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Il Pd ingoia la Cancellieri, la Cancellieri strazia il Pd

di admin |20 Novembre 2013 16:59

Guglielmo Epifani, Gianni Cuperlo e Roberto Speranza durante il voto alla Camera sulla sfiducia alla Cancellieri (Ansa)

ROMA – Anna Maria Cancellieri è salva, il Pd no. Il Pd ha “ingoiato” il rospo-Cancellieri, ma il voto sulla Cancellieri strazia il Pd. Il partito che fino all’8 dicembre avrà come segretario Guglielmo Epifani esce malconcio, dopo essersi immolato sull’altare delle larghe intese e della tenuta del governo Letta.

Respinta la mozione di sfiducia al ministro della Giustizia, rimangono tutte da respingere le polemiche che hanno accompagnato il caso-Cancellieri, con il Pd accusato di difendere l’indifendibile: il ministro che telefonava ai Ligresti.

Oltre alle polemiche, nel difficile pomeriggio del 20 novembre, piovono petardi: quelli dei movimenti antagonisti alla sede nazionale a Roma. Ma in realtà più per la posizione del Pd sulla Tav che per il voto pro-Cancellieri.

Fino all’altro ieri, 18 novembre, era anche improprio dire che il Pd fosse “spaccato” sulle dimissioni della Cancellieri: tutti e quattro i candidati alle primarie, Renzi Cuperlo Civati Pittella, avevano detto che era opportuno che il ministro lasciasse la sua poltrona.

Poi è arrivato l’ordine di scuderia, dettato dal premier Enrico Letta davanti all’assemblea dei deputati democratici:

“So che la pensiamo diversamente, ma vi chiedo atto di responsabilità. La nostra unità, l’unità del Pd, è l’unico punto di tenuta del sistema politico italiano […] Sfiduciare lei è sfiduciare me”.

A questo punto il partito sulla carta si è compattato, nel senso che ha deciso per il sì a Letta e alla Cancellieri. Ma nella sostanza si è spaccato.

Gianni Cuperlo ha accolto subito l’invito del premier: “La mia opinione è che il ministro dovrebbe dimettersi prima del voto, se però Letta ci chiede si essere responsabili dobbiamo esserlo”.

Poi, ha aggiunto, con un chiaro riferimento a Pippo Civati, che aveva annunciato una sua mozione: “Responsabili dobbiamo esserlo tutti. E non ad intermittenza. Non è accettabile che si annunci una mozione di sfiducia a mezzo stampa contro un ministro del nostro governo”.

In attesa dell’assemblea, Matteo Renzi, attraverso un documento concordato e redatto da Paolo Gentiloni, aveva invitato il ministro della Giustizia, “a nome dell’assemblea dei deputati Pd”, di dimettersi, mentre via Twitter aveva invitato Letta a partecipare all’assemblea solo se disposto “a metterci la faccia” per salvare il suo ministro. Ovvero, caricare sull’esecutivo la responsabilità di ogni decisione.

Ascoltato l’intervento di Letta, Gentiloni ha preso atto che il premier “viene qui e ci dice che c’è un voto politico sul governo: ma lo faccio con un certo rammarico perché non c’è il merito della discussione”. Così, di fronte alla questione di governo, rientra l’idea di presentare formalmente l’odg. “Non si può non prendere atto di quello che ci ha detto Enrico. A un attacco politico si risponde in termini politici”.

Ma, pur non votando la sfiducia, l’obiettivo dei renziani, spiega ancora Gentiloni, resta un ulteriore gesto di responsabilità, stavolta dal ministro Cancellieri: le dimissioni. “Rimane secondo me l’obiettivo politico di ottenere, dopo avere respinto l’attacco politico, un gesto di responsabilità del ministro”.

Alla fine, si è piegato anche Pippo Civati, che era arrivato all’assemblea preceduto dall’intenzione di presentare una sua mozione di sfiducia al ministro Cancellieri: “Non sono d’accordo su come è stata posta la discussione. Sicuramente non si può votare la mozione M5S, ma si poteva discutere che fare, anche una sfiducia individuale – spiega nel suo intervento -. Se comunque l’opinione della maggioranza è questa, mi attengo. Obbedirò alla responsabilità che ci viene chiesta perché mi sento parte di un gruppo”. Quanto all’attacco arrivato da Cuperlo, “non raccolgo le provocazioni congressuali”.

