nel medio periodo. La storia del nostro parlamentarismo e' molto simile, da questo punto di vista a quella francese. Anche la soluzione puo' essere simile: il semi-presidenzialismo con elezione popolare e diretta del capo dello Stato. Che, inoltre sarebbe l'equilibrato contrappeso per l'improcrastinabile compimento del federalismo anche sul piano fiscale e dell'organizzazione parlamentare''. Dopo la ''scelta costituzionale'' l'altro nodo da affrontare e' quello della legge elettorale.

''Apriamo subito un dibattito parlamentare sulle riforme istituzionali e sulle posizioni che l'Italia deve assumere a livello sovranazionale – concludono -. Il Parlamento puo' riacquistare, in questa fase, la centralita' perduta da tempo. Divenendo l'arena del riformismo. In parallelo, come accadde in assemblea costituente, il governo dovra' farsi promotore delle improcrastinabili riforme per lo sviluppo e la messa in sicurezza dei conti pubblici: liberalizzazioni, privatizzazioni, vendita del patrimonio e rigorosa spending review per riqualificare significativamente la spesa pubblica''.

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