Ciampolillo al Var, Mariarosaria Rossi, Causin, Nencini…i senatori che fanno sopravvivere Conte a quota 156

Lello Ciampolillo (col Var), Mariarosaria Rossi, Andrea Causin, Pietro Nencini. Sono loro i senatori che hanno permesso al governo Conte di raggiungere quota 156 al Senato per la fiducia. Che consente a Conte di avere un governo di minoranza. La maggioranza assoluta sarebbe stata infatti a quota 161. Dunque il premier dovrà andare da Mattarella a dire come poter continuare.

Se il voto di Ciampolillo al Var è stato l’argomento di serata (ai tempi dei social si dice trend topic), gli altri 3 sì sono stati ancora più a sorpresa. Rossi e Causin dopo il voto sono stati di fatto espulsi da Forza Italia. E’ stato Tajani (come aveva fatto il giorno prima con la Polverini) a dire che erano fuori dal partito. Mariarosaria Rossi, per chi non lo ricordasse, era molto vicina a Berlusconi. Tanto che qualcuno l’aveva ribattezzata tempo fa la sua “badante“.

Anche Nencini, socialista di Italia Viva, aveva lasciato tutto in sospeso dopo aver detto che (come il suo gruppo) si sarebbe astenuto. Evidentemente il senso di “responsabilità” l’ha investito durante la tumultuosa giornata al Senato. E alla fine anche lui si è iscritto al gruppo di “volenterosi” (cioè i responsabili 2.0) che per ora lasciano in vita Conte. Per ora.

Ciampolillo al Var: il voto al Senato giudicato alla moviola

E’ stato Ciampolillo, ex M5s ora al Gruppo Misto, il protagonista indiscusso del voto al Senato. Il senatore pugliese è infatti entrato in Aula a votazioni praticamente concluse. Ha alzato il braccio per votare e la Casellati ha verificato alla “moviola” se avesse fatto in tempo. Sì, proprio così, nel Parlamento del 2021 c’è stato bisogno della sala Var e di un quarto uomo ancora ignoto per verificare con le immagini la regolarità dell’azione. Che in questo caso era la possibilità di votare la fiducia per Conte.

Alla fine il presidente del Senato Casellati ha dato l’ok e il voto di Ciampolillo è stato registrato. Ma, come ormai siamo abituati a vedere sui campi di calcio, ci sono stati quei minuti interminabili di attesa. Tutti col fiato sospeso in attesa del fischio dell’arbitro.

Conte sale al Quirinale da Mattarella?

Quasi sicuramente, ora Conte andrà al Quirinale da Mattarella. Lì il premier potrà comunicare la volontà di rafforzare la maggioranza. Avrà una manciata di giorni. Il tempo di superare il voto sullo scostamento e quello sul dl ristori, sul quale (al momento) il governo può contare anche su Iv e centrodestra.

Il premier è a un bivio: per evitare l’ultima ratio dell’appello a Forza Italia, può solo mirare a svuotare Italia Viva guardando, al tempo stesso, all’Udc. Operazione difficile ma non impossibile. “Se non si ricuce, io non vado all’opposizione”, è l’avvertimento del senatore renziano Eugenio Comincini. A tarda sera c’è un dato: i “costruttori” (altro sinonimo di responsabili) si rivelano meno numerosi e incisivi delle speranze di Conte. Ciampolillo e Nencini lo fanno all’ultimo, pur essendo stati assenti a entrambe le “chiame” in aula.

Fiducia Conte: i voti al Senato “fuori” dalla maggioranza

Il governo racimola inoltre consensi tra le frange del Misto, gruppo che a Palazzo Madama conta complessivamente 29 senatori di varie componenti. In particolare, pro fiducia si schierano i 7 del gruppo Autonomie (con Pieferdinando Casini in testa), i 5 del Movimento italiani all’estero, fuoriusciti come Gregorio De Falco (ex M5s) e Sandra Lonardo (ex FI) o “rientranti’ come Tommaso Cerno che da stasera ritorna al Pd, l'”ovile” da cui era uscito un anno fa.

A loro si aggiungono i senatori a vita Mario Monti, Liliana Segre ed Elena Cattaneo. E, spiegano fonti di governo, vanno considerate le assenze del pentastellato Francesco Castiello e del senatore a vita Carlo Rubbia

Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

 

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