Carfagna e Dell’Utri, due mazzate: Berlusconi è di nuovo all’angolo

Silvio Berlusconi: venerdì nero

La boccata d’ossigeno è durata meno di 24 ore: quelle passate tra la “retromarcia” del presidente della Camera Gianfranco Fini e l’arrabbiatura del ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna. Poi ci si sono aggiunte anche le motivazioni con cui i giudici palermitani hanno spiegato la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa inflitta a Marcello Dell’Utri. Per Silvio Berlusconi due mazzate nel giro di un paio d’ore, colpi che stordiscono anche un grande incassatore, e che lo mettono all’angolo. In attesa, come sempre, di un contrattacco.

Ieri sera, ascoltando il videomessaggio di Fini, Berlusconi poteva dirsi sollevato, quasi soddisfatto. Quella del presidente della Camera era una piccola retromarcia, un segnale che il Fli, all’idea di mandare a casa il premier non è poi così granitico,  un segnale che “lavorando sul mercato” qualcosa in vista del 14 dicembre si può provare a fare. Nel pomeriggio di venerdì, però, le cattive notizie per il premier hanno iniziato a cadere come chicchi di grandine.

Ha iniziato Mara Carfagna, il ministro per le pari opportunità, con una dichiarazione asciutta: “Sono pronta a dimettermi, anche dal Pdl”. Il pensiero è andato subito ad Italo Bocchino, alle “maldicenze”, alla lite con Alessandra Mussolini. Idea alimentata dallo stesso ministro che, nella sua minaccia, parla di “attacchi volgari e violenti” da esponenti del partito, oltre alla Mussolini, anche Giancarlo Lehner e Mario Pepe, proprio per la sua vicinanza all’esponente del Fli.

In realtà il “Bocchino gate” è solo il casus belli. Lo si può considerare la goccia che fa traboccare il vaso, poco più che un pretesto. Lo sfogo della Carfagna, infatti, è tutto politico. Se il ministro lascia il Pdl, infatti, lo fa contro Nicola Cosentino ed Edmondo Cirielli, parte integrante e discussa del Pdl Campania. Con le sue dimissioni minacciate, il ministro chiede a Berlusconi semplicemente che Pdl vuole in Campania. Il resto è davvero maldicenza, anche perché la Carfagna nella sua carriera politica ha incassato di peggio di una semplice allusione ad un’amicizia troppo intima con Bocchino.

La Carfagna è quella che la leggenda, mai dimostrata, vuole “amante” di Berlusconi. La Carfagna è quella che storia e cronaca vogliono come “moglie ideale” di Berlusconi. Glielo disse il premier, suscitando una replica sdegnata a mezzo stampa da parte di Veronica Lario. Berlusconi disse: “Se non fossi già sposato ti sposerei”. Insomma, le polemiche di gossip non hanno mai scalfito il ministro Carfagna, quindi non è di gossip che si parla.

E che i rapporti tra il ministro e il premier siano ottimi lo mostra anche la lunga telefonata tra i due dopo lo sfogo del ministro. Di mezzo ci sono i rifiuti, una spina nel fianco del premier, e una “guerra” tutta interna al Pdl sulla questione del termovalorizzatore di Salerno. Poco prima delle 21, però, Berlusconi ha di nuovo chiamato al telefono il ministro: “Tranquilla, si sistema tutto”. Bisogna vedere come.

Come se non bastasse il caso Carfagna, il venerdì nero di Berlusconi è funestato anche dall’affare Dell’Utri. Escono le motivazioni della sentenza che condanna il senatore a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.  Parole come pietre: “Dell’Utri mediatore tra cosa nostra e i boss”. Se Dell’Utri mediava, almeno per i giudici, allora i contatti tra Berlusconi e la mafia ci sono stati. Non esattamente quello che ci voleva, almeno sul piano dell’immagine. E poi il siluro Mangano, lo stalliere mafioso assunto alla villa di Arcore. Per i magistrati era là per “proteggere Berlusconi”. Perché? E da cosa? Domande lecite che richiederebbero risposte univoche. Risposte che non arriveranno.

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