L’assemblea dei gruppi del Pd ha chiuso una giornata lunga e combattuta. Che aveva visto Matteo Renzi chiarire sui media e via web la sua posizione sulla vicenda del Guardasigilli in modo netto: “Sono per le dimissioni di Cancellieri, indipendentemente dall’avviso di garanzia o meno” scrive nella sua newsletter settimanale. “L’idea che ci siamo fatti dell’intera vicenda Ligresti – aveva affermato Renzi – è che la legge non sia uguale per tutti e che se conosci qualcuno di importante te la cavi meglio. E’ la Repubblica degli amici degli amici: questo atteggiamento è insopportabile. Se diventerò segretario del Pd su questo tema vorrei combattere una battaglia culturale”. “Non è un problema giudiziario – aveva spiegato il rottamatore – è peggio: è un problema politico”. Postilla: “Cancellieri dice ai giornali: ‘se ci fosse stato il vecchio Pd mi avrebbe difeso’. Non so. Io spero che ci sia un Pd nuovo. E lo spero per l’Italia, non per Cancellieri”.

A Radio Capital, ancora Renzi aveva sottolineato la perdita di autorevolezza e credibilità del Guardasigilli: “Si dovrebbe dimettere perché ha perso prestigio e autorità. E sarebbe più logico fare come in tutti i Paesi civili, dimettersi prima del voto di sfiducia”.

Nel pomeriggio, durante il botta e risposta via Twitter (all’hashtag #matteorisponde) e in diretta sul suo sito, Renzi era stato ancora più perentorio, sollecitando questa volta a Enrico Letta, con premessa: “Se fossi nella Cancellieri mi sarei dimesso. Se il premier vuole salvarla ci metta la faccia lui (ma fossi in lui non lo farei) andando al gruppo Pd”. E aveva aggiunto: “Se io fossi segretario del partito chiederei di votare la sfiducia”.

Pippo Civati, intenzionato a portare alla riunione del gruppo la sua mozione di sfiducia nei confronti di Cancellieri, aveva chiesto al partito di esprimersi con compattezza, sottoscrivendo la sua proposta: “Dobbiamo dire una parola chiara agli elettori – ci aveva spiegato al telefono il candidato alla segreteria – se siamo tutti d’accordo che questo sia stato un episodio scivoloso e concordiamo sull’inopportunità che il ministro stia ancora al suo posto. Perché tergiversare? Intendo portare la mozione in Aula a nome di tutto il Pd, non voglio mettermi in mostra per motivi congressuali. Chiedo solo coerenza ai miei compagni di partito: facciamo quello che diciamo”.

Civati se l’era poi presa con il viceministro all’Economia Stefano Fassina, contrario alla sua iniziativa: “È male informato. La mozione non ha un nome e cognome, ma interpreta la volontà del partito”. Lo stesso Civati si era detto d’accordo con Renzi: “Non dobbiamo pensare che il governo cade se la Cancellieri viene sfiduciata. Anzi, l’esecutivo può continuare con più trasparenza”.

In serata, alla vigilia dell’assemblea, Civati aveva pungolato con un tweet anche Cuperlo: “Chiedo a @giannicuperlo (che mi attacca) come voterà stasera, se pro o contro sfiducia ministro. #nonsicapisce”.

E la risposta era giunta da un riunione dei deputati che sostengono la candidatura di Cuperlo alla segreteria del Pd: sarebbe opportuno un passo indietro di Anna Maria Cancellieri, ma se stasera il premier Enrico Letta chiederà al gruppo Pd di confermare la fiducia al governo, i parlamentari vicini a Cuperlo la ribadiranno. In sostanza, lo stesso invito di Renzi: “Letta metta la faccia” evitando che la riunione finisca con un voto.

La giornata di Cuperlo era iniziata invece a Uno Mattina, dove il candidato alla segreteria si era augurato un chiarimento da parte del premier Letta e del segretario Pd Epifani: “Ho già avuto modo di dire e di auspicare che serve una riflessione da parte del ministro Cancellieri, che ha sempre dimostrato grande spirito di servizio nei confronti dello Stato, insieme ad Enrico Letta: deve valutare se esistano le condizioni di serenità e di opportunità politica per poter continuare a svolgere un ruolo così delicato. Stasera il Pd discuterà tutto insieme, come deve fare un partito. Mi auguro che il segretario e il presidente del Consiglio intervengano all’assemblea del Pd per chiarire e fugare ogni dubbio”.

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