Ciampi: “Il mio governo non favorì la mafia. Oggi manca il rispetto per le istituzioni”

Pubblicato il 8 Dicembre 2010 - 11:55 OLTRE 6 MESI FA

”Nella politica più recente ho visto venir meno l’etica personale e l’etica pubblica. Ho visto mancare il rispetto per la dignità e per le istituzioni. Ma la speranza non mi abbandona”. Alla soglia dei 90 anni, l’ex Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, intervistato da La Repubblica descrive lo stato di salute della politica italiana. L’ex Capo dello Stato si dice colpito dal ”prevalere dell’interesse personale” e dalla ”mancanza di una base costituita di rispetto reciproco”.

”Oggi si è perso il senso del limite: il rispetto della dignità altrui – afferma Ciampi – della tua e della mia”. Rispetto all’ipotesi che possa ripetersi un governo simile a quello del 1993, Ciampi è pessimista, ”è proprio lo spirito che manca – dice – . La concertazione che aiutò l’Italia a uscire dalla crisi non fu merito mio ma della società di allora. Persino nella crisi della Prima Repubblica, il rispetto di alcune regole fondamentali non mancava. Oggi, c’è la sensazione che di questi sentimenti non ci sia più traccia”.

Ciampi teme che il governo da lui presieduto possa essere giudicato come l’esecutivo ”che fece favori alla mafia”, mentre ci tiene a sottolineare che proprio nel ’93 ci furono le bombe della mafia a Milano, a Firenze e a Roma mentre l’impegno sul trattamento dei detenuti sotto regime di 41 bis, in quegli anni, fu mantenuto dall’allora ministro Conso. Ciampi, poi, rievoca la vicenda del 1998, quando gli fu proposto nuovamente di guidare il governo, sulla base di un’offerta di D’Alema ma nel giro di pochi giorni l’ipotesi sfumò, D’Alema divenne premier e a Ciampi non furono fornite spiegazioni di sorta.

E poi arrivò il settennato al Colle, durante il quale ”ho avuto dei momenti difficili – aggiunge – nel rapporto con l’esecutivo. Ho rimandato alcune leggi”, come la legge Gasparri sulla tv e la riforma della giustizia Castelli. Infine, l’ex Presidente sottolinea l’incompletezza della fondazione dell’Europa. ”Non possono convivere una moneta unica da paese federato e poi politiche economiche nazionali. L’eurobond – conclude – spero che si faccia perchè è la cosa giusta”.