ROMA, 16 NOV – ”Non investiremmo 500 miliardi e non andremmo in giro a dire che il paese e’ meglio di quello che sembra se non lo pensassimo”. Lo diceva qualche settimana fa l’amministratore delegato di Intesa, Corrado Passera, neo ministro per lo Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti (qui la lista completa dei nuovi ministri) parlando di un rischio default che per l’Italia ”c’e”’ così come pero’ la possibilità di farcela. Non siamo la Grecia, che pure deve essere salvata e su cui l’Europa ha commesso già tanti errori, diceva, noi dobbiamo salvarci da soli: ”qualcosa è stato fatto, ma adesso occorre fare bene i compiti”. E lui si è impegnato in prima persona per svolgerli.
In oltre trent’anni di carriera si è occupato di informatica, finanza, editoria, credito, amministrazione pubblica, ancora banche. Oggi, a 57 anni, il responsabile del Ministero di Via Veneto accetta la sfida di occuparsi del rilancio dell’economia italiana. Il banchiere è stato spesso dipinto con il cuore al centro che guarda a sinistra, (ha votato per le primarie del Pd), nominato da Prodi e Ciampi alla guida di Poste Italiane, è da decenni in sodalizio con il professor Bazoli, vicinissimo al leader dell’Unione.
Negli ultimi anni pero’ Passera si è sempre più smarcato da questa etichetta occupandosi, tra l’altro, e in prima persona, del risanamento di Alitalia, caro all’ex premier Berlusconi. In tutti questi anni, l’ex McKinsey (come il suo ‘rivale’ Profumo) si è guadagnato appellativi di ogni genere – manager decisionista, duro idealista, risanatore quando era alla guida di Poste Italiane. Per colui che tra le tante sfide vinte annovera appunto quella di Poste, definita anni fa dal Financial Times ”un’azienda che non è più motivo di imbarazzo nazionale”, l’etichetta di banchiere di “sistema” è però quella più duratura.
Quella che lo ha anche differenziato da Unicredit. Quando quest’ultima guardava più all’Europa, Passera all’Italia, Piazza Cordusio evitava operazioni finanziarie che potevano avere implicazioni politiche, Ca de’ Sass ne valutava comunque la fattibilità.
Nato a Como a fine dicembre del 1954, Passera è sposato, ha tre figli e uno in arrivo per i primi mesi del prossimo anno: due dal primo matrimonio, Luigi e Sofia, l’ultima Luce nata poco più di un anno fa dalla seconda moglie Giovanna Salza. Laurea alla Bocconi di Milano (come Monti) e un master in Business Administration alla Wharton School di Philadelphia, il neo ministro si dimostra fin dai suoi primi passi nel mondo del lavoro un enfant prodige. Inizia la carriera come manager all’Olivetti e, dopo un’ esperienza in McKinsey (1980-1985), torna a Ivrea dove diventa braccio destro dell’ingegnere, presidente, amministratore delegato e direttore generale della Cir.
E’ di quegli anni la sua prima esperienza nel mondo del credito: dall”88 al ’95 è vice presidente del Credito Romagnolo. Sempre per De Benedetti, Passera sbarca nel mondo dell’ editoria diventando prima direttore generale della Mondadori e poi vice presidente e amministratore delegato del Gruppo Espresso-Repubblica. In quelle vesti – è l’inizio degli anni Novanta – si trova a fronteggiare ptoprio Silvio Berlusconi sul lodo Mondadori. Dal 1992 al 1996 è amministratore delegato di Olivetti nel periodo della grande ristrutturazione dell’informatica e dell’ avvio di Omnitel e di Infostrada nel mondo della telefonia.
Lascia Ivrea nel 1996 per diventare amministratore delegato dell’Ambroveneto al fianco di Bazoli, che per la nuova banca punta su un manager con esperienze nel mondo dell’industria. Quando pero’ va in porto l’acquisto della Cariplo, la scelta di capo azienda cade su Carlo Salvatori.
Passera tenta di mettersi in proprio lanciando un progetto di banca virtuale, ma quell’idea rimane nel cassetto perchè proprio in quei giorni arriva la telefonata dell’allora presidente del Consiglio, Romano Prodi che, assieme al ministro del Tesoro dell’epoca, Carlo Azeglio Ciampi, lo sceglie come l’uomo su cui puntare per risanare le disastrate Poste. Passera si rimbocca le maniche – look per lui abituale, come dimostrano le numerose foto che lo ritraggono informalmente in camicia – e trasforma il monolite romano prima in una Spa e poi, grazie anche al piano di impresa da lui pensato e progettato, in un’azienda pronta a fare utili. Proprio sul traguardo torna al timone di una grande banca, Intesa, che poi si unirà al Sanpaolo di Torino. Adesso la sfida politica sotto i riflettori dell’Europa e del mondo intero.