Conte al Quirinale oggi: perché Conte si dimette e cosa succede ora. Governo di unità nazionale o elezioni?

Oggi Conte si dimette e poi va al Quirinale. La crisi di governo è ufficialmente aperta ma tutti si chiedono che succede ora. Le ipotesi sono sostanzialmente tre: Conte ter, governo di unità nazionale o elezioni anticipate.

Governo Conte ter vorrebbe dire trovare i numeri per assicurarsi la maggioranza al Senato (alla Camera, almeno per il momento, tiene). Difficile ma non impossibile. Governo di unità nazionale: vuol dire aprire le porte ad altre forze politiche (Forza Italia? Rientro di Italia viva?). In questo caso dovrebbe cambiare il presidente del Consiglio. Perché è del tutto evidente che Conte non sarebbe più adatto a garantire una unità almeno di facciata. Governo di unità nazionale perché scongiurerebbe l’ipotesi elezioni in un momento così delicato per il Paese. Con tutto quello che ne consegue. Ad esempio che salterebbero alcune misure necessarie, come i Ristori. Possibilità? Difficile, ma non impossibile.

Elezioni anticipate: in questo caso si potrebbe andare a votare non prima di maggio/giugno. Il governo potrebbe svolgere le funzioni corrente (si dice così), cioè sbrigare quelle pratiche istituzionali e burocratiche. Ma non potrebbe, ad esempio, emanare decreti. Per esempio quello sui Ristori. Siamo sempre lì. Possibilità? Difficile, ma a questo punto forse è l’opzione più probabile.

Conte si dimette e poi va al Quirinale

La mattina di martedì 26 gennaio Giuseppe Conte si recherà al Quirinale per dimettersi. Alle 9 comunicherà al Consiglio dei Ministri la sua decisione di lasciare il governo, poi salirà da Mattarella per la formalizzazione. Da quel momento in poi diverse soluzioni entreanno negli scenari che dovrà valutare il Capo dello Stato. Che sicuramente avvierà consultazioni lampo con tutte le forze politiche.

Conte si dimette, che succede ora: Conte ter, governo di unità nazionale o elezioni

Dal reincarico al premier uscente per un “ter“, come a parole auspicano Pd,M5s e Leu, fino alla soluzione estrema dello scioglimento delle Camere. E quindi delle elezioni. Passando per un governo di unità nazionale. Ma affidato a chi? Il partito dei fan di Mario Draghi si va affiolendo. E non è detto che uno come Draghi accetti un ruolo simile in questo momento storico. Sembrerebbe una riedizione del Governo Monti. Un governo che piace all’Europa ma che piace molto meno alle forze che eventualmente sosterrebbero quel governo.

Il Movimento Cinque Stelle, a caldo, definisce il passaggio a un Conte ter “inevitabile” e “l’unico sbocco di questa crisi scellerata”. “Un passaggio necessario – prosegue una nota dei capigruppo pentastellati – all’allargamento della maggioranza”. Anche il Pd apre a un nuovo governo a guida dell”avvocato degli italiani’, ma sul come è ancora buio pesto.

Il centrodestra diviso tra unità nazionale e elezioni

Acque agitate anche nel centrodestra. Dove si fa più ampia la divisione tra chi, come Forza Italia si dice disponibile a un governo di unità nazionale. E chi, invece, come Lega e Fratelli d’Italia, guardano già alle urne. Nelle ore più calde interviene direttamente Silvio Berlusconi che prima smentisce “ogni trattativa per un eventuale sostegno al governo in carica”. Come dire, addio ‘responsabili’. Quindi propone una via d’uscita: “La strada maestra è una sola: rimettere alla saggezza politica e all’autorevolezza istituzionale del Capo dello Stato di indicare la soluzione della crisi, attraverso un nuovo governo che rappresenti l’unità sostanziale del paese in un momento di emergenza oppure restituire la parola agli italiani”.

Il segretario della Lega, Matteo Salvini, chiede invece che si fermino “i giochini di Palazzo” e si ridia “la parola al popolo” per avere un Parlamento e un governo “per cinque anni seri e legittimati, scelti dagli italiani”. Anche la Presidente di FdI, Giorgia Meloni all’ attacco: “L’Italia non si merita questo schifo”. 

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