Cinque condizioni per continuare a governare: il diktat della Lega a Berlusconi

ROMA – Cinque punti per rimanere “vivi” e continuare a governare. Sono le condizione della Lega a Silvio Berlusconi nei giorni delle bombe italiane sulla Libia e delle bombe del Giornale su Giulio Tremonti. Bombe indigeste a Bossi e i suoi che minacciano la disconnessione precoce dall’esecutivo con conseguente ritorno alle urne in un momento in cui la popolarità di Berlusconi è ai minimi termini.

Le condizioni in questione le elenca, sul Riformista, Alessandro De Angelis. Si parte inevitabilmente dalla Libia e da quei razzi che per quanto mirati agli uomini del carroccio non vanno proprio giù. La Lega chiede il passaggio parlamentare (anche se i Tornado sono già partiti) e soprattutto che si chiariscano, una volta per tutte senza ambiguità, i contorni della missione. Di guerra, insomma, per la Lega si può anche provare a discutere, purché l’Italia si accontenti di un ruolo limitato e dica a chiare lettere che di mandare truppe di terra proprio non se ne parla.

Le condizioni numero due e tre, invece, riguardano la politica interna e suona grossomodo così: la politica del rigore di Giulio Tremonti non si tocca, come non si tocca il suo artefice. Il riferimento evidente è al Giornale che, ultimamente, sembra aver preso di mira il ministro “austero” dell’economia. Tremonti, scrive il Riformista, se n’è lamentato direttamente con Berlusconi anche perché, passato il primo attacco, il premier non poteva essere informato del secondo.

Legata al rigore (nordista) è anche la condizione numero 4: placare gli appetiti dei Responsabili che, per tenere in vita un governo agonizzante, chiedono un numero spropositato di poltrone. “Più di cinque o sei non se ne parla” scrive De Angelis sul Riformista. C’è di più: la Lega chiede anche di frenare quel gusto per le politiche di spesa che tanto piacciono al partito del Sud.

Infine Milano. La condizione numero cinque è che il vicesindaco (sempre che alle amministrative si vinca, probabile ma non certo) sia Matteo Salvini. Richiesta, spiega De Angelis, “non trattabile”. Berlusconi, invece, ha da trattare eccome: i sudisti responsabili da una parte, i nordisti scalpitanti dall’altra. E un governo, che più che navigare a vista, sembra imbarcare acqua.

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