ROMA – La sentenza della Corte Costituzionale non ha bocciato tutto il Porcellum, ma solo due norme.
E se si tornerà ad elezioni senza che il Parlamento sia riuscito a riformare la legge elettorale, non si voterà con il Mattarellum ma con un proporzionale puro con una preferenza.
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I giudici della Consulta hanno prima ritenuto ammissibile il ricorso presentato dall’avvocato ottantenne Aldo Bozzi, primo firmatario della causa anti-Porcellum. Poi hanno bocciato le norme sulle quali la Cassazione, a maggio, aveva sollevato questioni di legittimità costituzionale,
ritenendole in contrasto con il principio di «uguaglianza del voto» dettato dall’articolo 48 della Costituzione e con quello sulla «rappresentanza democratica» (articolo 1, secondo comma, e articolo 67 della Costituzione)
Vediamo nel dettaglio le due norme bocciate dalla Corte Costituzionale.
PREMIO DI MAGGIORANZA. Spiega il Sole 24 Ore:
“La legge elettorale in vigore (il cosiddetto Porcellum) è un sistema proporzionale con premio di maggioranza. Alla coalizione che ottiene più voti sono assegnati alla Camera almeno 340 seggi, al Senato almeno il 55% dei seggi assegnati in ogni Regione.
Per la Cassazione (che con un’ordinanza lo scorso maggio ha delegato la Consulta a decidere sui rilievi sollevati da un avvocato milanese e da altri 26 ricorrenti) alla Camera il premio provoca un’alterazione degli equilibri costituzionali; al Senato, essendo diverso per ogni Regione, può addirittura rovesciare il risultato ottenuto dalle liste e coalizioni su base nazionale”.
LISTE BLOCCATE ADDIO.
“Il Porcellum, inoltre, prevede liste bloccate: l’elettore, quindi, non può esprimere alcuna preferenza. Per la Cassazione la Costituzione prevede invece il voto «diretto» e per questo aveva chiesto alla Consulta di giudicare se il meccanismo possa ritenersi costituzionale”.
COSA SUCCEDE ORA? LA CONSULTA LASCIA TEMPO AL PARLAMENTO.
“Se il Parlamento non si muoverà a breve, con la bocciatura del Porcellum da parte della Consulta non ci sarà la reviviscenza del precedente Mattarellum (75% maggioritario, 25% proporzionale), bensì un sistema simile a quello in vigore fino alle elezioni del 1992: un proporzionale puro con la possibilità di esprimere una preferenza.
Tuttavia i giudici costituzionali hanno deciso di dare una sorta di tempo supplementare al Parlamento: gli effetti giuridici decorreranno solo dopo la pubblicazione della sentenza che avrà luogo con tutta calma, come dice il comunicato della Corte «nelle prossime settimane». Con la sentenza saranno rese note anche le motivazioni. «Il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali», specifica la Consulta, confermando la piena legittimità delle Camere uscite dalle ultime elezioni”.
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