ROMA – Chi è Riccardo Nuti, il nuovo capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera? Nato il 22 agosto 1981 (segno: Leone) a Palermo, diploma di perito informatica e facoltà di Economia e Commercio frequentata ma non a sufficienza da laurearsi, sul suo account twitter @Riccardo_Nuti si presenta così:
“31 anni, planner e analista di processi aziendali in una società di telecomunicazioni, deputato della Camera e vicepresidente M5S, portavoce M5S Palermo”.
Nel suo nuovo ruolo ha debuttato con una dichiarazione su chi lo ha preceduto, Roberta Lombardi:
“L’argomento (mail fra deputati M5S e caso spie ndr) ha importanza zero per gli italiani se si pensa che ieri il Pd poteva abolire il porcellum insieme a noi. Evidentemente se interessa così tanto l’email di Lombardi, in Italia non abbiamo problemi. Non finisce il mondo se qualcuno manda un’email all’esterno del gruppo, se questa persona vuole palesarsi bene. Spaccature? Noi siamo compatti e questo si è visto in Aula anche ieri. Spie? Ma per carità, non è un grande problema. Se qualcuno ritiene che questo Movimento non è in linea con le sue aspettative, noi non costringiamo nessuno a rimanere”.
Il “Grillo di Palermo” è entrato nel Movimento 5 Stelle, fra i primi, nel 2007. Alle elezioni comunali di Palermo del 6 e 7 maggio 2012 prende 11 mila voti come candidato sindaco di M5S e fa il pieno di preferenze: 3.228, il più votato di tutti i partiti. Ma non gli bastano per entrare in consiglio comunale, visto che Movimento non supera lo sbarramento del 5%.
Sono molti meno, 147, i voti che prende alle Parlamentarie dei 5 Stelle: ma gli sono sufficienti per risultare il più votato. Sulla scheda elettorale della Camera i siciliani della sua circoscrizione lo trovano come capolista. Entra in parlamento e il 19 marzo viene nominato vicepresidente dei deputati M5S.
Interviene a Montecitorio per “garantire i diritti delle coppie omosessuali a tutti e non a pochi”, quando il Parlamento riconosce i diritti sanitari dei conviventi di parlamentari omosessuali, con voto congiunto di Pdl, Pd e Sel a favore di Ivan Scalfarotto (deputato Pd) che aveva chiesto di allargare l’assistenza sanitaria della Camera al suo compagno.
Quando annuncia il no del suo gruppo alla fiducia chiesta dal governo Letta, parte dal conflitto di interessi di Berlusconi, passa per l’inutilità di Tav e Ponte sullo Stretto, continua con le discariche siciliane e arriva alle bombe di Capaci. A chi lo sente e lo vede, Nuti non dà l’impressione di chi è abituato a parlare in pubblico. Legge un testo preparato e si accorge solo alla fine, con repentini mutamenti di tono, dei punti interrogativi o esclamativi messi alla fine.
Appare politico consumato invece quando commenta così il voto del 26 e 27 maggio: “Non ci si poteva aspettare un grande risultato come alle nazionali. Paragonare è assurdo. Noi veniamo da Comuni in cui ambivamo al 5% mentre oggi è normale arrivare al 9%. Non è un risultato catastrofico”.
Anche sui giornali il suo punto di vista è meno naif rispetto ai suoi compagni di partito: “L’autocritica non è legata alla presenza in tv o meno, ma alla presenza sul territorio che è venuta meno perché ultimamente siamo stati impegnati su altri temi. Poco spazio? È vero, ma la differenza la fa la presenza sul territorio. Le migliori forze del Movimento mandate in Parlamento le abbiamo sottratte al territorio. Scontrini e diaria? Può essere anche questo, ma sono argomenti da gossip”.
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