Colossi del web, Gasparri: subito norma per tasse in Italia

Per i colossi del web il senatore Maurizio Gasparri chiede subito una norma per le tasse in Italia, dopo lo studio di Mediobanca che conferma profitti giornalieri da record e il risparmio di 46 miliardi a livello mondiale.

In cinque anni i colossi del Web hanno risparmiato 46 miliardi, grazie anche ai benefici fiscali che molti paesi loro concedono.

Il senatore forzista torna a chiedere a gran voce l’applicazione di una giusta tassazione.

Soprattutto in questo periodo estremamente critico a causa del Covid 19.

La denuncia di Gasparri

“Mentre i nostri commercianti e le nostre aziende affrontano una crisi senza precedenti, – osserva il senatore forzista- uno studio di Mediobanca conferma, ma non avevamo dubbi, che i giganti del web continuano a moltiplicare il loro fatturato con un ritmo 10 volte superiore a quello delle grandi aziende manifatturiere.

Soprattutto in cinque anni hanno risparmiato 46 miliardi di tasse non pagate.

Cosa si aspetta, a fronte di questi numeri, ad imporre una giusta tassazione per i giganti de web?

Perché si continuano a tartassare i nostri commercianti e ci si inginocchia davanti a questi nuovi potentati?”

Per il senatore forzista si tratta di

“Una situazione intollerabile che anche il nostro Paese continua ad avallare.

Si continua a ignorare la necessità di una Web tax che finalmente metta fine a una esenzione fiscale per la quale non esiste alcuna giustificazione”, e promette:

“Porteremo anche questi numeri in Parlamento per chiedere una volta per tutte l’apertura di un confronto su questo tema che porti finalmente ad una equa soluzione che non penalizzi più le aziende italiane a vantaggio di chi accumula ricchezze in altri Paesi”.

Lo studio di Mediobanca pubblicato il 14 ottobre 2020

Lo studio prodotto dall’Area Studi Mediobanca  dal titolo “La resilienza dei giganti del websoft alla pandemia”, software & web companies (2015-2020) mette sotto la lente 25 gruppi del WebSoft e i loro i bilanci del quinquennio 2015-2019, con update al primo semestre.

Risulta evidente che per molti di essi l’emergenza sanitaria ne ha aiutato la crescita.

Nel periodo 2015-2019 i giganti del web e del software hanno più che raddoppiato il fatturato con una velocità fino a 10 volte superiore a quello delle grandi aziende manifatturiere.

L’anno passato il fatturato dei primi 25 colossi ha toccato quota 1.014 miliardià dei ricavi con Amazon che da sola ne rappresenta un quarto (249,7 miliardi).

Tra i giganti del Web solo 7 risentono degli effetti della Pandemia (4 USA e 3 Cinesi).

Le più colpite risultano Booking e Expedia

Nei primi sei mesi del 2020, con l’eplodere del Covid, la grande manifattura ha subito un calo dell 11%.

I giganti del web invece hanno subito un’accelerazione, con una crescita del fatturato del 17% rispetto allo stesso periodo del 2019.

Svettano le societa’ e-commerce come Amazon, mentre retrocedono quelle legate ai viaggi e al turismo come Uber, Expedia e Booking.

Nel semestre è continuata la crescita degli utili (+16,6%), con il record di 18 milioni di profitti netti  al giorno.

Per quanto riguarda la liquidità, per i colossi essa è aumentata (589 miliardi), pari a un terzo del totale dell’attivo.

Nella manifattura la liquidità si ferma invece al 3%.

Secondo lo studio di Mediobanca sono aumentati anche utili, forza lavoro e valore di Borsa.

Nei primi 9 mesi del 2020 la capitalizzazione dei 25 big e’ aumentata del 30,4% (-6% per le
multinazionali della manifattura). Microsoft  (1.357 miliardi di valore in Borsa), Amazon(1.345 miliardi) e Alphabet-Google (852 miliardi).

Le tasse pagate dai giganti del Web  in Italia nel 2019

Le filiali italiane dei giganti del Web e del software hanno versato al fisco italiano quasi 70 milioni di euro nel 2019.

L’anno precedente  erano stati 64 milioni, per un tax rate effettivo del 32,1%.

Risparmio di 46 mld a livello mondiale

La tassazione in Paesi a fiscalità agevolata, combinata con i crediti d’imposta sulle spese in ricerca e i benefici fiscali sui profitti delle controllate cinesi a elevato impatto tecnologico, hanno fatto sì che nel 2019 il tax rate effettivo delle WebSoft risultasse pari al 16,4%, inferiore a quello teorico del 22,2%.

A livello mondiale, circa la metà dell’utile ante imposte dei giganti del Web e del software è tassato in Paesi a fiscalità agevolata, con conseguente risparmio fiscale cumulato che nel
periodo 2015-2019 è stato di oltre 46 miliardi.

Ad esempio, nell’ultimo quinquennio la tassazione in Paesi a fiscalità agevolata ha determinato per Microsoft, Alphabet e Facebook un risparmio fiscale rispettivamente di 14,2 miliardi, 11,6 miliardi e 7,5 miliardi.

Una corsa alla crescita che continuerà I grandi hanno quindi le risorse per continuare a crescere ancora acquistando i piccoli oltre al fatto che beneficeranno della crescente digitalizzazione post covid.

Chi sono i giganti delle Software&Web Companies (WebSoft ) esaminati nello studio di Mediobanca

Si tratta di 25 Gruppi con fatturato superiore a €8,5 mld e pari ad almeno l’1% del fatturato aggregato WebSoft Location.

Di questi  14 hanno sede negli USA, 6 in Cina, 3 in Giappone e 2 in Europa (Germania).

Tutti i gruppi cinesi hanno la sede legale nelle Isole Cayman.

Tutte gli statunitensi (ad eccezione di Microsoft) hanno la sede legale nello stato del Delaware.

13 operano in massima parte nell’internet retailing (e-commerce, entertainment services, online travel e sharing mobility), 7 nella produzione di software e 5 nell’internet services (social, search engine e web portal).

Alcuni di essi producono anche hardware, ma in quota minoritaria.

Cosa fanno le Software&Web Companies, dette brevemente WebSoft

Le WebSoft producono software ma molte producono anche hardware ( come tablet, cellulari, console etc,) anche se in minima parte.

Molte di esse sono hub di competenze trasversali ed evolute, fabbriche di abilità e di prodotti e servizi.

Per sintetizzare, fanno software, come Microsoft, hanno piattaforme ecommerce, come Amazon, e offrono servizi internet, come Google o Facebook

I primi tre, Amazon, Alphabet (Google) e Microsoft, hanno fatto circa la metà.

Gasparri vuole più tasse per i colossi del Web

La battaglia di Gasparri per ottenere più tasse dai giganti del web è senza tregua e dura da tempo.

Un duro attacco, tra i tanti,  lo aveva già sferrato a fine 2019, quando metteva in evidenza il profondo squilibrio tra le tasse pagate da Amazon in Italia e le tasse pagate dagli italiani. Aveva così sottolineato il senatore forzista:

“La stampa economica più autorevole informa che Amazon, colosso della rete e del commercio on-line, nel 2018 ha avuto ricavi per 2.3 miliardi di euro in Italia, pagando 6 milioni di tasse, cioè lo 0.25%, mentre famiglie, lavoratori, pensionati, commercianti arrivano a pagare anche il 40% e più di tasse”.

Fonti: Studio Mediobanca, Uff Stampa Senatore Gasparri

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