ROMA – Il supercaccia bombardiere F 35 II Lightning, l’aereo da guerra più costoso e all’avanguardia del mondo, ha paura dei fulmini, nel senso che in mezzo ai temporali non può volare. Peccato che di questi aerei, di cui ognuno costa 100 milioni di euro, l’Italia ne abbia ordinati, a scatola chiusa, circa 90, per una spesa complessiva di 12 miliardi di euro. Il serbatoio del carburante è troppo sottile, in mezzo alle scariche elettriche all’interno degli ammassi nuvolosi la strumentazione di bordo va in tilt. Un rapporto del Pentagono, visto come sono andati test e collaudi, ha imposto delle restrizioni ai voli di prova: alla larga dai cumuli nuvolosi, distanza di sicurezza di almeno 45 km dalle zone dove sono in corso temporali.
Ironia della sorte (o morale inconscia delle parole), il superjet si chiama proprio “lightning” (temporale). Il gioiello tecnologico della Lochkeed Martin, il non plus ultra in termini di aviazione militare, veniva descritto come una vera meraviglia. “Uno strumento dalle capacità fantastiche” giurava il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola intervistato dal Corriere della Sera, all’inizio del suo mandato —. Ritengo perciò che si debba investire sulle sue qualità”. Ma, alla ricerca della massima leggerezza e maneggevolezza, gli ingegneri hanno lesinato troppo per esempio su rivestimento e spessore del serbatoio: lampeggia un fulmine e il serbatoio è a rischio esplosione. E la struttura dell’aereo ne risente al punto che i vecchi caccia esibiscono standard di solidità più alti.
Ma dobbiamo acquistarli per forza questi benedetti caccia bombardieri? A parte le evidenti ragioni di opportunità economica, mentre l’Italia attraversa la fase più acuta di una recessione, è il prodotto che non convince. E a questi prezzi! Una manovra economica in piena regola. Il Canada ha già fatto marcia indietro. La Turchia, che a livello geo-strategico ha un peso e un ruolo un po’ diversi dal nostro, ci sta ripensando (aveva ordinato un centinaio di aerei). Secondo il sito Altraeconomia che riporta il risultato di uno studio del parlamento canadese, ogni F35 costerà nell’arco di vita preventivato, quindi vita operativa, circa 450 milioni di dollari. Moltiplicato per 90 fa un po’ più di 40 miliardi, roba che ci pagheremmo un bel pezzo dei nostro debito.
Ricorda Ignazio Marino, deputato del Pd, che con 3 miliardi si potrebbero mettere in sicurezza tutte le scuole della Repubblica, da Torino a Reggio Calabria. Che con la rinuncia anche a uno solo dei Lightning potremmo acquistare 20 treni per i pendolari, loro sì veri top-gun quotidiani. Con la rinuncia completa, 12 miliardi taglierebbero la testa al toro di qualsiasi discussione di manovre imminenti, non appena un nuovo governo sia insediato. Il Pil cala di un punto (e non di 0,2% come atteso): senza super jet non occorrerebbero più tasse e manovre supplementari. E si realizzerebbe un deciso, forte taglio alla spesa pubblica (o c’è più gusto a tagliare solo ospedali, servizi, scuole…). Infine, en passant, se l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, perché mai dovrebbe spasimare per un caccia bombardiere che in mezzo a nuvole e temporali non funziona?
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