Giuseppe Conte pierino annuncia: accordo commercio c'è. Infatti Trump manda tutti a vaffa Giuseppe Conte pierino annuncia: accordo commercio c'è. Infatti Trump manda tutti a vaffa

Conte pierino annuncia: accordo commercio c’è. Infatti Trump manda tutti a vaffa

Giuseppe Conte pierino annuncia: accordo commercio c'è. Infatti Trump manda tutti a vaffa
Conte pierino annuncia: accordo commercio c’è. Infatti Trump manda tutti a vaffa (foto Ansa)

ROMA – Conte pierino sono le undici del mattino laggiù in Canada e il neo capo del governo italiano è il più svelto e il più ciarliero [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play]. Conte il più pronto a raggiungere le postazioni tv e in favor di telecamere annuncia, è letteralmente corso ad annunciare: c’è l’accordo sul commercio internazionale, l’accordo c’è.

Infatti l’accordo c’è talmente che ci vorranno un’altra trentina di ore di riunioni, discussioni, contrasti tra i premier del G7 per faticosamente stendere uno straccio di testo di comunicato finale congiunto che diceva nulla, diceva solo che c’erano problemi che si sarebbe tentato di studiare e risolvere. La Merkel accompagnava il comunicato congiunto tra i sette paesi più industrializzati con l’avvertenza: “Restano molte divergenze e contrasti”. Alla faccia dell’accordo, ma almeno c’era il comunicato congiunto, la pezza, provvisoria e di cartone, ma almeno la pezza al fallimento del G7.

Comunicato congiunto? Neanche per idea. A Trump già in volo sull’ Air Force One direzione Singapore giravano le scatole. Tanto da dare ordine ai funzionare Usa in Canada di ritirare la firma americana anche allo straccio di comunicato congiunto. Lui Trump non vuole firmare neanche una cartolina congiunta fino a che Trudeau, Merkel, Macron, May e compagnia bella non fanno ammenda e penitenza per usare gli Usa come Il “salvadanaio porcellino da scassinare”.  Anzi dall’alto dei cieli Trump faceva sapere che gli sta proprio girando di tassare, di metter dazi sulle automobili tedesche. Così la Merkel impara a stare a cuccia e quel Macron ha stufato, per non dire del canadese Trudeau battezzato “debole e disonesto”.

Proprio un bell’accordo, non c’è che dire. A conclusione Merkel diceva: “Distrutta l credibilità del G7”. Eppure Conte aveva annunciato alla stampa l’accordo come cosa fatta. Esclusa l’ipotesi che Giuseppe Conte al suo primo vertice internazionale non abbia capito letteralmente cosa dicevano i suoi partners. Resta quella molto più concreta e plausibile che Conte abbia “pettinato” la sua prima uscita davanti alla stampa internazionale. Pettinato l’uscita come ai tempi (sembra passato un secolo ma solo poche settimane fa) aveva pettinato il suo curriculum.

Abbellire la realtà, un po’ per calcolo e un po’ per vanità. Tanto chi se ne accorge? I giornalisti? Se se ne accorgono e lo dicono in giro ai giornalisti si dice: schiavi del passato. Provare ad essere un furbetto della realtà, che in Italia non è peccato ma virtù. E se va male non si paga pegno, neanche un po’ in termini di credibilità. Se invece va bene si fa la figura del più figo del bigoncio. Quindi Giuseppe Conte forte di queste motivazioni e missioni eccolo che alle undici del mattino va ad annunciare l’accordo che non c’è con un sorriso che dice: l’accordo è un po’ anche merito mio.

Poi, molto soddisfatto del primo passo, Conte si accinge a quelli successivi. Sorridere, toccare con mano, seguire passo passo, scodinzolare mediaticamente intorno e dietro Donald Trump. Correre a dirsi d’accordo con Trump per riammettere subito la Russia al G8. Salvo poi lasciar perdere dichiarando che non si può fare. Lasciar intendere che le sanzioni alla Russia vanno ritirate. Salvo poi spiegare che non si può fare.

Tutto questo Salvini da Roma lo chiama: “Bravo Conte, per la prima volta andare in sede internazionale a testa alta, senza il cappello in mano”. Una posizione talmente forzuta quella di Conte al G7 da non contenere neanche una parola, macché un sospiro di disappunto per i dazi commerciali. Che ci frega? L’Italia mica campa di export, no?

Ma ci sta, ci sta la narrazione di Conte pierino che nella realtà millanta l’accordo e Conte occhi dolci a Zio Trump che diventa nel racconto un Conte che batte i pugni sul tavolo. Se son pugni questi…Ci sta però la narrazione a rovescio in una politica facebook. Mentre Conte metteva in riga Merkel e Macron e la May e compagnia bella, nelle stesso ore Di Maio su facebook stangava le aziende italiane che delocalizzano o lo hanno fatto e quindi creava decine di migliaia di posti di lavoro. E’ la politica facebook ed ora è anche finalmente il governo facebook. Tutto avviene più e più volte su facebook, e solo lì.

Conte premier, su L’Espresso Marco Damilano lo ha battezzato il Forlani populista, insieme grigio e vanesio. Il bravo giornalista si fa guidare da assonanze e metafore che divulgano, quindi Conte premier gli ha fatto venire in mente il Coniglio Mannaro, quel misto di apparente inoffensività,  ingannevole inconsistenza esibita di un Forlani che parlava, parlava, parlava e nulla scientemente diceva.

Ma non è così, Conte non è il  Forlani populista e l’assonanza-metafora è auto consolatoria. Il Coniglio Mannaro apparteneva alla fauna degli animali dotati di senso dello Stato oltre che della propria sopravvivenza. Conte premier appartiene ad altra fauna, l’ha detto lui: avvocato del popolo, il popolo che deve difendersi dallo Stato. Lui, Conte premier, allo Stato e all’establishment  gli fa ruggiti, magari da coniglio, questo sì.

 

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