“Porno spioni” di Stato a caccia di un reato che non esiste. E’ duro l’editoriale del direttore del Il Giornale Alessandro Sallusti nel giorno che segue la diffusione delle intercettazioni del caso Ruby per cui è indagato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Quando si tratta di “mandare a casa” il premier, scrive Sallusti, “la verità, il diritto, la dignità di uomini e donne non contano. Centinaia di frasi, prese a caso da migliaia di ore di intercettazioni, il cui contenuto non solo non è verificato ma che in molti casi è ambiguo e contraddittorio, sono state date in pasto all’opinione pubblica con il solo intento di provocare choc, indignazione, destabilizzazione politica”.
Di penale, secondo il direttore, però, non è emerso nulla nelle 400 pagine di dossier della Procura. Per Sallusti ci troviamo davanti ad “un’inchiesta che di giudiziario, come si evince dalle quattrocento pagine del primo faldone disponibile, non ha nulla. Nessuna delle decine di persone coinvolte ha messo a rischio gli interessi e la sicurezza della comunità o di altre persone, nessuna si dice vittima di alcuno”.
Irregolare, secondo Il Giornale, è il comportamento dei pm: “Un potere dello Stato ha semplicemente spiato per mesi un altro potere (il capo dell’esecutivo) nel suo privato e all’interno della sua residenza privata usando costosissime tecnologie che hanno reso trasparente la vita domestica. Non solo è stata violata la privacy del cittadino Berlusconi, ma anche aggirata la legge che tutela (salvo autorizzazione del ramo del Parlamento a cui si appartiene) le residenze e le segreterie politiche ( la villa di Arcore è entrambe) di onorevoli e senatori”.
“Su questa accozzaglia di parole – conclude Sallusti – è stato montato un processo che ricorda quello dell’inquisizione. Il giudizio morale si trasforma in accusa penale”.