ROMA – Alle quattro del pomeriggio alla Camera dei Deputati si contano 308 sì: bastano per il Rendiconto dello Stato, sono almeno otto di meno per tenere in piedi il governo. Alla Camera l’otto di novembre 2011 la maggioranza di Berlusconi non c’è, non c’è più. Lo rileva un attimo dopo la votazione Pier Luigi Bersani: se qualcuno Berlusconi ha recuperato, comunque ha recuperato meno del necessario. E’ il segnale: la crisi di governo, o almeno il meccanismo che porta alla crisi di governo può partire. Il segnale è venuto da dentro quella che era la maggioranza, l’opposizione l’ha lasciata sola nel voto perché si vedesse nel più evidente dei modi quanto quale oggi la maggioranza. Risposta chiara: 308 voti, la maggioranza è minoranza alla Camera.
Significa che Berlusconi va a dimettersi? Un voto così spingerebbe alle dimissioni ogni altro premier. Probabilmente non Berlusconi che cercherà una disperata rivincita al Senato chiedendo lì un voto di fiducia. Ma un voto così incoraggia le opposizioni a presentare mozione di sfiducia alla Camera, il segnale che è arrivato autorizza a pensare che possano esserci i numeri per questa esplicita sfiducia. Berlusconi che scruta il tabulato del voto per vedere chi ha risposto al suo appello e chi no, Berlusconi che cerca in quelle carte l’ultima speranza, Berlusconi che scruta e conteggia quel che gli rimane è l’immagine di questo giorno. Non è finita ma sta cominciando a finire.