Caro Pd ti scrivo… (e ti lascio?) “La svolta. Lettera ad un partito mai nato”, il libro di Francesco Rutelli

Esce o non esce? Dentro o fuori il Pd? Da settimane ormai il sismografo della politica italiana si interroga sul futuro di Francesco Rutelli.

In molti scommettono su una clamorosa rottura tra il fondatore della Margherita e il partito in cui la formazione di centro sinistra è confluita. E la risposta potrebbe venire dal libro che Rutelli ha scritto l’estate scorsa e che verrà presentato martedì mattina a Roma, presso la Camera di commercio.

Il libro, del quale Blitz quotidiano riporta alcune anticipazioni, si intitola “La svolta. Lettera a un partito mai nato” (Marsilio) e si annuncia come una  requisitoria su “what went wrong”, su cosa sia andato storto nel Partito Democratico. Una campanella (dell’ultimo giro?) per Franceschini, Bersani e compagnia, alle prese con il congresso.

Non sarà una camomilla, tutt’altro… Qualche esempio? All’indomani del tracollo della sinistra in Germania, leggersi questo passaggio sulla collocazione europea del PD: «… La mia previsione è che l’accordo con i socialisti in Europa non creerà nulla di interessante sul piano strategico. Porterà i 7-8 eurodeputati italiani che non hanno storie di sinistra a essere lentamente fagocitati nel gruppo socialista (ribattezzato Asde), senza che esso evolva sostanzialmente. Il Pd italiano immaginerà di far parte di una rifondazione della vecchia famiglia socialista: impossibile…».

E ancora, sulle tendenze della politica in Italia: «… La mia personale opinione è che l’Italia, nel XXI secolo, non abbandonerà tratti importanti del suo cattolicesimo di popolo; penso che il tempo porterà la nazione italiana a definire il patrimonio collettivo della laicità molto più nel senso della religious freedom americana che non della laicité francese, o della concezione protestante del Nord Europa, o della faglia divisiva che in Spagna è ancora attivissima (dal tempo della guerra civile a quello di Franco, al conflitto tra Zapatero e la Chiesa cattolica). Una nazione civile come la nostra, che ha affrontato con intelligenza la soluzione di problemi come quelli del divorzio e dell’aborto, può tranquillamente risolvere temi delicati come l’ evoluzione normativa delle pratiche di fecondazione artificiale, delle scelte del «fine vita», delle implicazioni della convivenza tra persone non sposate, anche dello stesso sesso. Ideologizzare decisioni come queste non è intelligente (…) Attraverso certe forzature militanti le classi non-dirigenti finiscono fuori strada …».

Il volume contiene molti spunti e testimonianze interessanti. Racconta Rutelli: «… Ho cominciato giovanissimo a seguire la politica. Avevo sette anni. Non ne ebbi una buona impressione. Vivevo nella casa costruita da mio padre Marcello, in via dell’Urbanistica, all’Eur. Dalla mia stanza vedevo gli uffici del palazzo accanto. La direzione della Democrazia cristiana. E una cosa mi impressionava: molte beneducate signore e signorine che conversavano, si aggiustavano le unghie, leggevano il giornale. “Ma che lavoro fanno, papà, esattamente?”. Forse si trattava di uffici minori (non era il lato dell’ ingresso principale di piazza Sturzo). Forse, un certo disinteresse verso l’attività che vedevo svolgersi lì mi ha aiutato a iniziare giovane, ma non troppo …».

A volte la grande politica ha dei modi molto elementari per imprimersi nella mente dei giovani: «… Sulla spiaggia, quest’estate, una signora mi ha avvicinato, timidamente: “Lo sa che mio figlio Luigi, quando la vede in Tv, dice: “Ecco quello dell’albero”?”. Si riferiva a un effetto della legge Rutelli, approvata nel 1992, che prevedeva la messa a dimora di un albero per ogni neonato (e che oggi è praticamente inapplicata). Durante la mia esperienza di sindaco, fino al 2001, a Roma sono stati piantati 119.591 alberi e inviati alle famiglie dei «certificati» che legavano il nome del bambino/bambina al luogo in cui era stato piantato l’albero. La famiglia di Luigi aveva voluto accompagnarlo nel boschetto dove era iniziata quella nuova vita (vegetale), e il piccolo ne aveva ricavato un’impressione felice. Una testimonianza formativa che dobbiamo moltiplicare per centomila, per un miliardo. L’ecologia politica è un’irrinunciabile ragione collettiva che ha bisogno del volto e della coscienza di ciascuno di noi …».

Una riflessione sull’ingresso in politica di nuovi protagonisti: «… La giovinezza non è indispensabile per essere homines novi. Ne abbiamo molti casi, in Italia. Quello cui sono più legato è il caso di Carlo Azeglio Ciampi, che iniziò a settantadue anni la sua esperienza politica. Appena più giovane del Berlusconi di oggi. A proposito della sua età, l’ho sentito parlare con un allegro, non ipocrita sense of humour. Lo ricordo come fosse oggi – fine febbraio 2003, al Quirinale –, rientrato da poco dalla Sicilia, descrivere il seguente dialogo tra sua moglie Franca – perfetta coetanea – e un bambino. “Quanti anni hai piccolino?”. “Otto. E tu?”. “Ottantadue”. “Miiiiinchia!”. Non l’ho sentito ridere altre volte in modo così squillante …

E ancora politica ad altissimo livello: «… Prendo dai miei appunti delle conversazioni con Shimon Peres: “La popolarità è come le previsioni del tempo, che sono valide la mattina e già non servono più la sera. Io non conosco nessuno che collezioni previsioni del tempo” …». Una massima: «I sondaggi. Sono come il profumo: annusali, ma non berli».

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