ROMA – Ora Claudio Scajola fa paura al Pdl. Fa paura perché, a differenza di Beppe Pisanu, ha in numeri in Parlamento per tentare il colpo contro il governo. La grana ora sono gli ex Dc. Non stupisce quindi che Silvio Berlusconi abbia ideato una strategia “a tenaglia” per ricompattare le forze e percorrere ancora una volta la via della campagna acquisti: come fece per superare l’ostacolo del voto di fiducia del 14 dicembre scorso, l’uomo dell’operazione è Denis Verdini. Ad Angelino Alfano invece il compito di un incontro a tu per tu mercoledì con Scajola, l’uomo che oltre a poter contare su un gruppo consistente in Parlamento raccoglie il malumore di altri due scontenti come Roberto Formigoni e Gianni Alemanno. E a quanto pare anche alcuni Responsabili sarebbero tentati da un colpo di mano a Berlusconi, preoccupati per le ricandidature. Il summit con Alfano arriva proprio alla vigilia della settimana cruciale in Aula delle intercettazioni, provvedimento sul quale il governo si gioca tutto sempre ammesso che verrà messa la fiducia.
In queste ore Verdini sta avvicinando gli “scajoliani” uno per uno, promettendo la ricandidatura in caso di rielezione. Per ora, secondo il retroscena di Carmelo Lopapa su Repubblica, i “frondisti” tengono duro. La rielezione, per altro, è tutta da vedere con il Pdl ai minimi storici. Ma a questo penserà Alfano quando tratterà con Scajola. Gli argomenti, più o meno saranno: fuori dal Pdl non c’è alternativa, Fini e Casini non è detto che daranno spazio, il governo di transizione (tutto eventuale) si può fare son il sostegno della sinistra, un mondo in cui Scajola non avrebbe il minimo spazio di manovra.
Non è escluso un boccone più ghiotto: il Pdl starebbe pensando a “spacchettare” il ministero dell’Economia, Tremonti al Tesoro e le Finanze a Paolo Romani. Per far digerire la cosa a Giulio a questo punto Berlusconi potrebbe cedere a Grilli per la direzione di Bankitalia. Con questo scenario resterebbe libero il ministero delle Sviluppo Economico, che tornerebbe in mano a Scajola. A soli due anni dallo scandalo della casa al Colosseo pagata “a sua insaputa”.
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