Cottarelli, spending review fase due e tre: riorganizzare e misurare efficienza

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Aprile 2014 - 11:56 OLTRE 6 MESI FA
Cottarelli, spending review fase due e tre: riorganizzare e misurare efficienza

Cottarelli, spending review fase due e tre: riorganizzare e misurare efficienza

ROMA – La spending review è appena cominciata. Carlo Cottarelli lo fa capire chiaramente a Cernobbio dove interviene al Workshop Ambrosetti. Perché quella finita con la relazione piena di consigli consegnata a un (non troppo entusiasta) Matteo Renzi è solo la prima parte del lavoro, il dove tagliare. Seguiranno parte due e parte tre, e saranno altrettanto dolorose, forse di più.

Perché questa volta non si tratta solo di tagliare ma di ridisegnare (al risparmio) tutta la macchina pubblica. Come spiega il Corriere della Sera in un pezzo a firma Giuseppe Sarcina:

I tagli questa volta saranno accompagnati da una revisione complessiva della struttura statale. Praticamente tutti i ministeri e gli organi centrali hanno diramazioni nelle province. Ci sono 103 Ragionerie locali, tanto per fare un esempio. E poi un centinaio di direzioni del ministero del Lavoro, delle Finanze e così via. «Siamo sicuri che ci servano proprio tutte?» è la domanda retorica del commissario. E ancora: «L’amministrazione pubblica conta 32 mila centrali di appalto», cioè sezioni, uffici abilitati all’acquisto di beni e servizi per un valore superiore ai 200 mila euro. «Ma ne basterebbero 30-40». Ultimo esempio: lo Stato salda le sue fatture (se lo fa) attraverso 11 mila centri di elaborazione, quando sarebbe sufficiente attivarne solo un centinaio. 

Un vero e proprio Cottarelli bis, insomma. In due fasi precise, quella ri-organizzativa e poi un’ultima, quella che punta, all’americana, nella “misurazione dell’efficienza dei meriti” dei manager della Pubblica ammnistrazione in modo “oggettivo”. Come lo spiega ancora Sarcina:

E qui viene fuori la familiarità di Cottarelli con i metodi di gestione adottati negli Stati Uniti e poi diffusi in una cinquantina di Paesi nel mondo. L’amministrazione pubblica, italiana, però, fa storia a sé. Nel 1980 il ministro e grande giurista Massimo Severo Giannini la paragonò alla burocrazia del Regno di Pergamo. Ieri, più pragmaticamente, il vice ministro dell’Economia, Enrico Morando (Pd) si domandava se il governo «avrà la forza politica necessaria per reggere la reazione difensiva di quei larghi settori dell’amministrazione che vorrebbero lasciare le cose come stanno».