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Consip, Russo, Romeo e la tangente a Dubai, no meglio Londra

di Marco Benedetto |4 Marzo 2017 12:36

Consip, Russo, Romeo e la tangente a Dubai, no meglio Londra

Consip, Russo, Romeo e la tangente a Dubai, no meglio Londra

Si parla anche di una tangente da 100 mila euro anno da versare a Dubai nella informativa dei carabinieri del Noe alla magistratura sullo scandalo Consip-Romeo che coinvolge anche il padre di Matteo Renzi, Tiziano. Secondo il documento, di fronte alla obiezione che Dubai è un Paese troppo a rischio per cente operazioni, fu scelta Londra.

È un dettaglio di quanto raccontano sulla Stampa di Torino Edoardo Izzo e Grazia Longo, in un articolo che compensa con le citazioni dalla informativa dei carabinieri la mancanza di notizie sull’ interrogatorio di Carlo Russo, altro protagionsta della inchiesta, toscano, vicino al giglio magico di Renzi. Russo  si è avvalso della facoltà di non rispondere di fronte al pm di Napoli Henry John Woodcock e il collega romano Mario Palazzi.

Russo, scrivono Izzo e Longo, “è protagonista chiave delle indagini congiunte delle procure di Roma e di Napoli. Dall’informativa dei carabinieri del Noe emerge il suo ruolo nell’«accordo quadro», con l’imprenditore campano Alfredo Romeo arrestato per corruzione”.

Ecco l’episodio della tangente a Dubai.

“Per la mediazione di Russo e «acquisito preventivo assenso da Tiziano Renzi all’avvio delle illegali dazioni», Romeo manifesta «l’intenzione di devolvere 100 mila euro netti all’anno a Russo, attraverso l’affidamento di contratti di consulenza proprio nel settore della valorizzazione alberghiera». In realtà, «Russo aveva tirato in ballo Dubai, ma Romeo aveva scartato l’ipotesi ritenendolo un Paese troppo a rischio per realizzare siffatte operazioni». Meglio sfruttare «l’esistenza della società londinese gestita dal figlio Francesco Romeo». Una consulenza fittizia pagata su un conto inglese”.

Russo garantisce a Romeo di essere tramite con Tiziano Renzi per la mediazione con l’amministratore delegato Consip Luigi Marroni e il ministro dello Sport Luca Lotti, all’epoca sottosegretario alla presidenza del Consiglio:

“Carlo Russo propone a Romeo di «incontrarlo insieme a Marroni. “Lo vediamo insieme… perché il triangolo è quello insomma”». Gli investigatori annotano che «il triangolo a cui fa riferimento il Russo fa capo a Tiziano Renzi, Luigi Marroni ed al sottosegretario Luca Lotti, storico braccio destro di Matteo Renzi».

I servizi segreti ed il rapporto con l’intelligence sono un chiodo fisso per Romeo. Il 27 settembre 2016 Romeo racconta al telefono

“di aver incontrato (su suggerimento del giudice di Napoli Antonio Panico) Fabrizio Ferragina, un ex della Finanza considerato vicino ai servizi. «Mi ha detto che è uno vicino a Matteo Renzi, uno del “Giglio d’Oro” – spiega Romeo a uno scettico Italo Bocchino -. Mi ha detto (Ferragina) che dalle intercettazioni emerge che Lotti parla bene di me». […] Romeo conclude spiegando che «Ferragina dice che se vince la Clinton può diventare il numero uno»”.

Nel rapporto dei carabinieri è anche riferito che un capotreno riferisce a Alfredo Romeo il tentativo, fallito, dei carabinieri di mettere mano sul suo cellulare mentre viaggia verso Roma:

“Questa mattina al treno incontro il capo stazione (in realtà era un capotreno) il quale intenerito… mi dice … io non ce la faccio più glielo devo dire perché per affetto perché lei prende il treno sempre una volta a settimana… (incomprensibile) lei è un signore una persona perbene poi quando io le chiesi di fare un colloquio a mia moglie lei me lo fece fare subito… poi non è andato va bene … però io capisco… però io glielo devo dire… lei è stato oggetto di un’aggressione sul treno ma che non era prevista così, era prevista molto più grave”.

Russo garantisce più volte a Romeo di aver perorato la sua causa con Luca Lotti. Gli dice tra l’altro che, annotano i carabinieri,

“durante l’ultimo incontro avuto con Luca ha avuto modo di riferire all’allora sottosegretario di Stato in questione di aver perorato la causa di Romeo e soprattutto di avergli detto che Romeo pur essendo stato incarcerato per 70-80 giorni non ha reso dichiarazioni che chiamassero altri soggetti in correità. Proprio a voler rimarcare l’affidabilità del Romeo che, se arrestato, non riferirà nulla ai magistrati sul conto del Russo e del Lotti». In un altro passaggio si accenna alla spasmodica ambizione di Romeo di incontrare Lotti. «L’incontro sembra essere stato accettato dal Renzi Tiziano e a questo punto Romeo chiede se sia possibile incontrare anche Luca Lotti e Russo gli risponde: “la facciamo. Facciamo tutto avvocato”; quindi si tratta adesso solo di aspettare la data per l’incontro”.

Ma di questo incontro, rilevano i due giornalisti della Stampa “non v’è traccia”. Se Romeo non canta in carcere…

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