Cofferati spacca Pd: voto presidente della Repubblica, sos franchi tiratori

Cofferati spacca Pd: voto presidente della Repubblica, sos franchi tiratori
Il risultato definitivo delle primarie in Liguria (foto Ansa)

ROMA – Il caso Cofferati agita di nuovo il Pd, solo che questa volta non è in ballo solo l’unità del partito ma l’elezione del presidente della Repubblica: secondo alcuni dissidenti interni (leggasi Stefano Fassina) il modo in cui è stato trattato il caso Cofferati avrà ripercussioni anche per il voto al Quirinale. Tradotto: i franchi tiratori sono pronti a giocare un brutto scherzo a Renzi se continua a pendere dalla parte di Berlusconi (vedi anche la “manina” sulla possibilità di evadere fino al 3%, inizialmente contenuta e poi tolta dal decreto fiscale).

Che è successo con Cofferati? Nelle primarie in Liguria per scegliere il candidato governatore il partito ha preso le parti di Raffaella Paita (che poi ha vinto). Paita che propone l’accordo con Nuovo Centrodestra. Paita per la quale (lo hanno verificato i garanti del voto) hanno votato anche elettori non proprio mossi dal sacro fuoco della scelta del candidato (i più maligni parlano di cinesi e marocchini reclutati ad hoc per andare ai seggi). E quando Cofferati ha denunciato i brogli (anche se poi il risultato non è cambiato) è stato lasciato solo dalla classe dirigente del Pd: “Una parte in cui ci sono fascisti non pentiti interviene in casa dell’altro per proporre o imporre un modello di governo, non mi sorprende che lo proponga quella parte, inaccettabile è il silenzio del mio partito”, ha detto l’ex sindaco di Bologna motivando la sua decisione di uscire dal partito.

Stefano Fassina, intervistato da Rainews 24, ha detto che la vicenda Cofferati e quella del decreto fiscale “certamente non aiutano a costruire un clima positivo” per il voto sul Colle. “Il modo sbrigativo, offensivo per la dignità di Cofferati con cui la sua scelta è stata trattata, pesa notevolmente sul Quirinale”.

“Pesa notevolmente sul Quirinale – aggiunge Stefano Fassina – anche la vicenda del decreto fiscale che potrebbe premiare Silvio Berlusconi, capo dell’opposizione. Siamo di fronte a un conflitto di interessi enorme, l’unico caso al mondo nel quale il capo dell’opposizione è potenzialmente oggetto di un intervento del governo”.

Per il Quirinale con “l’aiuto attivo della direzione e dei gruppi parlamentari Pd, bisogna individuare innanzitutto i criteri della scelta, prima del nome. Noi abbiamo indicato tre criteri: autorevolezza, autonomia dall’esecutivo e capacità di unire”.”Fino alla fine dobbiamo cercare di far convergere tutte le forze politiche – aggiunge – Dobbiamo costruire le condizioni per andare oltre” il patto del Nazareno “per il massimo coinvolgimento possibile delle forze di opposizione”.

Su questo punto, anche Pippo Civati la pensa come Fassina: “Spero che ci sia un Presidente della Repubblica non votato solo da Berlusconi ma anche dalla sinistra. Deve rappresentare anche una parte che altrimenti si sentirebbe orfana ed esclusa. Una cosa molto grave per me, perchè molti elettori che conosco si trovano in questa situazione”.

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