Ritanna Armeni, icona del giornalismo militante di sinistra e femminista, esprime, sul Riformista, una opinione severa quanto sensata e condivisibile da molti sul caso Carfagna.
Il titolo esorta: “Ora però non fatene un’eroina”.
Ritanna Armeni così apre il ragionamento: per lungo tempo Mara Carfagna è stata “il simbolo di una carriera politica ottenuta attraverso scambi sessuali e di un berlusconismo sfrontato e prepotente”. Ora corriamo il rischio che diventi “una eroina dell’antiberlusconismo”, assurgendo a “emblema della fine del sovrano dal momento che nessuno, proprio nessuno, neppure la donna che sarebbe diventata ministra in seguito ad un scambio di favori sessuali, riesce a rimanere a fianco del premier”.
Eppure, avverte Ritanna Armeni, “la vicenda di Mara Carfagna non si comprende se non se ne esaminano le sfumature, le contraddizioni, i cambiamenti”. Mara Carfagna da soubrette, donna dello spettacolo si è ritrovata in pochi anni deputata e ministra e fra i favoriti dell’entourage del principe. […] Una volta diventata ministra l’ex soubrette ha fatto di tutto per far dimenticare il suo passato remoto e prossimo. Ha studiato, si è impegnata, si è circondata di consulenti, consiglieri e ghost writer giusti”.
Ancora: “Sicuramente c’era e c’è amore per la politica. Il corpo è dimagrito fino ad apparire emaciato. Il viso era scavato anche se sempre molto bello. […] Quando l’ho incontrata in qualche convegno e in [tv] ho sempre avuto l’impressione che in lei ci fosse la sofferenza di chi deve superare un esame difficile avvertendo che è antipatico ai professori. […] Era il prezzo che doveva pagare […]. Si vedeva dall’aggressività eccessiva nei confronti di coloro che riteneva avversari. E dall’altrettanto eccessivo appiattimento nei confronti di alcune parole d’ordine del premier, ripetute come un mantra, per sottolineare la sua fedeltà”.
Ancora: “Da ministra ha fatto, a mio parere alcune cose decenti [stalking, gay], alcune leggi brutte, quella sulla prostituzione. Ha fatto dei distinguo rispetto alle posizioni più irresponsabili e razziste della Lega, ma non ha preso alcuna distanza dalle posizioni più conservatrici degli ambienti cattolici sui temi etici. […] Ora qualcosa si è spezzato. Che cosa? E’ possibile che la ministra, dimostratasi forte ai limiti della protervia nell’affermazione di sé malgrado gli attacchi del nemico, ora non sia in grado di reggere di fronte agli stessi attacchi che vengono dagli amici? Possibile. […] Ma è anche probabile un’altra cosa. Che un percorso si sia compiuto, o che la ministra pensi di averlo compiuto fino in fondo, e non intenda più accettare la spada di Damocle del suo passato soprattutto quando questa è tenuta sulla sua testa dal fronte “amico”. Che ora senta di poter dire e fare quello che vuole e di poter uscire completamente da un personaggio che deve sembrarle un fantasma. Mara, insomma, non ci sta più. […] Possiamo solo provare a immaginare la vita futura di una Mara che non vuole più essere prigioniera del suo passato. […] Ma quella scorciatoia iniziale con la quale si dice abbia cominciato la sua carriera peserà ancora. La politica alla lunga non accetta o perdona le scorciatoie, i premi non meritati, i traguardi troppo facilmente raggiunti. E’ una regola che vale per tutti, uomini e donne, anche se per le donne è particolarmente rigida. Ma non è una regola ingiusta”.