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Conte: “Mes ha una brutta fama, non dimentichiamo la Grecia”. poi rilancia Eurobond e attacca Olanda e Germania

ROMA  – Giuseppe Conte torna a dirsi “scettico” in un’intervista a Sueddeutsche Zeitung, uno dei più importanti quotidiani tedeschi, e rilancia la battaglia sugli Eurobond in vista del Consiglio europeo del 23. Quanto al Mes che divide la sua maggioranza, il premier ricorda i danni provocati in Grecia e ribadisce che verificherà se è davvero senza condizioni.

Il premier cita la presidente della commissione Ursula Von Der Leyen e dichiara che “non c’è nessun dubbio che siamo stati lasciati soli” nell’emergenza coronavirus: “Anche Ursula von der Leyen si è scusata per questo a nome dell’Unione europea, nell’Europarlamento – dice il premier al giornale tedesco -. Devo dire che ho molto apprezzato questo gesto”. 

Poi rilancia, come sta facendo nei contatti di questi giorni con i leader europei, la richiesta di Eurobond o comunque “titoli comuni” nell’ambito di un piano che deve essere – dice Luigi Di Maio – da 1500 miliardi. “In gioco c’è l’Europa”, concorda Conte con Macron.

Conte poi attacca quando ricorda, perché Angela Merkel senta, che il “surplus commerciale” della Germania frena l’Ue e che le regole fiscali olandesi danneggiano l’Italia. Queste le sue parole sull’Olanda: “Prendiamo l’esempio dell’Olanda, che con il suo dumping fiscale attrae migliaia di multinazionali, che trasferiscono lì la propria sede, ed ottengono un flusso di entrate fiscali massicce, che vengono sottratte ad altri partner dell’Unione: 9 miliardi di euro ogni anno, come riporta un’analisi di Tax Justice Network”. 

Conte attacca ancora: “Adesso viene sostenuto che gli italiani vorrebbero soltanto che gli altri Stati pagassero i loro debiti. Questa illazione non è soltanto sbagliata, ma è sconcertante. La storia dimostra il contrario: ogni volta che si è trattato di aiutare a rimettere in piedi Paesi ridotti in
rovine da eventi epocali, l’Italia è sempre stata in prima linea: per esempio dopo la Seconda guerra mondiale”.

Conte, nell’intervista alla Sueddeutsche Zeitung aggiunge: “In quel caso non solo prestammo solidarietà, ma aiutammo a generare una visione del futuro: alla fine nacque il
progetto europeo”.

“Anche adesso – conclude Conte – che ci troviamo tutti colpiti da un evento rispetto al qualenessuno può fare qualcosa, c’è bisogno di solidarietà gli uni con gli altri”. Poi un accenno ai luoghi comuni sull’Italia: “Alcuni luoghi comuni mi fanno sorridere, altri non li trovo affatto divertenti. Tra questi quello di uno Stato spendaccione”.

“A questo riguardo, sottolineo che negli ultimi ventidue anni, ad esclusione del 2009, l’Italia ha registrato un avanzo primario. Questo significa che i governi italiani hanno sempre speso meno di quanto incassato”.

“Il nostro deficit è dovuto alle somme pagate per gli interessi sul debito che abbiamo ereditato dal passato dai tempi della Lira. Quindi, non solo lo Stato italiano non è spendaccione, ma rispetta i criteri europei sul deficit”, afferma.

“Invece del 2,2 per cento del Pil che era stato concordato, abbiamo realizzato l’1,6 per cento – spiega ancora Conte -. E onoriamo sempre regolarmente i nostri debiti”. “Gli addetti ai lavori sanno bene che l’Italia è un pagatore molto affidabile, direi eccellente. L’Italia è anche, come la Germania, un contributore netto nell’Ue, anche se questo viene spesso dimenticato”, conclude.

Ma il solco tra Pd e M5s si allarga: i democratici chiedono ai pentastellati di prendere le distanze da Di Battista che evoca un’Ue senza Italia e invoca un asse con la Cina, fuori dal patto atlantico.

Il governo si regge sull’europeismo – dicono dal partito di Zingaretti – se salta questo, salta tutto. Le fibrillazioni aumentano e al Quirinale non sfuggono i movimenti che sembrano segnare la fine della “quarantena” politica.

L’appello del presidente Sergio Mattarella alla collaborazione tra le forze politiche per affrontare l’emergenza non ha mai davvero attecchito. Ma ora sembrano riprendere manovre per cambi di governo. Persiste una suggestione di esecutivo tecnico, magari con un nome come Mario Draghi alla guida. Non solo però, come dice Conte, è difficile che l’ex presidente della Bce si faccia “tirare per la giacchetta”, ma appare anche arduo che si formi una maggioranza larga in Parlamento per un governo tecnico (ricorre anche il nome di Vittorio Colao, di cui Conte esclude un ingresso nel governo).

L’altro sbocco, se si aprisse una crisi, potrebbero essere le elezioni, ma quello scenario per il Colle non è all’ordine del giorno, anche perché l’instabilità non aiuterebbe né sui mercati né nella lunga partita in Ue che si aprirà in Europa.

Il terzo scenario è quello di cui si discute in queste ore negli ambienti parlamentari: un cambio di maggioranza, magari con l’ingresso di Fi e l’uscita di un pezzo del M5s. Matteo Renzi si dice concentrato sulla ripartenza ma fonti di Iv non escludono che a fine maggio si apra il varco a un nuovo governo, magari con premier tecnico o Pd.

O un Conte ter? A questo scenario credono coloro che vedono nell’intervista di Conte al Giornale di proprietà di Silvio Berlusconi come un segnale a Fi. Che il Cavaliere tenga una linea più dialogante e possa valutare l’adesione alla maggioranza in nome della responsabilità, non è un mistero.

Contatti tra Fi e maggioranza ci sarebbero stati anche per le nomine ma non andati in porto. Proprio sulle nomine e sulla battaglia contro la riconferma all’Eni di Claudio Descalzi, Di Battista si è messo alla guida di una fronda M5s. Ma l’intesa chiusa venerdì sui vertici dellpartecipate, Descalzi incluso, sembra reggere” (fonte: Ansa).

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