Conti correnti gratis, Monti: “Norma non in discussione”

ROMA – “Sui conti correnti per i pensionati sotto i 1500 euro” non si discute. Mario Monti è chiaro e nella serata di giovedì precisa che il primo obiettivo del governo è quello di convertire in legge la norma Poi, per provare a cambiare la parte sulle commissioni ci sarà tempo, magari con una norma ad hoc. Per ora sulla questione banche tutto resta com’è e soprattutto esce dalla discussione la norma che più delle altre ha scatenato la protesta dei bancari e la minaccia di dimissioni dei vertici dell’Abi.

Tutto inizia il 22 febbraio quando la commissione del Senato approva l’emendamento che consente ai pensionati che percepiscono un massimo di 1500 euro di aprire un conto corrente gratis e prelevare denaro senza commissioni. Si tratta nelle intenzioni di chi lo promuove di un provvedimento “cuscinetto” per salvaguardare quei pensionati che, proprio per il tetto sul pagamento in contanti a 1000 euro previsto dal “salva Italia” sono costretti ad aprire un conto corrente in banca.

Ma sulla gratuità, fino all’intervento di Monti, è stato lo stesso governo ad essere diviso e a passare, nei fatti, la palla al Parlamento. Secondo il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo, infatti, la norma rappresenta un “danno per le banche” e il governo “si riserva di intervenire” con un successivo provvedimento “data la difficoltà di introdurre modifiche in quello in esame”. Ovvero, intanto approvare e “punire” e poi modificare. Ma nel governo c’è chi la pensa in maniera decisamente diversa, come il sottosegretario allo Sviluppo, Claudio De Vincenti: “Sulla norma sui conti correnti – ha detto – assolutamente il Governo ha dato parere positivo. Vale ciò che il Parlamento ha deciso”.

Mario Monti, già nel pomeriggio di giovedì aveva invece puntato su un altro aspetto: ”La priorità oggi è l’approvazione del decreto di conversione. Eventuali modifiche a disposizioni attualmente contenute nel testo del decreto, che si rilevassero inadeguate, dovrebbero essere rinviate a ulteriori interventi”.  “Mi appello – ha detto il premier in commissione a Montecitorio – al senso di responsabilità della Camera, che ha avuto un ruolo più incisivo con il decreto salva-Italia, che è la madre di tutti gli interventi di politica economica di questo governo”. Insomma prima convertire e poi il Parlamento si assuma la responsabilità politica di cambiare.

Ma è proprio la “politica” l’altro aspetto del problema. Perché in linea generale sia Pd sia Pdl sarebbero disponibili a cambiare la norma sui conti correnti gratis ma nessuno si offre di fare il primo passo. E cosi’, la soluzione che dovrebbe evitare al sistema creditizio un salasso da 10 miliardi di euro in mancati ricavi, dovrebbe nelle loro intenzioni arrivare dal governo.

Nessuno dei partiti si vuole intestare una richiesta di salvataggio delle banche e, in un clima deteriorato nei rapporti all’interno della maggioranza, nessuno fa sconti a nessuno. Il nodo delle commissioni ”e’ un tema che non ci appassiona” chiarisce il segretario del Pdl, Angelino Alfano. Certo il suo partito non si opporra’ a chi si prendera’ la briga di risolvere il caso: ”Se c’e’ da correggere norme per noi non ci sono problemi. Se ne occupi il governo se lo vuole fare”. Ed anche dal Pd, artefice dell’emendamento che reso nulle le commissioni, glissa. ”Noi abbiamo dato la nostra disponibilita”’ ad un intervento del governo spiega la capogruppo al Senato, Anna Finocchiaro, ricordando che ”cosi’ ha fatto anche il Terzo Polo. Ora siano gli altri gruppi della maggioranza a pronunciarsi in maniera esplicita: ma vedo che nel Pdl ci sono delle incertezze”. Ma è proprio Finocchiaro, indirettamente, a far capire che sulla faccenda ci si raccapezza poco e nel dire che il decreto correttivo andrà fatto solo per i conti correnti gratis ammette: ”Gia’ cosi’ abbiamo difficolta’ non piccole”

Ed anche Casini si limita ad osservare che la ”norma e’ sbagliata e va rimossa” e che per farlo si puo’ immaginare un ordine del giorno in cui si chiede al governo” di intervenire. Che sia un ordine del giorno o una risoluzione bipartisan e’ ancora da vedere, perche’ il problema resta la firma in calce ad un provvedimento che aiuta un settore su cui, come dice l’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, aleggia ”’un clima di diffidenza e a volte di ostilita”. Tant’e’ che gli incontri di oggi con i vertici dell’Abi sono stati rivendicati da tutti come un’occasione per pretendere dal sistema creditizio un impegno maggiore sul credito a famiglie e imprese. Per l’Abi la giornata di confronto e’ stata invece fruttuosa: ”C’e’ stata attenzione. Si va verso una soluzione del problema, sia pure con diverse sfumature tra i diversi partiti” dice il presidente Giuseppe Mussari che ha ricevuto il sostegno dell’esecutivo dell’associazione che congela, cosi’, le dimissioni presentate da tutto il comitato di presidenza dopo la norma ‘azzera-commissioni’. Norma che per l’Abi sarebbe addirittura incostituzionale in quanto priva di copertura: ”le commissioni producono alla fine della catena un cospicuo gettito per lo Stato. Abolirle significa tagliare quel gettito”osserva il vicepresidente Antonio Patuelli.

Gestione cookie