ROMA – Italia Unica, il nuovo partito che Corrado Passera ha lanciato domenica 23 febbraio 2014 a Roma, è nelle cronache dei giornali di lunedì.
Con la precisione di n amministratore delegato che riferisce ai suoi azionisti e l’entusiasmo e la passione di un cittadino che non ne può più, Corrado Passera ha tenuto l’attenzione delle centinaia di persone raccolte alle quattro di un pomeriggio di quasi primavera e di stupido e insensato blocco delle auto nella Arancera di San Sisto, davanti alle Terme di Caracalla a Roma.
Era, ha notato Andrea Garibaldi sul Corriere della Sera, un
“pubblico elegante e moderato”
al quale Corrado Passera ha illustrato il suo
“piano per mettere in circolo 400 miliardi”.
Ecco come:
“1. Lo Stato dovrebbe rimborsare subito 100 miliardi di debiti nei confronti delle imprese, non solo i 15 l’anno che sta restituendo dopo l’iniziativa del Governo Monti. Come? «Usiamo 20-30 miliardi dell’immenso patrimonio pubblico per capitalizzare la società che dovrà anticipare le somme ai creditori».
2: mettere nelle buste paga dei lavoratori il Trattamento di fine rapporto che si matura da ora in avanti, senza oneri fiscali né contributivi.
3: possibilità per aziende e lavoratori di contrattare due mensilità in più all’anno senza oneri fiscali né contributivi a fronte di forti aumenti di produttività.
4: 200 miliardi di credito a famiglie e imprese da parte della Cassa depositi e prestiti, in un ruolo modellato sulla Banca pubblica per gli investimenti tedesca.
Poi, ci sono gli investimenti: 50 miliardi di cantieri già finanziati, 40 miliardi di lavori finanziati dai Fondi strutturali europei, che l’Italia è abituata a buttar via in mille rivoli, 30 miliardi da investimenti privati in ricerca e innovazione favoriti da un credito d’imposta, 30 miliardi da investimenti che si autofinanziano, come recupero del dissesto idrogeologico, che si paga con i mancati costi dei disastri evitati.
Sulle tasse, Passera propone un popolarissimo taglio di 50 miliardi. Da coprire in che modo? Risparmi non lineari sugli sprechi pubblici, come i dieci miliardi di contributi regionali a pioggia, recupero di entrate non incassate (bollette e sanzioni amministrative), recupero di evasione fiscale.
Passera ha anche spiegato che
“Italia Unica non sarà né di destra né di sinistra, il progetto è offrire un’alternativa «a quel 60 per cento di italiani che non va a votare o vota scheda bianca». La situazione «è gravissima, ci sono 10 milioni di persone con problemi di lavoro e paura del futuro, metà degli italiani, se si considerano anche i loro familiari». Eppure – ecco l’altro slogan – «Si può e si deve», nel senso di cambiare. Perché ancora facciamo 400 miliardi di esportazioni in settori competitivi, perché abbiamo grandi risorse culturali, artistiche e ambientali, sia pur «immeritate», perché le famiglie, le comunità, il terzo settore sono solidi. Però, «non è più tempo di piccoli passi».
I tempi del movimento non sono stati pensati in funzione del governo appena nato di Matteo Renzi, se non per influenzarlo nei contenuti. Passera ne parla subito, in modo da sgombrare il campo da equivoci. Augura al nuovo esecutivo «quattro anni» di «ambizioni e capacità» che sono mancate ai tre governi che lo hanno preceduto. Quindi, «non sia un esecutivo di transizione».
Italia unica nasce per «unire », movimento di competenze. Ma è chiara l’impronta centrista. Passera dice di ispirarsi a Papa Francesco, e fa sua una frase del Pontefice: «Sentitevi custodi di tutto e di tutti».
Centrista, anche su un argomento scottante come la legge elettorale. L’Italicum non piace all’ex ministro dello Sviluppo ed ex ad di Poste. «Se è vero che tantissimi non si ritrovano più in quest’offerta politica, l’Italia ci dice: ci vuole del nuovo. E la Seconda Repubblica risponde: non se ne parla, il nuovo si deve alleare con il vecchio ». Sotto accusa, la spinta ad aggregare i partiti fin dal primo turno e le liste bloccate.
Per il resto il programma economico di Passera ha una chiara impronta liberale. Più coraggioso di quello abbozzato da Renzi e diverso anche dall’impostazione che lo stesso ex manager ha avuto in passato. Rispetto al piano che a suo tempo redasse per il capo dello Stato Giorgio Napolitano, ad esempio, non c’è la patrimoniale. «Siamo contrari a qualsiasi ipotesi di nuova tassa e assolutamente contrario all’idea di una patrimoniale», ha precisato. Sull’idea del governo di tassare le rendite finanziarie, comprendendo anche i Bot in alcuni casi, Passera non si sbilancia: «vediamo i dettagli».
