Ciriaco De Mita riabilita Craxi, giusto intitolargli una strada

Ciriaco De Mita

È stato l’avversario di una vita, a cui era arrivato a dare del «fascista». Oggi, a dieci anni dalla sua morte, Ciriaco De Mita riabilita Bettino Craxi e si dice anche favorevole ad intitolargli una strada. Sulla vicenda politica e giudiziaria di Craxi l’ex premier afferma: «la lettura giustizialista è sbagliata. Se uno sottrae risorse è reato, invece il sistema, se è sistema, non si condanna».

«Dico di sì, con grande convinzione – afferma De Mita in un’intervista al Corriere della Sera in merito all’intitolazione di una strada a Milano in onore di Bettino – A dieci anni dalla morte aprire una riflessione sulla vicenda umana e politica di Bettino Craxi, più che opportuno, forse, è necessario».

«La lettura giustizialista della vicenda politica è inadeguata – prosegue De Mita – la crisi non è stata risolta e anzi si è aggravata. Non possiamo cambiare i fatti, ma dobbiamo interrogarci per restituire al personaggio la sua dimensione politica. Col senno di poi bisogna convenire che è sbagliato leggere l’esperienza dell’uomo politico Craxi come quella di un criminale latitante. Deve essere riconosciuto come un protagonista della nostra storia politica. Non è stato una comparsa, aveva in testa un disegno».

Mettendo poi in correlazione la vicenda di Craxi e quella di Silvio Berlusconi, De Mita afferma: «Berlusconi è legittimato dal voto popolare. Condivido la posizione, sia pure confusa, di risolvere il problema consentendo al premier di governare e sospendere eventuali processi. Approvo l’ipotesi avanzata da Enrico Morando di ripristinare l’immunità».

Al giornalista del Corriere della Sera che gli fa notare come la lista dei “riabilitatori” di Bettino Craxi siano tanti, tra cui Fassino, Veltroni, Reichlin, De Mita conclude: «Veltroni ha le attenuanti generiche per incapacità a capire. Quanto ai riabilitatori di sinistra, le racconto un fatto. Nel ’99, appena eletti a Strasburgo, mi trovai con Claudio Martelli a una cena del gruppo parlamentare europeo, c’erano i diessini e c’era Di Pietro. Non fu affatto allegra e, quando uscimmo, Martelli mi disse che eravamo stati a tavola con i nostri carnefici».

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie