Schifani: “Inaccettabili le frasi di Ciarrapico sugli ebrei al Senato”

Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha definito ”inaccettabili” le parole pronunciate in aula dal senatore del Pdl, Giuseppe Ciarrapico, sugli ebrei durante il dibattito sulla fiducia al governo. Schifani ha riferito di aver telefonato al presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, Renzo Gattegna, e al presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, per rinnovare ”l’assoluta fermezza nel condannare ogni manifestazione contraria ai valori di civiltà e umanità che sono l’irrinunciabile patrimonio del popolo italiano e di tutte le sue istituzioni”.

Intervenendo all’incontro celebrativo su San Francesco a 150 anni dall’unità nazionale Schifani spiega che non presiedeva l’aula quando ha parlato Ciarrapico e il fatto che lui abbia potuto usare quelle espressioni non stanno a significare ”nessun cedimento” e nessuna sottovalutazione.

”La presidenza del Senato ha ritenuto – spiega Schifani nel suo intervento riferendosi alla solidarietà alla comunità ebraica – di testimoniare la vicinanza e l’amicizia all’intero popolo ebraico proponendo, fin dall’inizio dell’attuale legislatura, quale proprio simbolo e manifesto ideale le bandiere di Israele, portate con orgoglio da alcuni ragazzi nel campo di sterminio di Auschwitz”.

”Un’immagine – sottolinea il presidente del Senato – che dopo le parole inaccettabili pronunciate in aula, mentre non potevo presiedere, la settimana scorsa, sta a significare come nessun cedimento sia in alcun modo consentito o anche sottovalutato. Nessuna distrazione, nessuna incertezza, nessuna sottovalutazione sono accettabili”.

”Quelle espressioni – aggiunge Schifani – sono da me duramente e formalmente censurate. Quando i fatti sulla dignità morale del paese è prevalsa la logica del tradimento del popolo ebraico, emblema dell’umanità e della civiltà, si è sfaldato lo stesso senso di appartenenza all’identità nazionale, si è strappata la rete di solidarietà che ci fa sentire ed essere uomini dentro”.

Il presidente del Senato si augura anche un avvenire per l’Italia dove ”la legittima dialettica politica non degradi in scontro conflittuale fine a se stesso, dove la parola mantenga in sè il valore di riconoscimento della dignità del proprio interlocutore e non diventi mai insulto, ingiuria o offesa”.

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