Cosentino, per la Cassazione è giusta la custodia cautelare

Pubblicato il 2 Marzo 2010 - 17:39 OLTRE 6 MESI FA

Nicola Cosentino

È “adeguata”la motivazione con la quale il gip del tribunale di Napoli ha confermato le esigenze di custodia cautelare nei confronti del sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino in relazione all’accusa di concorso esterno nell’associazione mafiosa del clan dei Casalesi. Lo sottolinea la Cassazione nella sentenza 8158 depositata e relativa all’udienza svoltasi lo scorso 28 gennaio. Nei confronti di Cosentino il Parlamento non ha dato il via libera all’esecuzione dell’arresto.

In particolare la Suprema Corte osserva che «l’accertamento dei dati fattuali dai quali sono stati desunti i gravi indizi di colpevolezza resiste alle censure esperibili con il ricorso diretto in Cassazione». Resta, inoltre, «intangibile dal sindacato di questa Corte la motivazione sviluppata dal gip per esprimere il proprio convincimento in ordine alla elevata probabilità di colpevolezza relativa al concorso esterno nell’associazione di tipo mafioso realizzatosi mediante il patto concluso con il sodalizio camorristico e il coinvolgimento nella società Eco4 operante nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti».

Ad avviso della Cassazione, da tutto ciò si deve trarre «il corollario che è immune da mende logiche e giuridiche, apprezzabili in questa sede, l’operazione di sussunzione dei fatti accertati nello schema di concorso esterno in associazione di stampo mafioso». L’emissione della richiesta di arresto per Cosentino – negato dalla Camera dei Deputati il dieci dicembre 2009 – è stata avanzata dal gip del Tribunale di Napoli nell’ambito di una inchiesta sui presunti rapporti, nati sin dall’inizio degli anni Novanta, tra l’attuale sottosegretario all’economia e vari esponenti del clan dei casalesi. I contatti sarebbero avvenuti prima con la famiglia Bidognetti e, in una seconda fase, con gli Schiavone. Cosentino sarebbe stato non solo il “referente politico” dei casalesi nella società Eco4 – incaricata della raccolta diretta dei rifiuti in numerosi comuni del casertano – ma anche il “cogestore”.

L’accusa è quella di aver ricevuto in più occasioni, e durante la militanza in diversi partiti, l’appoggio elettorale dei casalesi inserendoli, in cambio, nella gestione di imprese per la raccolta dei rifiuti nelle quali venivano assunte persone gradite ai clan. L’inchiesta ha fatto perdere a Cosentino la candidatura a governatore della Campania per il Pdl che gli ha preferito Stefano Caldoro. Lo scorso 19 febbraio, Cosentino – dopo un incontro con il premier Silvio Berlusconi – ha ritirato le dimissioni da sottosegretario e quelle da coordinatore del Pdl in Campania presentate il giorno prima, quando il suo partito aveva scelto di appoggiare la candidatura del centrista Domenico Zini, dell’Udc, alla Provincia di Caserta in cambio dell’appoggio del partito di Pierferdinando Casini alla corsa di Caldoro.