Anna Maria Cancellieri non ha un’ombra di dubbio, in una vicenda, quella legata ai suoi rapporti con la famiglia di Salvatore Ligresti, che è tutta un’ombra, un’ombra lunga un quarto di secolo.
“Io sono molto tranquilla, convinta di aver agito bene e di non aver fatto nulla che non fosse più che regolare. Certo, se poi il gioco è politico, allora decidono altri”
ha detto a Liana Milella che la ha intervistata per Repubblica.
L’intervista è precisa e molto interessante: le risposte sono ferme, quasi sprezzanti, per nulla convincenti. Un qualunque commissario di Ps di periferia avrebbe materia.
Berlusconi fa scuola, Mussolini fa scuola, c’è sempre un complotto cui fare riferimento quando ti beccano per un errore, nel caso anche assai grave. La Cancellieri fa oscuri riferimenti a un complotto comunista (il Pd) e mafioso (comuni sciolti per mafia). Ma in realtà il comportamento di Anna Maria Cancellieri è inescusabile; non tanto la segnalazione a due alti funzionari della amministrazione carceraria, ma proprio l’intreccio di rapporti incongrui con un funzionario statale, prima ancora che ministro.
Liana Milella le chiede se abbia pensato a dimettersi. L risposta è arrogante e sprezzante:
“Non ho nulla di cui vergognarmi e per cui dimettermi. La mia coscienza è assolutamente limpida e trasparente. Io non ho fatto nulla, per questo dico che non ho alcuna ragione per dimettermi. Ma siccome sono al servizio dello Stato, se fosse necessario non avrei alcun esitazione a dimettermi, ma mi devono prima spiegare perché”.
Che Anna Maria Cancellieri abbia bisogno di farselo spiegare non sorprende, in un Paese dove un futuro ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, chiedeva a un banchiere sotto inchiesta dalla Banca d’Italia di aiutarlo a diventare Governatore della stessa Banca d’Italia.
Se volete capire perché l’Italia rotola in giù, collegate questi puntini: ve la prendete con i politici, ma almeno quelli li avete scelti voi. Ma i funzionari pubblici si sono cooptati fra loro e si proteggono in espressioni prive di senso come “servitori dello Stato”.
Dice Anna Maria Cancellieri:
“Io servo il Paese finché ne ha bisogno, ma se devo diventare un peso torno a casa mia dove sto benissimo”.
Tanto la scorta e la macchina blindata non gliela levano per un bel po’.
Nella intervista con Liana Milella, Anna Maria Cancellieri dà la sua versione dei rapporti con i Ligresti:
“Innanzitutto sono amica del medico Antonino Ligresti [fratello di Salvatore Ligresti] e chi conosce la famiglia sa cosa vuol dire. Dal rapporto con lui è nato il contatto con quella di Salvatore. Ho conosciuto la compagna [Gabriella Fragni]. Ho sentito il bisogno, sotto il profilo umano, di farle una telefonata perché il marito ultra ottantenne e malato era stato arrestato. Non sono entrata nel merito dell’inchiesta. Ho parlato con lei come mi è accaduto di parlare con le mogli di altri detenuti. Essere ministro non significa dimenticare l’aspetto umano ed essere un automa”.
Più avanti ribadirà:
“Lo ripeto e lo sottoscrivo, il mio rapporto era con Antonino”.
In mezzo, ci sono quasi trent’anni di rapporti anche con Salvatore, non è un incontro casuale al bar ieri l’altro. Né sono compatibili, nemmeno con l’Italia di oggi in cui tutti si danno del tu e si abbracciano, le parole rivolte alla Fragni, che la stessa Cancellieri, alla fine della intervista, definisce “amica”.
Liana Milella, che ha lunga esperienza, resta perplessa e chiede, ricordando le parole pronunciate dalla Cancellieri nella telefonata con Gabriella Fragni, compagna di Salvatore Ligresti, in quel momento agli arresti, se il ministro non crede che chi occupa il suo posto debba stare dalla parte dei magistrati e non degli arrestati.
Ma quando uno non vuole o non è capace di capire risponde così:
“Chi dice questo? C’è un mio comportamento che fa pensare che fossi a favore dei Ligresti? Cosa ho detto o ho fatto che faccia pensare che fossi contro i giudici? Se ci fosse stato anche solo un segnale di una mia interferenza non avrebbero forse reagito? Non c’è stato nulla, nulla, nulla, solo una solidarietà umana. Non possiamo dimenticare che siamo persone”.
Domanda imbarazzante: come mai ha chiamato per prima?
“Io dovevo dare solidarietà, non lei chiedermela, era normale”.
Ha fatto scarcerare la nipote però, incalza Liana Milella. Risposta tipo: “dove vai? porto pesci”.
«Distinguiamo i due momenti. Prima c’è quella telefonata. Poi mi chiama Antonino per Giulia”.
Tra i due momenti, dimentica la Cancellieri, che sono le parole:
” proprio qualsiasi cosa adesso serva, non fate complimenti “
L’avrebbe fatto per chiunque, chiede ancora Liana Milella. La risposta sarebbe esilarante se non toccasse riferimenti tragici:
“E se fosse morta? Se non avessi fatto nulla i magistrati mi avrebbero chiesto conto della mia inerzia. Non voglio ricordare altri morti per disattenzione dello Stato, ma il caso Biagi se lo ricordano tutti. Io non voglio avere responsabilità”.
Dunque, constata Liana Milella, il caso Cancellieri non esiste. Cancellieri:
“Sulla notizia giornalistica, che doveva finire com’era nata, si sono innestati interessi politici che l’hanno strumentalizzata, con l’obiettivo di colpire il governo di larghe intese”.
Denuncia un attacco politico?
“Sì, lo è. Ci sono persone che hanno motivi di rancore nei miei confronti, perché ho sciolto comuni per mafia e fatto pulizia negli enti corrotti. Continuano a dire che sono intervenuta sui magistrati, ma non è vero, basta sentire Caselli. Non c’è serenità nel valutare i fatti, s’infanga una persona senza pensarci”.
È vero che per fare carriera ha chiesto aiuto a Berlusconi?
«Mai. Fate pure un’inchiesta. Non ho mai chiesto aiuto a nessuno. È un’offesa professionale che non accetto, la mia forza è stata sempre quella di non avere sponsor. Chiamate pure i ministri con cui ho lavorato, Napolitano compreso. Sono talmente tranquilla che divento una bestia, una carriera intemerata non può essere macchiata così”.
Domanda spinosa: cosa vuol dire la Fragni quando dice “perché ti lamenti se lì ti ci ha messo quello lì?”.
“Mi dispiace, ma non so di cosa stesse parlando”.
Ha parlato con Letta?
“Sì, gli ho detto che non ho nulla da nascondere. Lui è molto sereno, non ha drammatizzato”.
Incalza Liana Milella: Josefa Idem si è dimessa. Non ritiene che la figura del Guardasigilli sia ormai macchiata?
“Se qualcuno ritiene che non sia adeguata me lo deve dire e io me ne vado. Ma mi devono dire anche perché”.
Se non ci arriva da sola…
Rifarebbe quella telefonata?
“Certo, perché era corretta, era solo solidarietà a un’amica”.
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