Comunali Genova: Doria non ce la fa, va al ballottaggio con Musso

Marco Doria

GENOVA – Marco Doria non ce l’ha fatta a vincere al primo turno: si è fermato al 48,3% e va al ballottaggio con il candidato Enrico Musso, che ha ottenuto il 15% delle preferenze. Terzo il candidato del Movimento 5 stelle Paolo Putti che ha ottenuto il 13,86%. Per tutti gli altri risultati guarda qui.

Sulla campagna elettorale un po’ addormentata, un po’ in sordina anche per quel certo imbarazzo ad esporsi in tempi di anti-politica trionfante, è giunta improvvisa la notizia dell’attentato all’amministratore delegato Adinolfi dell’Ansaldo Nucleare. Alle 8 e un quarto, a poco più di un’ora dall’apertura dei seggi, la città per un momento si è ritrovata catapultata in un clima da anni di piombo, con gli spari in mezzo alla strada, la gambizzazione di un dirigente pubblico, le fughe in motorino armi in pugno, il fantasma delle Br. Chiusi alle ore 15  i seggi  in un clima sospeso. Tensioni a Palazzo Tursi: i dati sullo spoglio delle schede cominciano ad affluire mentre le notizie e le immagini dell’attentato scorrono sui due maxischermi collocati nell’atrio della sede del Comune di Genova. Presenti decine di giornalisti e televisioni.

14 candidati, una proliferazione spettacolare di liste civiche, i partiti che giocano a nascondino, questa il paesaggio politico che ospita le elezioni. Marco Doria, il candidato che ha scavalcato le gerarchie a sinistra sbaragliando la concorrenza al “femminile” del Pd (l’ex sindaco Marta Vincenzi e Roberta Pinotti), confidava proprio nella vittoria di Hollande in Francia come viatico benaugurante e segno tangibile che il vento politico ha cambiato direzione. Il ritorno del “marchese rosso” in versione arancione (una famiglia nobiliare con il suo peso nella storia della città, il precedente del padre “diseredato” per la militanza nel Pci, l’abbraccio di Vendola) marca, per nemesi storica, la disaffezione verso il primo partito della città, il Pd, nella Genova dell’outsider e pericolo pubblico numero 1, Beppe Grillo.

Primo effetto della sua investitura, la messa in discussione delle grandi opere come la nuova grande moschea sulle alture di Lagaccio (costa troppo, l’Idv rema contro), della Gronda, la supertangenziale per collegare le autostrade che trapassano Genova da Levante e Ponente. E Il Terzo valico, linea ferroviaria veloce tra Genova e la Pianura Padana, attesa da 110 anni, nel programma del marchese-professore perde la definizione “indispensabile”.

Enrico Musso, il terzopolista collegato alla lista Oltremare, prova a replicare su scala locale la politica nazionale casiniana delle mani libere. Il senatore viene considerato tout court un “fuoriuscito” dal Pdl, visto che due anni fa ruppe con Berlusconi, un’onta per gli ex colleghi, un titolo di merito per la nuova epoca deberlusconizzata. Musso potrebbe godere di un’attenzione molto trasversale tra i delusi dal Pd oltre che da certa parte del Pdl che potrebbe portarlo al ballottaggio.

Il candidato Pierluigi Vinai, scelto in extremis, nessuno voleva mettere la faccia su una sicura sconfitta, viene accreditato unanimemente come uomo della Curia, pupillo di Bagnasco a Genova e Bertone a Roma. Pesano le invasioni di campo di maggiorenti di peso nel Pdl, vedi la corrente scajolana, la sua interlocuzione privilegiata con Banca Carige, ma insomma il grado di appeal è fra i più bassi di tutte le città impegnate con il voto. Anche per il candidato leghista Edoardo Rixi non è esattamente il miglior momento per partecipare alle elezioni: il fiume di fango che sta travolgendo la Lega Nord scaturisce proprio da una sorgente genovese, città in cui l’ex tesoriere Belsito faceva il bello e il cattivo tempo. Rixi, maroniano, scommette sul contrario,  si è detto certo che sul suo risultato elettorale non vi sara’ alcun effetto, ”anzi”.

Sulla performance di Paolo Putti, operatore sociale ed esponente del Movimento 5 Stelle si appuntano gli sguardi non solo dei genovesi ma di chiunque sia interessato a misurare l’intensità di questo tanto evocato vento dell’anti-politica. Contro Grillo si sono spesi non solo Bersani, che qui a Genova ha chiuso la campagna elettorale del Pd, ma anche il cardinal Bagnasco che senza fare nomi ha squarciato il silenzio obbligatorio pre-voto.

 

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