La cura shock all’economia italiana consiste nel «mobilitare almeno 400 miliardi, mettendo soldi veri in tasca alle famiglie e alle imprese ». Riduzione della pressione quantificata: «Le tasse ci stanno dissanguando. Dobbiamo porci l’obiettivo di ridurre di 50 miliardi il carico fiscale, a fronte della riduzione di costi ». Nell’immediato, per dare fiato alle famiglie, sposa l’idea di mettere in busta paga dei lavoratori, su richiesta, il Tfr. Poi dare la possibilità alle imprese di contrattare fino a due mensilità in più all’anno, senza oneri fiscali e contributivi. Versione rafforzata del salario di produttività detassato di Berlusconi e Sacconi.
Poi la lotta all’evasione, che va condotta con metodi non punitivi. «Restituiamo l’Iva a chi paga con moneta elettronica»; per disincentivare l’evasione «bisogna premiare chi paga». Poi il rilancio del credito tramite l’aumento di capitale della Cassa depositi e prestiti. Ce n’è anche per la previdenza, con la possibilità data alle aziende di congelare gli aumenti dell’età dell’anzianità previsti dalle ultime riforme. Programma ambizioso e impegnativo. Pensato per il medio termine e per il post Renzi”.
Carmelo Lopapa, su Repubblica, forse convinto che di questi tempi lo stile è il messaggio, punta sugli aspetti estetici:
Si toglie la giacca con studiata lentezza sotto i riflettori. Niente cravatta, camicia informale, molto Renzi style,solo celeste e non bianca. La tecnica però è un po’ quella: solo lui sul palco, davanti a un leggio per un’ora e 40 minuti di discorso fiume. Moglie e figli in prima fila. Nessun volto noto: ha chiesto di non partecipare agli amici banchieri e ai politici più vicini. C’è giusto l’avvocato Giulia Bongiorno, ma in quanto amica. Sono rimasti a casa Marco Follini, per esempio, e l’ex collega di governo Corrado Clini, tra gli altri.
Corrado Passera, 59 anni, ex ad di Banca Intesa e di Poste, ex ministro allo Sviluppo del governo Monti, esce allo scoperto. Eccolo, sotto il simbolo stilizzato di “Italia unica”, questo il nome. Lo fa dopo mesi di gestazione e settimane di indiscrezioni, davanti ad alcune centinaia di simpatizzanti in una location romana piuttosto glamour, l’Aranciera di San Sisto.
Sale sul palco sulle note di Get Lucky dei Daft Punk e via. Ad ascoltarlo non c’è l’uomo della strada, ecco. Parecchi giovani, quasi tutti gli uomini in giacca e cravatta e donne non casual, nonostante la domenica pomeriggio (in piena concomitanza con le partite).
L’accelerazione di Renzi lo ha colto un po’ di sorpresa. La presentazione era in programma per i prossimi giorni, ma non avrebbe avuto senso dopo le dichiarazioni programmatiche di oggi al Senato. L’ex ministro boccia l’Italicum, la legge elettorale in cantiere che con lo sbarramento all’8 stroncherebbe iniziative terzistee piccole come la sua. «In quale Paese al mondo al primo turno non si va da soli e si penalizza chi non si coalizza? Facendo valere la metà i voti dei nuovi?» Accusa di voler imporre «al nuovo di allearsi col vecchio» e di riproporre le liste bloccate. Sulle riforme poche battute, «una Camera basta e avanza, essendoci Bruxelles e le amministrazioni locali». E bastano «12 ministeri».
Quindi, dopo un’elaborazione di dieci mesi, ecco il piano anticrisi, vero e proprio programma di governo in sette punti. Per farci cosa, al momento non lo specifica, dato che all’orizzonte non c’è nemmeno la presentazione alle Europee. Lo slogan c’è: in Italia «si può, quindi si deve». «Questo Paese è una casa bellissima, che però sta crollando», occorre una «ripassata fondamentale». Passera sostiene che si possono muovere «400 miliardi» di euro ridando fiato all’economia, grazie a una riduzione del carico fiscale e alla lotta all’evasione. Il rimborso dei debiti della Pa alle imprese varrebbe 100 miliardi, altri 100 miliardi di Tfr andrebbero rimessi nella disponibilità delle famiglie in busta paga. È il futuro felice (ma possibile) secondo Corrado Passera.
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