Carlo Taormina, una vita di avvocato e politico

Carlo Taormina, ricorda Wikipedia, è nato a Roma il 16 dicembre 1940 ed è un avvocato (anche ex magistrato) e politico italiano.

Dopo essere stato deputato e sottosegretario agli Interni, attualmente è opinionista per Il Processo di Biscardi in onda sull’emittente 7 Gold.

Come avvocato ha seguito casi delicati e molto noti all’opinione pubblica, quali

la strage di Ustica, in cui ha difeso gli ufficiali e i sottufficiali accusati di aver nascosto elementi utili a stabilire le cause dell’incidente;

l’eccidio delle Fosse Ardeatine (fu difensore dell’ex capitano delle SS Erich Priebke),

l’omicidio Marta Russo,

il delitto di Cogne (sostituì il professor Carlo Federico Grosso nella difesa di Annamaria Franzoni; è stato a sua volta sostituito dall’avvocato Paola Savio),

l’omicidio a Baghdad dell’agente del Sismi Nicola Calipari come difensore di Gianluca Preite.

È stato inoltre legale di:

alcuni imputati di Tangentopoli (Craxi, Muccioli, Andreotti, ecc.),

il boss della Sacra corona unita Francesco Prudentino,

il terrorista neofascista Franco Freda nel processo per la dissoluzione del movimento Fronte Nazionale[1],

i bambini di Rignano Flaminio per sospetti casi di pedofilia,

Maria Pia Maoloni, la mamma delle due bimbe italo-belghe contese per sospetti abusi sessuali da parte del padre e del nonno paterno,

Mario Placanica, accusato dell’omicidio di Carlo Giuliani durante il G8 di Genova del 2001.

Wikipedia ricorda anche che Taormina fu l’estensore del testo originale della legge ad personam sul legittimo sospetto (poi Legge Cirami):

« Ho lavorato per anni per Berlusconi, conosco le sue strategie. Quando ero il suo consulente legale e mi chiedeva di scrivergli delle leggi che lo proteggessero dai magistrati, non faceva certo mistero del loro scopo ad personam. E io gliele scrivevo anche meglio di quanto facciano adesso Ghedini e Pecorella. Quella sulla legittima suspicione, mi pare fossimo nel 2002, gli serviva per spostare i suoi processi da Milano a Roma. Lui ce la chiese apertamente e noi, fedeli esecutori della volontà del principe, ci siamo messi a scriverla. E abbiamo anche fatto un bel lavoretto, devo dire: sembrava tutto a posto. Poi una sera di fine ottobre, verso le 11, arrivò una telefonata di Ciampi. Io dissi a Berlusconi che con quella modifica non sarebbe servita più a niente. Lui ci pensò un po’ e poi rispose: “Intanto facciamola così, poi si vede”. Avevo ragione io: infatti la legge passò con quelle modifiche e non gli servì a niente».

Come parlamentare, Taormina fu presidente della commissione d’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e membro della Commissione sull’affare Telekom Serbia.

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