Cancellieri indagata? “Omise telefonata con Ligresti”. Anche la Procura rischia

Cancellieri indagata? "Omise telefonata con Ligresti". Anche la Procura rischia
Cancellieri indagata? “Omise telefonata con Ligresti”. Anche la Procura rischia

ROMA – Annamaria Cancellieri rischia di finire indagata per aver omesso delle cose che sapeva ai pm. Perché nell’interrogatorio del 22 agosto 2013 (tenutosi negli uffici del Ministero della Giustizia) non disse di aver sentito, il giorno prima, Antonino Ligresti. Antonino è fratello di Salvatore, il “capostipite” della famiglia arrestata. Come spiegano Ottavia Giustetti e Paolo Griseri su Repubblica, l’ipotesi non è che il ministro abbia detto il falso, ma che abbia omesso di dire dettagli importanti che riguardavano la vicenda. Ora che la procura di Torino (titolare dell’inchiesta) sta per passare il fascicolo a Roma, deve valutare bene se contestare o meno questo reato al ministro: se non lo facesse, sarebbe la stessa procura piemontese a rischiare un procedimento a proprio carico.

Giustetti e Griseri ricostruiscono la vicenda dall’inizio e spiega perché il problema delle intercettazioni (venute a galla solo negli ultimi giorni) interessino ora la Procura:

Il tabulato è emerso nei primi giorni di novembre. Quel documento contiene un particolare che era sconosciuto al pm Vittorio Nessi il 22 agosto, quando il procuratore è andato a Roma a interrogare come teste il ministro, nel suo ufficio di massimo garante dell’amministrazione della giustizia. Nessi non sapeva, non poteva sapere, che poche ore prima la testimone Annamaria Cancellieri aveva parlato a lungo al telefono (sette minuti e mezzo di telefonata sono una lunga te-lefonata) con il fratello del principale arrestato nell’indagine torinese su Fonsai, Salvatore Ligresti.

Questo perché né Antonino Ligresti né la Cancellieri all’epoca dei fatti erano intercettati. Continuano Giustetti e Griseri

Tant’è vero che solo successivamente, sicuramente dopo il 29 agosto, così come risulta dagli atti depositati alle parti (annotazione di p. g., pagina 795 del settimo faldone) la Guardia di Finanza chiederà al pm Marco Gianoglio l’autorizzazione ad acquisire i tabulati con le telefonate di Antonino. In particolare a «verificare quali siano stati i contatti di Antonino Ligresti nel periodo successivo agli arresti dei propri parenti» acquisendo i contatti in arrivo e in partenza dal suo numero telefonico «a far data dal 17 luglio 203 fino al 29 agosto 2013».

E quindi arriviamo al dilemma della Procura di Torino:

Ma il trasferimento del fascicolo mette la Procura di Torino di fronte a una scelta difficile: limitarsi a spedire senza accuse al ministro (con il rischio che nella capitale vengano individuati reati non segnalati da Torino) o scegliere, in base alle contraddizioni tra interrogatorio e tabulato, di accusare Annamaria Cancellieri (con tutte le conseguenze, anche politiche, del caso). Per decidere è necessario ricostruire la storia dell’interrogatorio del 22 agosto e metterlo in relazione con l’elenco delle telefonate acquisito solo di recente.

Giustetti e Griseri mettono in evidenza le contraddizioni che i giudici potrebbero mettere in evidenza nel racconto della Cancellieri:

La conoscenza del pm, alle 19 di quel 22 agosto, si ferma a questo punto. E coincide esattamente con quel che ammette il ministro a verbale: Annamaria Cancellieri conferma la telefonata del 17 luglio, il giorno dell’arresto dei Ligresti, a Gabriella Fragni (né potrebbe negarla perché Fragni è intercettata da quel giorno), conferma la telefonata ad Antonino del 19 agosto (sostenendo di essere stata chiamata mentre ha chiamato lei dopo vani tentativi di contatto di Antonino il giorno precedente) e dice che «dopo.. non ho sentito altri in relazione al caso Ligresti». Infine spiega di aver risposto a un sms di Antonino, il 21 agosto, «nulla di più». Il verbale di quell’interrogatorio non ha domande e risposte, si presenta invece come un riassunto del colloquio tra il pm e il ministro, una forma che lascia sulla carta diverse vie d’uscita e molteplici possibilità di interpretazione. Ma a ben leggere il testo, è impossibile che Annamaria Cancellieri parlasse della risposta all’sms di Antonino Ligresti del 21 agosto come se si trattasse di una telefonata. Quel «gli ho risposto», non può che riferirsi a un sms perché, incaso contrario, il ministro non avrebbe potuto dire «non ho sentito altri», dopo il 19 agosto. Telefonare è sinonimo di sentire. Mandare un sms no.

Inoltre Guido Ruotolo su La Stampa elenca 5 possibili violazioni della Procura di Torino:

Finora sono tre le contestazioni di atti illegittimi (violazione della competenza del Tribunale dei ministri, interrogatorio come persona informata dei fatti e non come indagata, violazione delle garanzie costituzionali che impongono l’autorizzazione del Parlamento per l’uso delle intercettazioni di un ministro). Ma ve ne sono anche altre. La polizia giudiziaria ha eseguito verifiche sulle affermazioni del ministro. E infine l’attività della procura di Torino nei confronti del Guardasigilli non è passata attraverso il filtro di un giudice.

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