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Conte-bis, Di Maio alza la posta: “Nostri punti nel programma o si torni a votare”

di Daniela Lauria |30 Agosto 2019 21:52

Luigi Di Maio in conferenza stampa al termine delle consultazioni col premier incaricato Giuseppe Conte (Foto Ansa)

Luigi Di Maio in conferenza stampa al termine delle consultazioni col premier incaricato Giuseppe Conte (Foto Ansa)

ROMA – Quando tutto lasciava presagire un finale in discesa della trattativa per il Conte-bis, ecco che il capo politico M5s, Luigi Di Maio, è tornato ad alzare la posta. Al termine dell’incontro nella Sala dei Busti di Montecitorio col premier incaricato, Giuseppe Conte, Di Maio ha rilasciato dichiarazioni che hanno tutto il sapore di un aut aut ai futuri alleati del Pd: “Abbiamo presentato alcuni punti al presidente Conte – ha detto – che riteniamo imprescindibili. Se verranno accolti bene, altrimenti meglio andare al voto e, aggiungo, anche presto”.

Punti che da 10 sono passati a 20. Pochi minuti prima, Di Maio aveva sostanzialmente anticipato la dura chiosa del discorso, invitando a non dare per scontata la formazione del governo giallorosso: “Oggi si potrebbe dar vita a un Conte bis – aveva detto – uso il condizionale perché sono stato molto chiaro: o siamo d’accordo a realizzare i punti del programma o non si va avanti”.

Ma ad ogni passo il discorso di Di Maio è stato improntato a una certa rigidità, almeno nei toni, anche nelle parti non incompatibili con le richieste della controparte Pd. A partire dal dl Sicurezza, per il quale il Pd ha richiesto sostanziali modifiche che vadano nella direzione indicata nei rilievi del Capo dello Stato: “Riteniamo che non abbia alcun senso parlare di modifiche ai decreti sicurezza – ha detto Di Maio – vanno tenute in considerazione le osservazioni del capo dello Stato ma senza modificare la ratio di quei provvedimenti. Ho detto – ha aggiunto – che non rinneghiamo questi 14 mesi di governo”.     

E ancora: “Netta contrarietà alla patrimoniale. Il carico fiscale è anche disordinato a causa della burocrazia, e questo dovrà essere un governo pro-imprese. L’aumento dell’Iva va bloccato”. Un riferimento infine all’ambiente: “La protezione non è uno slogan”. Quanto alla spartizione dei ruoli ha aggiunto: “Per due volte ho rinunciato alla premiership. Gli attacchi di questi giorni ci dicono: cambiano le maggioranze ma gli obiettivi restiamo sempre noi. Questo non è il momento degli attacchi, ma del coraggio”.

Un irrigidimento, quello del vicepremier, che non ha mancato di suscitare reazioni negative in casa Pd, a strettissimo giro: la prima è giunta con un tweet del vicesegretario Andrea Orlando, che ha definito “incomprensibile” la conferenza stampa di Di Maio, chiedendogli con “chiarezza” se “ha cambiato idea”. Anche i toni usati per i decreti sicurezza non sono stati graditi da alcuni democratici, in primis a Matteo Orfini, che è tornato a reclamare con forza l’abrogazione totale dei provvedimenti, in luogo di semplici modifiche.

Prima di Di Maio, a incontrare Conte era stata la delegazione del Pd, guidata dal segretario Nicola Zingaretti, che aveva incentrato le proprie dichiarazioni sui capisaldi programmatici che a suo avviso dovrà avere il prossimo esecutivo. Zingaretti ha ribadito la necessità del “taglio delle tasse sui salari medio bassi come elemento di giustizia” e per il rilancio dei consumi” e del lavoro “con un vero e proprio piano di investimenti pubblici e incentivi per investimenti privati, le infrastrutture green e per industria 4.0″, oltre che a una “rivoluzione del concetto di diritto allo studio, con la gratuità dall’asilo all’università per i redditi medio-bassi”. 

Fonti: Agi, Ansa
 
 

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