Buccaneer, l’Italia pagò 4 milioni ai pirati

Il rimorchiatore "Buccaneer"

L’Italia ha negato di aver pagato un riscatto per salvare i marinai del “Buccaneer”, ma per riaverli gli 007 italiani hanno concordato un pagamento di quattro milioni di dollari con i pirati somali.

Il 9 agosto 2009 i sedici uomini del rimorchiatore, bloccato nel Golfo di Aden dai predoni del mare l’11 aprile, sono tornati in libertà.

Un riscatto, una lauta ricompensa si nasconde dietro il loro ritorno alla sicurezza. Dopo cinque mesi di indagini la Procura di Roma ne è sempre più convinta: la soddisfazione della Farnesina dopo 119 giorni di sequestro è stata una forzatura e le parole del ministro Franco Frattini adesso non corrisponderebbero più a verità.

«Non è stato pagato un soldo. La forza della politica, l’impegno del primo ministro somalo e un eccezionale lavoro di intelligence hanno semplicemente convinto i sequestratori che non esisteva alternativa che liberare nave e ostaggi», aveva detto il capo degli Esteri.

I soldi vennero consegnati in contanti, esattamente un milione in più rispetto a quanto pattuito con la “Micoperi” di Ravenna, la società armatrice del “Buccaneer”. «Noi – dice un mediatore somalo interecettato al telefono – avevamo chiuso per tre. Ma a questo punto mi viene il dubbio che loro abbiano pagato quattro».

Si tratta del riscatto più alto mai pagato per un naviglio in quattro anni di scorribande dei pirati nel golfo di Aden.

Mario Albano, primo ufficiale del “Buccaneer” racconta:  «La mattina del 9 agosto alcuni pirati lasciano il rimorchiatore su una piccola imbarcazione. E, al loro ritorno a bordo, nelle loro mani, con le armi, ci sono «borse che non avevano al momento di lasciare la nave».

Gli incursori di marina della “San Giorgio” arrivano sul rimorchiatore dopo aver lasciato il tempo ai pirati di raggiungere la costa, mentre continuano a sparare e otto pirati muoiono sotto i colpi di kalashnikov.

Questa scoperta mette a nudo la doppia politica italiana: da un lato si impegna a ripulire il mare dai pirati, dall’altro li paga. È in prima linea contro i predoni anche se, secondo la legge internazionale, non può attaccarne le basi, affondarne le imbarcazioni e ucciderne o catturarne le ciurme.

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie