X

Chi è Davide Faraone?

di admin |6 Marzo 2015 11:56

Davide Faraone, responsabile Welfare nella nuova segretaria del Pd (Ansa)

PALERMO – Chi è Davide Faraone, il trentottenne palermitano nominato da Matteo Renzi responsabile del settore Welfare e Scuola nella nuova segreteria del Pd?

Nato il 19 luglio 1975 nel quartiere Zen a Palermo, quartiere difficile e popolare dove Faraone è cresciuto, in una famiglia di sindacalisti della Cgil. Scrive Antonella Romano su Repubblica Palermo:

“Faraone, 38 anni, una figlia, intraprende il suo impegno politico nell’estate delle stragi mafiose del ’92. Il 19 luglio, quando esplode la bomba in via D’Amelio, Davide festeggia il suo 22esimno compleanno. Quel giorno, in testa ai giovani del suo gruppo, decide di dare un segnale di ribellione e di impegno e riapre la sezione del Pds “Concetto Marchesi” di San Lorenzo chiusa da anni. Poi diventa segretario cittadino dei Ds. Il termine “Big Bang”, dal titolo della canzone di Giovanotti, che diviene il leit motiv della seconda Leopolda di Firenze lo conia lui. Davide Faraone, allora giovane consigliere comunale del Pd, e capogruppo dei democratici, tiene seduto al fianco di Matteo Renzi l’intervento d’apertura della Leopolda 2011. Da lì il rapporto tra i due si consolida.

Intanto la carriera del “rottamatore” palermitano prosegue: dal 2001 al 2011 consigliere comunale, deputato regionale dal 2006 al 2011, poi deputato nazionale renziano. È il 24 agosto del 2010 quando Faraone rilascia a “Repubblica” la sua prima intervista in cui annuncia di volersi autocandidare a sindaco di Palermo con le primarie del centrosinistra, sfidando i vertici del Pd. Sono i giorni dello “strappo” con i notabili del suo partito. “Per candidarmi non ho chiesto il permesso a nessuno”, si vanta. Il 4 dicembre 2010 pianta il suo gazebo in piazza Politeama iniziando la sua corsa in solitario per la sfida del dopo-Cammarata. E le primarie, alla fine, da lui chieste, si faranno per davvero.

A supportare il rottamatore palermitano della prima ora, arrivano due spin doctor d’eccezione, Giorgio Gori e Fausto Brizzi. Faraone arriverà terzo, pur essendo l’unico con la tessera del Pd, dopo Fabrizio Ferrandelli (oggi anche lui renziano, allora sostenuto da Cracolici) e Rita Borsellino, appoggiata da tutto l’establishment. Nel 2012 non riconfermato alla Regione, partecipa alle parlamentarie del Pd e approda a Roma. Oggi è componente della commissione antimafia e della commissione Lavoro. “La Sicilia è sempre più presente nel nuovo Pd che cambia verso – è il commento del deputato regionale renziano Fabrizio Ferrandelli all’ingresso di Faraone nella segreteria – Ci contavamo, abbiamo ottenuto in Sicilia e a Palermo un risultato bello e Matteo Renzi ha mantenuto l’impegno”.

I “numeri” di Faraone:

“Nel 2001 è stato eletto consigliere comunale a Palermo con 1550 voti, venendo riconfermato nel 2007 con più di 3000 preferenze. […] Nell’aprile 2008 viene eletto deputato all’Assemblea Regionale Siciliana nelle file del Partito Democratico, ottenendo 8.036 preferenze nel collegio di Palermo, mantenendo la carica di consigliere comunale”

Ma Faraone è stato accusato dal Movimento 5 Stelle (accusa ribadita alla Camera dal concittadino Riccardo Nuti) di aver “incontrato persone poi condannate per mafia mentre raccattava voti per la città per la campagna elettorale per le regionali del 2008”.

Scrive Giuseppe Lo Bianco sul Fatto Quotidiano:

“Davide Faraone l’ho allevato io, difendendolo nella lunga serie di minchiate che ha combinato”, aveva detto, allargandosi un poco, Mirello Crisafulli. E una di queste l’hanno tirata fuori ieri i grillini per dargli il benvenuto nella segreteria renziana. Sul sito del gruppo M5S alla Camera hanno citato Martin Scorsese e il suo film Quei bravi ragazzi per disegnare il profilo di Faraone: 38 anni, una figlia di nove, neo-responsabile del welfare del Pd e fan di Renzi della prima ora.

“Ecco il nuovo che avanza – recita il sito sotto un titolo che richiama il film di Scorsese – ha incontrato persone poi condannate per mafia mentre raccattava voti per la città per la campagna elettorale per le regionali del 2008”. Il riferimento è a una storia di cinque anni fa, quando, scrivono i grillini, “il 10 marzo 2008 (Faraone, ndr) si accomoda nel salotto di Agostino Pizzuto, custode dell’arsenale della famiglia del quartiere San Lorenzo-Resuttana. E si parla di voti”. Tutti gli ospiti sono incensurati, ma in quel momento sotto indagine dei carabinieri che, appostati fuori, registrano l’arrivo del futuro deputato che Pizzuto chiama per nome, “Davide”.

E quattro giorni dopo una microspia piazzata nell’auto di Pizzuto, ufficialmente giardiniere del Comune a Villa Malfitano, dove custodiva le armi della cosca, capta un colloquio con un altro degli indagati, Antonino Caruso, anch’esso pubblicato sul sito dei grillini: “Allora hanno chiesto qualche cortesia… qualche cosa si matura… noi altri abbiamo fatto la campagna elettorale per Faraone…”, dice Caruso. Che aggiunge: “Faraone ci dice… non ce l’abbiamo fatta, mi è dispiaciuto, mi devo ricandidare al Comune…”.

La storia finisce in un’informativa dei carabinieri depositata al processo contro il deputato regionale Antonello Antinoro, imputato per voto di scambio, e in quell’occasione Faraone reagisce denunciando nei suoi confronti “una campagna di fango costruita ad arte da poteri forti che in questi 10 anni hanno gestito la città attraverso un sistema politico-affaristico-mafioso”. Concetti analoghi, ma parole attenuate, quattro anni dopo, durante le primarie del Pd per il Comune di Palermo. Stefania Petix, l’inviata di Striscia la notizia, e il suo fedele bassotto sorprendono Faraone mentre rassicura il membro di una cooperativa di disoccupati, Palermo Migliore, che poco prima avevano indetto una riunione per invitare i soci a votare per lui. “Sono caduto in un trappolone ordito dai personaggi coinvolti in queste primarie – replica – sto cercando di scoprire, con delle indagini personali, chi siano e perché hanno agito ai miei danni”. Incidenti in un percorso cominciato nelle file del Pds a Palermo, tra borgate e periferie urbane, che hanno scaricato sulle spalle del giovane quasi quarantenne una responsabilità pesante: prima di lui, a parte una breve parentesi di Giuseppe Lupo, l’ultimo palermitano a sedere nella segreteria del più forte partito della sinistra italiana si chiamava Pio La Torre.

Su di lui Matteo Renzi scommise senza esitazione. Eppure lo stesso Faraone, che giurava di finanziarsi con le cene elettorali, lo aveva messo in guardia: “Stai alla larga che forse perdo”. Mantenne, invece, la posizione accanto al suo leader, smarcandosi da Crisafulli con il blocco dei seggi a Enna (Mirello lo definì “il capo degli infami”) e mostrando l’estate scorsa una grinta e un linguaggio nuovi, quando demolì le norme sul lavoro giovanile varate da Letta, definendole “una presa per i fondelli” partorita “da persone fuori dal mondo”.

E mentre i grillini accusano Faraone, Faraone accusa Crisafulli, come scrive anche Repubblica Palermo:

Faraone ieri aveva occupato in segno di protesta un seggio elettorale allestito nella sede del circolo Pd di Enna, in cui ha sede anche la segreteria politica del parlamentare siciliano Vladimiro Crisafulli, fortemente osteggiato dai renziani per i suoi rapporti poco trasparenti con esponenti della malavita locale. Rapporti che non lo hanno comunque mai visto condannare.

Scelti per te