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Cassazione: gli effetti della ex Cirielli non previsti dal legislatore

di admin |8 Febbraio 2010 13:42

«L’attribuzione di competenza è effetto prodotto dall’aggravamento dei limiti edittali di pena operato dalla legge 5 dicembre 2005 numero 251», la cosiddetta exCirielli. Lo spiega la prima sezione penale della Cassazione, nella sentenza n. 4964, depositata oggi, con la quale si è stabilita la competenza della Corte d’assise per processare chi dirige un’associazione mafiosa, con l’aggravante dell’associazione armata.

«Non rileva chiedersi se il legislatore – si legge ancora nella sentenza, lunga otto pagine – si sia o meno reso conto del prodursi di detto effetto». Dunque, sottolinea la Suprema corte, «è dall’8 dicembre 2005, data di entrata in vigore della menzionata legge 251, che il reato aggravato è diventato di competenza della Corte d’assise». Questa sentenza, che nei giorni scorsi ha scatenato allarme, è stata pronunciata nell’ambito del processo “Amante”, a carico di nove imputati, stabilendo la competenza a procedere della Corte d’assise di Catania.

Il gup, nel gennaio 2009, aveva rinviato a giudizio gli imputati per associazione mafiosa aggravata dall’associazione armata e dall’attività economica finanziata con profitto proveniente da delitti. Nel maggio scorso, poi, il tribunale di Catania si era dichiarato incompetente e aveva disposto la trasmissione degli atti alla Corte d’assise, che, a sua volta, si era rivolta alla Cassazione affinché chiarisse il da farsi.

La legge ex Cirielli, prevedendo un inasprimento delle pene per mafia, aveva previsto condanne non inferiori a 24 anni per chi promuove, organizza e dirige un’associazione mafiosa, con l’aggravante dell’associazione armata. In tal modo, di conseguenza, la competenza risulta essere delle Corti d’assise, non dei tribunali.

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