CHIANCIANO (SIENA) – Un ministro della Repubblica ha “il dovere di osservare le leggi dello Stato senza cedimenti e tentennamenti, ma credo che abbia anche il diritto di essere un essere umano“. Così il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri intervenuta a Chianciano al congresso dei Radicali, nega i favoritismi e annuncia che martedì alle Camere chiarirà tutto ma “non darò le dimissioni: si dimette chi ha cose di cui pentirsi, ma la mia coscienza è a posto”.
Salvo poi aggiungere in conferenza stampa: ”Se poi dovessi essere un peso io me ne andrei”. Nelle stesse ore è il responsabile Giustizia del Pd, Danilo Di Leva, che la invita a fare chiarezza e a non minimizzare. Incalzata dai cronisti, Cancellieri risponde: “Io non ho problemi né a spiegare né a non minimizzare”.
“Non vi racconto della mia questione perché la spiegherò davanti al Parlamento” ha premesso il Guardasigilli facendo riferimento alle telefonate con i membri della famiglia Ligresti. Ma, ha aggiunto, “vi dico solo che voglio vivere in un paese libero, dove l’onestà intellettuale sia un patrimonio condiviso”.
“Se Giulia Ligresti si fosse uccisa io non sarei stata responsabile?“, si è chiesta davanti ai giornalisti. “Io ho la responsabilità dei detenuti – ha ricordato il ministro – ho fatto oltre cento interventi per persone che ho incontrato nel corso delle mie visite in carcere o i cui i familiari si sono rivolti a me anche solo tramite una e-mail”.
Giulia Ligresti, ha ricordato il Guardasigilli, “è una persona anoressica in pericolo di vita”. Poi ha precisato che il suo intervento è stato “solo all’interno del Dap e non della magistratura”, come risulta dagli atti dei pm e come “ha ricordato il procuratore Gian Carlo Caselli”.
Cancellieri continua a rivendicare l’umanità del suo interessamento per tirare fuori dal carcere e mandare ai domiciliari Giulia Ligresti. Martedì 5 novembre in Parlamento dirà di aver sempre agito così, di essersi sempre spesa per casi simili a quello di Giulia Ligresti. “Ho fatto lo stesso in tutti gli altri casi analoghi che mi sono stati segnalati”, un elenco lungo 110 nomi.
Ma in ogni caso, Ruby è tutta un’altra storia. “Se qualcuno ha detto che io sono intervenuta per la scarcerazione ha detto il falso” prosegue il ministro”, che parla di “dovere d’ufficio”: “Ogni detenuto che si suicida va considerato una sconfitta”. E non sta in piedi il paragone con la telefonata dell’allora premier Silvio Berlusconi in questura per il caso Ruby perché “quella è un’altra storia, mentre qui ho fatto il mio dovere: sono il ministro della Giustizia e avevo la responsabilità delle detenute”.
Nel suo intervento si è soffermata perciò sull’impegno da lei stessa profuso nella comprensione della disastrosa situazione delle carceri italiane: “Ho ascoltato, ascoltato, ed ho capito che occorre un cambiamento culturale nel mondo e nell’inferno delle carceri, e ora sono pronta ad andare a Strasburgo”. E l’annuncio, puntuale, dell’apertura di nuove strutture, grazie alle quali “entro il mese di dicembre ci saranno 2.000 posti in più nelle carceri italiane che saliranno a 4.500 nel maggio 2014”.
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