ROMA – Cancellieri ministro “dimezzato”: fiducia Pd a tempo, Letta nel mirino. Salvata personalmente da Enrico Letta, che ci ha messo la faccia, e dal Presidente della Repubblica che prova a isolare il Governo dalle tribolazioni del Pd, Anna Maria Cancellieri è un ministro dimezzato, un Guardasigilli azzoppato. Non subirà l’onta di una sfiducia parlamentare ma la rimozione è solo rinviata. Già a dicembre, già dal 9, il giorno dopo le primarie con cui Matteo Renzi dovrebbe prendersi il partito, Cancellieri dovrà farsi da parte: per il sindaco di Firenze non può rimanere al suo posto, sarà lui a sostituirla. Per ora si arrende alla richiesta imperativa di Letta (“Sfiduciare lei è sfiduciare me”).
I contorcimenti Pd intorno alla figura del ministro riflettono quello che Goffredo De Marchis su Repubblica definisce lo “psicodramma” dei Democratici ieri riuniti in una assemblea di partito dove tutte le fazioni in campo si sono date battaglia per non offrire vantaggi agli avversari interni. Era ampiamente previsto: dopo la scissione di Alfano il Governo avrebbe dovuto parare i fendenti dal suo fianco sinistro. Tutti contro tutti, pur di non apparire di fronte a un elettorato piddino mobilitato e da convincere, indulgenti col ministro amico dei soliti noti: alla corsa per distanziarsi da Cancellieri Renzi è partito per primo, gli altri rincorrono, a cominciare dall’avversario Cuperlo, indietro di 8 punti fra gli iscritti e furioso perché il sindaco “fa il furbo fuori da qui”, nel senso che spara ogni giorno da twitter, annuncia documenti e mai che si confronti con la dirigenza del partito.
Il risultato è che tutte le tensioni si scaricano sul Governo. “Ormai è tutti contro tutti. Sembra Rollerball. La Cancellieri è un problema, ma il punto è che non sappiamo quale sarà il futuro del Pd e dell’esecutivo”, ammette in incognito un ministro. La riluttanza a sostenere lealmente un governo poco gradito alla base, in tempo di primarie, genera ancora più confusione e ambiguità strategica. Per dire, Cuperlo attacca anche i ministri dalla doppia casacca: ” Ci sono ministri come Franceschini e Delrio che chiedono al Pd di difendere il governo ma sostengono al congresso un candidato che tutti i giorni terremota il governo. Basta con questo giochetto”.
A proposito di fiducia, stanno sul chi va là anche i renziani. Ernesto Carbone, il primo a uscire allo scoperto per chiedere le dimissioni del ministro, renziano, non si fida dei “pierini” di Bersani e D’Alema: “Sono sicuro che al momento del voto sulla mozione di sfiducia alcuni di loro lasceranno l’aula, senza contare che Civati farà casino. Allora se Letta ci chiede un passo indietro, sia chiaro, dobbiamo farlo tutti”.
I risultati degli iscritti non lasciano margini a Cuperlo e Pippo Civati: bisogna alzare la voce ed essere molto più aggressivi. Ci andrà di mezzo l’esecutivo e non sempre Letta potrà essere in prima fila a proteggerlo con il suo corpo. La violenza dell’attacco di Cuperlo a Franceschini e Delrio dimostra che sta cadendo il velo sulla difesa delle larghe intese. Il rush finale verso l’8 dicembre comporterà un coinvolgimento dell’esecutivo e non in senso positivo. Il confronto televisivo tra i tre candidati (dovrebbe essere il 29 novembre) si giocherà molto sul futuro della Grande coalizione. E i tre candidati faranno a gara nello sconfessare la costruzione messa in piedi da Letta e dal presidente della Repubblica. (Goffredo De Marchis, La Repubblica)
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