I Complotti del bunga-bunga nella “Italia Chernobyl”

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 18 Gennaio 2011 - 15:44 OLTRE 6 MESI FA

E allora, ci va o non ci va a fine settimana dalla Boccassini? No, non ci andrà Silvio Berlusconi che “davanti alla Boccassini neanche mi siedo”, no, il premier non risponderà all’invito a “comparire”. Perchè, come ha detto e tradotto il suo ministro della Giustizia Alfano, lo legge, interpreta e vive come “invito a scomparire”. E allora, la Procura di Milano resterà non solo orfana di una “comparizione” ma anche immobile e paralizzata nonostante il robusto “pacchetto di prove” che ha in mano? Il “non vogliamo, non possiamo, non dobbiamo” del premier si tradurrà in uno smontaggio delle accuse e in una pubblica penitenza dei magistrati che hanno osato? No, perché le prove di accusa non verranno confutate, resteranno lì, per chi ci vuol credere e per chi credere non ci vuole. E allora, la questione sarà risolta in Parlamento con un voto? Un voto di Commissione e poi d’aula che di fatto faccia divieto ai magistrati di perquisire l’ufficio del “tesoriere” Giuseppe Spinelli, quell’ufficio dove forse sono altre prove dei pagamenti alle ragazze di Arcore e degli appartamenti di Via Olgettina assegnati come “pagamenti in natura”? Sì, probabilmente quel voto ci sarà e attesterà il Parlamento italiano, o almeno la sua maggioranza, sulla linea di Nicole Minetti che dice: “Quegli appartamenti sono a me intestati, su chi me li abbia intestati non intendo rispondere. Il canone di locazione di quegli appartamenti mi viene rimborsato. Da chi? Non intendo rispondere”. Il Parlamento voterà di non voler risposte e quindi non risolverà la questione.

E allora, Berlusconi chiederà “giudizio di popolo” tramite elezioni anticipate? Pare proprio di no, a meno che non vi sia costretto da una sfiducia in Parlamento, sfiducia per cui pare proprio che non vi siano i numeri. E allora, Berlusconi continuerà a governare come niente fosse fino al 2013? A governare forse sì, fino a quando non si sa e come fosse niente proprio no, perchè qualcosa è stato, qualcosa è. E’, per dirla con il testo di una vignetta di ElleKappa, che “Da 16 anni il paese è immobile, incastrato nella cerniera lampo di Berlusconi”. E allora, si farà di qui al 2013, scadenza della legislatura, un altro governo di centro destra, centro destra che ha il consenso della maggioranza degli italiani, guidato però da un altro che non sia Berlusconi, così, non fosse altro che per raffreddare il nocciolo di un paese che sta fondendo? Pare proprio di no, perché Berlusconi farà di tutto per impedirlo, il suo Pdl non vuole farlo e non saprebbe come farlo e l’unico che potrebbe soccorrere “l’Italia Chernobyl” è Bossi che l’Italia non la ama e che in caso di “fusione” penserebbe in teoria e pratica alla “Padania”. Lui si tiene Berlusconi, almeno fino a che Berlusconi gli dà il federalismo. E allora, si arriva così, tra stridor di denti e pubbliche e private vergogne, fino al 2013 e poi Berlusconi passa la mano? No, perché nel 2013 Berlusconi, se ci arriva in sella, vuole andare al Quirinale. E allora, sarà la “gente” a decidere? No, perché la “gente” sondata, auscultata dai sondaggi, non sembra disposta a concedere a Berlusconi il plebiscito che gli serve, tanto meno a dare una maggioranza alle opposizioni. E allora, allora…Allora è un labirinto da cui non si esce e l’unica da sapere è contro quale parete si va a sbattere cercando di uscire.

C’è un po’ di paura in giro, paura a capirla tutta prima ancora che a dirla tutta. Paura inconscia, una sorta di nazionale autocensura. Fatta di prudenza, assuefazione, abitudine, stanchezza, realismo a scartamento necessariamente ridotto, propensione a essere uomini e donne “di mondo”, il che comporta non solo pensare ma religiosamente credere che questo mondo italiano sia l’unico possibile in terra. Paura che assume soprattutto la voglia di cavarsela gratis. Paura, timore di quel che c’è e stiamo vivendo che si deposita come polvere, fall-out, su articoli di giornale, sondaggi di opinione, umori popolari. Talvolta la paura fa “mucchietto” e prende le sembianze di una battuta, come quella stampata su Libero per cui “Meglio un vecchio porco…”. Oppure veste i panni più paludati di chi aspetta e prega che non succeda nulla. I saggi, gli esperti, i navigati, i moderati aspettano, insieme alla gran parte della pubblica opinione, che alla fine nulla succeda. Perchè l’alternativa al nulla succedere è farsi male in un modo nell’altro. L’inerzia del nulla è invece promessa, anche se non certo garanzia, che il tempo regalerà uscita gratuita. Alla dotta invocazione e preghiera che nulla accada si aggiunge a sostegno la nenia per cui nulla è finora accaduto. E lo scongiuro, la formula magica: “Sia fatta chiarezza”. E invece le due cose non stanno insieme: se si “fa chiarezza” qualcosa accade, eccome. E se “chiarezza” non si fa, l’Italia sceglie di convivere con “I complotti del bunga-bunga”.

