Consiglio dei ministri: un decreto legge per la sospensione dei processi

Il progetto governativo di “processo breve” è stato all’origine di una chiusura di giornata al calor bianco nell’aula del Senato italiano.

Alla fine il presidente Renato Schifani ha deciso di ospendere la seduta, convocando i capigruppo nel suo ufficio mercoledì mattina alle 9.

Il dibattito ha avuto un momento esilarante quando Schifani, di fronte all’incalzare dell’opposizione sulla notizia che il governo sta per presentare un decreto legge per sospendere i processi, ha saputo trovare solo questa spiegazione: “Non mi faccio condiionare da un’agenzia” di stampa.

La tensione era già palpabile da prima, ma è esplosa nell’Aula del Senato, impegnata nella discussione generale del ddl sul processo breve, quando la presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro ha prenso la parola per chiedere la sospensione della seduta e convocare il gruppo del Pd, alla luce delle notizie di agenzia che riferivano dell’imminente presentazione di un decreto che sospenderà i processi.

Schifani non ha esitato un istante nella replica. “Non posso farmi condizionare da un’agenzia di stampa. Non mi lascio trascinare dalla polemica politica, nel rispetto dei diritti dell’opposizione. Ho detto e ripeto che a questa presidenza non sfugge che ieri sera sono stati presentati emendamenti innovativi e ribadisco che questa presidenza si impegna a convocare la Conferenza dei capigruppo”.

La precisazione di Schifani non ha affatto rasserenato gli animi. “E’ un provvedimento che offende il Parlamento. Le chiedo di difendere la dignità del Parlamento”, ha tuonato Luigi Zanda, vice presidente dei senatori del Pd, che ha rinnovato la richiesta di sospensione della seduta.

Ha replicato Schifani: “Questo Parlamento, allo stato attuale non è stato offeso da nessuno. Questo è un dibattito politico, la politica si fa fuori dell’Aula … parliamo dei provvedimenti”.

Dai banchi delle opposizioni, però, la contestazione non si sono placate e diversi senatori del Pd e dell’Italia dei Valori hanno preso a tamburellare le mani sui banchi. A quel punto Schifani ha deciso di sospendere la seduta per cinque minuti.

Dopo una ventin di minuti, il presidente del Senato Renato Schifani ha sospeso la seduta e convocato per domani la conferenza dei capigruppo,alle 9, prima della seduta in Aula. La proposta di convocare la Conferenza è stata avanzata in Aula, oltre che dai gruppi di opposizione, anche dal presidente dei senatori del PdL Maurizio Gasparri.

E  veniamo alla causa che ha scatenato la bagarre.

Ha spiegato Zanda: “Al presidente Schifani ho chiesto di difendere e rispettare il Parlamento che rischia di essere offeso e truffato ancora una volta con provvedimenti stravolti da maxiemendamenti e adesso con l’ipotesi di un decreto legge ad hoc che sospende i processi”.

Ha aggiunto Zanda: “Schifani dimentica che la posta in gioco è lo Stato di diritto. Abbiamo formulato una richiesta elementare: che il governo smentisse di voler sospendere i processi per decreto”.

Il Governo pensa ad un decreto legge per sospendere i processi in cui è coinvolto il presidente del Consiglio. Mercoledì  13 gennaio, infatti, il Consiglio dei ministri dovrebbe esaminare un decreto legge per la sospensione di tre mesi dei processi durante i quali non sia stata data la possibilità all’imputato di chiedere il rito abbreviato, in presenza di una nuova contestazione del Pm avvenuta durante il procedimento.

I tecnici del Governo hanno studiato un provvedimento che, rifacendosi alla sentenza 333 della Corte costituzionale del 14 dicembre scorso, consente di bloccare fino a tre mesi anche i processi in corso che vedono imputato  Berlusconi.

La proposta è stata illustrata nella mattinata di martedì 12 dicembre dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Secondo la Costituzione, infatti, un decreto legge deve contenere i requisiti di «necessità e urgenza» che, in caso di firma del capo dello Stato, vengono avvallati. Ma proprio su questo punto tra Palazzo Chigi e Quirinale non c’è sintonia. Napolitano avrebbe visionato il testo esprimendo una serie di perplessità. Poi i tecnici avrebbero limato il testo tenendo conto anche dei rilievi del Quirinale.

Immediata la reazione critica del Partito Democratico. «Aspettiamo il testo – spiega la capogruppo della commissione Giustizia del Pd alla Camera Donatella Ferranti –  ma è chiaro il tentativo di strumentalizzare la sentenza della Consulta, che amplia i diritti dell’imputato, per bloccare i processi del premier. Sarebbe l’ennesima mancanza di rispetto nei confronti dell’intelligenza dei cittadini, del lavoro parlamentare e l’ulteriore intervento ad personam».

Il Pd, intanto, annuncia il ricorso all’ostruzionismo per bloccare l’iter della legge sul legittimo impedimento. Scelta che non piace al ministro della Giustizia, Angelino Alfano: «Il legittimo impedimento altro non é che il diritto a governare di chi è stato chiamato dal popolo. E il processo breve serva a assicurare un principio di civiltà: una data certa entro cui il cittadino può sapere se é colpevole o innocente».

In una intervista al Tg1, Alfano ha anche spiegato che nel vertice con Berlusconi si è «ribadita l’esigenza di andare avanti sulla riforma della giustizia al servizio dei cittadini, fatta di velocità dei processi e di riforma della Costituzione». E sulla riforma complessiva della giustizia ha aggiunto; «la nave è salpata», spiegando che l’esecutivo intende farla in «tempi molto rapidi». L’obiettivo è la «parità tra accusa e difesa per assicurare a ogni cittadino che si deve difendere in un processo di avere gli stessi strumenti e poteri di chi lo accusa».

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