Cancellieri, solidarietà dal Pdl: “Non deve dimettersi. Ma no 2 pesi 2 misure”

Cancellieri, solidarietà dal Pdl: "Non deve dimettersi. Ma no 2 pesi 2 misure"
Renato Brunetta (Foto Lapresse)

ROMA – Chiederete le dimissioni di Annamaria Cancellieri? “Certamente no”. A serrare i ranghi del Pdl attorno al ministro della Giustizia, sotto accusa per il suo intervento in favore della scarcerazione di Giulia Ligresti è Renato Brunetta a “L’intervista” di Maria Latella su Sky Tg24. “Ho espresso in una lettera la mia solidarietà al ministro. La stessa solidarietà che esprimerò martedì alla Camera”.

“Ma – avverte perentorio il capogruppo Pdl alla Camera – dico no a due pesi e due misure, come avviene per Berlusconi”. Il riferimento, ovviamente, è al caso Ruby. Gli esponenti delle diverse anime del partito, da Gelmini a Cicchitto a Santanché,hanno già ampiamente fatto riferimento al diverso trattamento di cui beneficerebbe il guardasigilli rispetto alla telefonata in questura dell’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. La difesa del ministro Cancellieri (che il Pdl non esita a far propria) “richiede parole chiare e interventi conseguenti rispetto alla pesante condanna inferta a Berlusconi per una semplice telefonata di interessamento per un caso umano come quello di Giulia Ligresti”, è l’opinione espressa da Maria Stella Gelmini. “Sarebbero intollerabili – ha detto anche lei – due pesi e due misure”.

Ora, dopo giorni di tentennamenti, ci pensa Renato Brunetta a far quadrato attorno al ministro: “Strumentalizzazioni sul caso Cancellieri per la vicenda di Giulia Ligresi sono vere, e da sinistra, non dal Pdl. Darò la mia solidarietà al ministro Cancellieri, oggetto di un attacco politico”.

A parlare di attacco politico è stata la stessa Cancellieri che in un’intervista al quotidiano la Repubblica spiega come, “sulla vicenda Fonsai  si siano innestati interessi politici che l’hanno strumentalizzata, con l’obiettivo di colpire il governo di larghe intese”.

Intervistata da Liana Milella, Cancellieri ribadisce di non pensare ”neanche per sogno” alle dimissioni dopo il caso Ligresti e chiarendo anche di non avere chiesto ”mai” aiuto a Berlusconi per la sua carriera, ”Fate pure un’inchiesta. Non ho mai chiesto aiuto a nessuno”.

Sul caso è in atto, secondo la ministra, un attacco politico perché ”ci sono persone che hanno motivi di rancore nei miei confronti, perché ho sciolto comuni per mafia e fatto pulizia negli enti corrotti. Continuano a dire che sono intervenuta sui magistrati, ma non è vero, basta sentire Caselli. Non c’è serenità nel valutare i fatti, s’infanga una persona senza pensarci”.

E l’ipotesi che possa avere chiesto aiuto all’ex premier per la sua carriera, dice, ”è un’offesa professionale che non accetto, la mia forza è stata sempre quella di non avere sponsor. Chiamate pure i ministri con cui ho lavorato, Napolitano compreso. Sono talmente tranquilla che divento una bestia, una carriera intemerata non può essere macchiata così”. Sul fatto che la Frangi, nelle intercettazioni, dica ‘perché ti lamenti se lì ti ci ha messo quello lì’ risponde: ”Mi dispiace, ma non so di cosa stesse parlando”.

Ma, ci tiene a sottolineare, il suo caso non ha niente a che vedere con la telefonata del Cavaliere per Ruby: ”C’è una bella differenza – dice – io sono il responsabile diretto della vita dei carcerati, mi sono mossa per il rischio di un suicidio. Quella di Berlusconi era un’altra cosa”. Eppure è proprio questa la ragione per cui il Pdl solidarizza col ministro.

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