Perché i complotti possibili sono due, anche se uno esclude l’altro, uno dei due c’è, vive e lotta insieme a noi, contro di noi. O il complotto dei giudici eversori contro il premier. I magistrati della Procura di Milano, ma anche quelli del Csm e della Anm, insomma dell’intera “casta privilegiata e irresponsabile” come la bolla pubblicamente il capo del governo. Complotto cui aderiscono e collaborano la gran parte dei giornalisti e dei giornali e tutte le opposizioni in Parlamento. Complotto cui danno una mano il prefetto Ferrigno che, ospite ad Arcore, racconta delle ragazze “a seno nudo che sedevano sulle gambe del premier”. E le ragazze di Arcore che si raccontano delle buste con dentro le banconote da 500 euro e i scambiano informazioni e “dritte” su come guadagnare di più e meditano di “rubare qualcosa in casa” se diminuisce il numero delle feste e quindi il guadagno, ed Emilio Fede che dice di aver sborsato di tasca sua 10mila euro per risolvere un problema, e Nicole Minetti che avverte l’amica: “C’è di tutto, le zoccole e…”. E Ruby che dice all’ex fidanzato, alla ex suocera che lei vuole soldi in cambio del silenzio. E al complotto collaborano le macchine fax che stampigliano l’ora in cui la Questura di Milano chiedeva alla comunità di Messina le generalità di Ruby, un’ora in cui Ruby era già libera fuori dalla Questura, e le carte della Immobiliare Fresia srl che dicono di appartamenti in “comodato d’uso” alle ragazze di Arcore…Vasto complotto che affratella persone e fatti. Ma pur sempre complotto: persone e fatti che distorcono la verità con l’intento coordinato di sovvertire niente meno che il legittimo potere politico.

Oppure il complotto del premier contro la verità e la decenza. Complotto cui aderiscono i suoi avvocati, ministri, la maggioranza dei parlamentari, alcuni giornali, molte tv e in fondo una gran parte della società italiana che pensa e si esprime come il padre di Roberta Bonasia, 26 anni, curriculum da miss, candidata ad essere la fidanzata del premier: “Magari fosse vero”. Complotto cui fa da sponda quella moltissima gente che valuta e pensa che, quando si diventa uomini pubblici e uomini di Stato, non è che allora certe cose non si possono più fare, anzi è allora che si acquisisce il potere, quindi il diritto di farle. Gente che pensa sia naturale, ovvio, innocuo e lieve un capo di governo che telefona in Questura per far mettere fuori un’amica. Vastissimo complotto. Ma pur sempre complotto: persone e cultura per cui non c’è evidenza che tiene, che regge il confronto con l’opportunità e la convenienza. Persone e cultura per cui la legalità è una “rottura di coglioni” da sopportare, ma, se insiste, da rimuovere.

Uno dei due complotti c’è, uno dei due sta facendo a brandelli lo Stato, ne sta staccando pezzi di carne con morsi di sangue. Convivere, continuare a convivere con entrambi forse si può. Per un po’, per un altro po’. O con un premier malato che si auto inganna sul perché quelle donne lo compiacciano e lo sollazzino, così come ai auto inganna sull’asserita pretesa di essere l’uomo che detta la linea a Putin, Obama, Bush e al mondo intero. O con un premier bugiardo compulsivo che un giorno attribuisce alla mafia l’invio di prostitute a comprometterlo, un altro ai servizi segreti, un altro ancora nega di aver mai avuto rapporti sessuali a pagamento, un altro ancora pubblicamente si inorgoglisce per la sua abitudine e attitudine a fare regali in denaro. O con una magistratura che inventa ormai non solo le accuse ma anche le prove. Vera associazione a delinquere. Galleggiare, navigare, bordeggiare tra i due opposti “Complotti del bunga-bunga” sperando, confidando, almanaccando che questa sia saggezza e lungimiranza e che, in fondo e alla fine, nulla succede. Come sempre nella storia sono i contemporanei che non riescono a vedere quel che succede, convinti che nulla succede perchè non lo vedono. E invece succede che o Berlusconi resta, continua, vince, si innalza e ci traghetta tutti in un altro regime dove magistratura ed evidenza sono complotti sconfitti, oppure Berlusconi cade, anzi crolla con fragore e con dolore perché è lui il complotto sconfitto. Come che vada, ci si farà male: uscirne gratis è un’illusione. Illusione con grande successo di pubblico e di critica, ma non per questo meno illusione.