Caos nel Pdl sul nome “sporco” di Roberto Conte in Campania

Pubblicato il 2 Marzo 2010 - 13:50 OLTRE 6 MESI FA

Roberto Conte, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa

Caos nel Pdl sul nome “indesiderabile” di Roberto Conte, candidato in Campania nella lista “Alleanza di popolo” a sostegno di Stefano Caldoro. Conte, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, dice di essere un perseguitato politico e che la sua è una candidatura di servizio, per risvegliare le coscienze.

Il coordinatore Nicola Cosentino, che molti ritengono responsabile di aver inserito in lista il nome “sporco”, si discolpa e punta il dito contro Caldoro, che ha firmato per ultimo le liste, e contro An. Caldoro risponde e rivela: il nome di Conte è stato inserito di notte e di nascosto.

Roberto Conte. Conte dice che la sua è «una candidatura di bandiera» contro «chi gestisce il potere politico», ovvero «contro i comportamenti sconcertanti della Procura di Napoli». Perché lui, spiega, non si è candidato per occupare una poltrona ma per battersi contro quelli che ce l’hanno con lui, «per risvegliare le coscienze». Tanto che, afferma, se verrà eletto non entrerà in Consiglio regionale fino a quando non avrà dimostrato la sua innocenza.

Anche il fatto di aver militato per anni in partiti di sinistra ed essere ora passato al centrodestra, non è una contraddizione per Conte. «Sono solo stato nei Verdi – dice – in Democrazia Europea, nella Margherita e nel Pd» e ora quella di andare con il centrodestra «è una scelta coerente: io che sono un perseguitato politico – afferma – ho deciso di schierarmi contro chi gestisce il potere politico».

Ma dalle sue parole, in un’intervista al Corriere della Sera, si capisce non solo che Conte pensa di essere un perseguitato politico ma anche che non ha nessun interesse a uscire pulito dai guai giudiziari. Vuole solo uscirne. Tanto è vero che ritiene di aver sbagliato a chiedere il rito ab breviato perché se non lo avesse fatto «ora sarei – dice – uno dei tanti rinviati a giudizio e in attesa del processo sarebbe arrivata la prescrizione a risolvere tutto».

Cosentino. Il sottosegretario Nicola Consentino, invece, gioca allo scaricabarile. Ammette che il nome di Conte è stato inserito in lista «di nascosto e all’ultimo momento». Ma giura e spergiura di non essere stato lui l’autore dell’inserimento “indesiderabile” («Chi doveva vigilare che non entrassero i Totò Riina nelle nostre liste erano altri», dice) e di aver addirittura appreso la notizia il giorno dopo. E allora? I colpevoli, ecco la tesi di Consentino, devono essere ricercati da altre parti. Magari tra gli esponenti ex An.

E’ a questo punto del ragionamento che il sottosegretario si lancia in ipotesi e allusioni. Il suo pensiero va all’operato del candidato Stefano Caldoro, prima di tutto, a cui spettava l’ultima firma sulle liste. Poi volge il pensiero all’entourage del candidato presidente, che, secondo Consentino, avrebbe potuto inserire il nome di Conte all’ultimo e di nascosto da Caldoro. Infine l’ultima allusione: nella riunione dei vertici locali, sostiene, «è prevalso lo spirito garantista», degli esponenti di An ed è «passata la linea di mettere tutti dentro». Conclusione? Gli indagati in lista ce li hanno messi quelli di An.

Tanto è vero che anche quando gli si fa notare che nella lista in cui è stato inserito Conte c’è il suo fedelissimo Nicola Turco, Consentino risponde laconico: «Ma Turco è un ex An».

Caldoro. Il candidato del Pdl alla presidenza della Campania Stefano Caldoro, sempre in un’intervista al Corriere della Sera,  risponde al fuoco amico e spiega: «Il nome di Conte è stato inserita nottetempo, in maniera sleale, a tradimento. Da parte mia non c’è stata nessuna firma alla lista nella quale si presenta Conte. Io ho firmato solo i contrassegni elettorali».

«Cosentino – prosegue Caldoro – ha detto bene che questo nome è stato inserito nottetempo, di soppiatto, in maniera sleale, dal presentatore della lista. Una candidatura fatta, ripeto, dal presentatore della lista. La lista è stata modificata all’ultima ora con l’inserimento di un nome che noi avevamo bocciato». Era stata anche studiata, rivela Caldoro, «la possibilità di ritirare l’apparentamento ma questo la legge non lo prevede».