Bocchino: “Verdini si dimetta, c’è dell’altro”. Bondi e Cicchitto: “Chi te l’ha detto?”

Almeno per ora vivono tutti nella “Casa della libertà” ma non passa giorno senza che piovano insulti. Da un lato c’è Italo Bocchino, che affonda sul caso che vede coinvolto Denis Verdini, ne chiede le dimissioni, allude a intercettazioni “che lo faranno saltare comunque” e parla di “degenerazione ai livelli di guardia” nel Pdl. Nello stesso partito, ma lontani anni luce, ci sono, insieme a quasi tutti gli altri, Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto, che si dicono scandalizzati per le dichiarazioni di Bocchino, lo invitano a mostrare le carte e lo etichettano come simbolo di “degrado e spregiudicatezza politica”.

Italo Bocchino

Tutto, questa volta, ruota attorno all’inchiesta sugli appalti per l’Eolico che vede tra gli indagati anche il Coordinatore nazionale del Pdl. L’esponente finiano, in realtà chiede le dimissioni di Verdini da sabato 10 luglio. Ha cominciato in modo sobrio, limitandosi a denunciare un problema di “opportunità politica”. Quindi ha chiesto a Berlusconi di utilizzare una strategia analoga a quella con cui ha risolto il caso dell’ex ministro Aldo Brancher, che sembrava fermamente  intenzionato a rimanere al suo posto fino ad un colloquio chiarificatore proprio col Presidente del Consiglio.

Col passare delle ore, l’offensiva di Bocchino su Verdini si è fatta più aspra: già domenica mattina il consigliere del Pdl ha parlato di “degenerazione preoccupante nel Pdl”. Oggi, in un’intervista alla Stampa, Bocchino è uscito definitivamente allo scoperto: “Sarà quello che verrà fuori che lo porterà a dimettersi: noi abbiamo visto finora solo una parte delle intercettazioni, quella relativa alle responsabilità addebitate agli altri indagati. Ma quando emergeranno le intercettazioni che hanno portato a indagare lo stesso Verdini, è difficile che riesca a resistere”.

L’allusione a presunte intercettazioni in via di pubblicazione ha fatto infuriare il Pdl, Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto su tutti. I due parlano di dichiarazioni di una “gravità inaudita”, denuciano un “intreccio perverso” tra politica, media e parte della magistratura, e chiedono al finiano di tirare fuori le carte: “A questo punto  l’onorevole Bocchino ha l’obbligo di riferire come sia giunto in possesso di tali verbali, in che modo e attraverso quali canali. Questa vicenda dimostra a quale livello di degrado e di spregiudicatezza giungano alcuni esponenti politici. Inoltre rivela, se fosse confermata, l’intreccio perverso non solo tra una parte della magistratura e il mondo dell’informazione, ma anche tra ambienti giudiziari e esponenti politici, che utilizzano notizie coperte da segreto istruttorio come strumento di lotta politica”.

Per Bocchino, però, non c’è nessun mistero e nessun documento segreto da tirare fuori. È tutto, più o meno,  alla luce del sole, nella stessa documentazione con cui i magistrati hanno chiesto l’arresto di Flavio Carboni: “A pagina 50 si parla di un’informativa dei carabinieri di duemila pagine con allegate altre 4000 pagine di atti e documenti, gran parte intercettazioni. Sempre a pagina 50 c’è scritto che il pm allo stato ha formalizzato richieste solo per il reato associativo e non per i delitti-fine quali corruzione, abuso d’ufficio e altro, chiarendo a pagina quattro di aver utilizzato soltanto le telefonate con parlamentari necessarie a sostenere la misura nei confronti degli altri indagati. Tutto chiaro e limpido pertanto, senza alcun mistero”. Polemica finita? C’è da giurare di no.

Sempre in mattinata Bocchino ha lanciato tre proposte per rinforzare Pdl e Governo: coordinatore unico, attenzione non solo ai conti ma anche allo sviluppo economico e Assemblea costituente. Stando così le cose, sembra destinato a rimanere inascoltato. Per quanto i finiani si ostinino a considerare il Pdl come “casa loro”, infatti, la maggioranza del Partito ha scelto, e non vede l’ora di presentare l’ordinanza di sfratto.

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