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La “casta del sindacato”. D’Antoni, Marini e Cossutta: chi si prende la doppia pensione

di Maria Elena Perrero |29 Agosto 2011 23:07

ROMA – Doppia pensione: è quella che ricevono, secondo quanto scrive il Giornale, alcuni ex sindacalisti.

Mario Giordano cita Sergio D’Antoni, ex sindacalista di Cisl, che percepirebbe anche un “assegno mensile di 5233 euro netti al mese (103.148 euro lordi all’anno) come ex docente universitario”. Anche se Giordano dimostra qualche dubbio riguardo alla presunta carriera accademica di D’Antoni.

Il sindacalista, scrive Giordano, “oltre all’inden­nità da parlamentare (14.269 eu­ro lordi al mese) incassa la pensio­ne Indpad da ex professore (5.233 euro netti al mese): ma sapete da quando la incassa quest’ultima? Da quando aveva 55 anni”.

Il Giornale ricorda il proprio articolo che raccontava dei ricchi stipendi di alcuni sindacalisti o ex sindacalisti finiti in parlamento, e sostiene che alcune delle persone citate, oltre allo stipendio da parlamentare, percepiscono anche la pensione “maturata grazie alla mi­tica legge Mosca, quella che ha consentito a 40mila persone fra sindacalisti e dirigenti di partito di vedersi riconoscere con un col­po di bacchetta magica contribu­ti di fatto mai versati”.

Giordano cita Franco Marini, ex presidente del Senato. Il suo compenso mensile, secondo quanto scrive il Giornale, sarebbe di “14.557 eu­ro, che corrisponde per l’appun­to all’indennità da senatore. Ma per la verità – scrive Giordano – non è quello il solo de­naro che riceve dalle casse pub­bliche: infatti egli percepisce an­che una pensione Inps di circa 2500 euro al mese, che gli piove in tasca dal 1991, cioè da quando aveva 57 anni. Merito della legge Mosca”.

Stessa storia, scrive Giordano, per Armando Cossutta, beneficiato dalla legge Mosca “dal 1980, cioè da quando aveva 54 anni. Dal 2008, poi il compagno Cossutta ha unito alla pensione Inps maturata grazie al­la legge Mosca anche il vitalizio parlamentare (9604 euro al me­se). E per non farsi mancare nulla al momento dell’uscita dal Parla­mento s’è assicurato anche la li­quidazione-monstre di 345mila euro, tutti in una volta. Dimenticavo: la liquidazio­ne d­ei parlamentari viene chiama­ta tecnicamente «assegno di rein­serimento » o «assegno di solida­rietà». E,a differenza delle liquida­zioni dei normali lavoratori, è esentasse. Si capisce, con la solida­rietà bisogna essere generosi… 345mila euro di liquidazione”.

 

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