Ballottaggio tra Ici e prelievo sui conti correnti. Crisi: dove la mano?

ROMA – Ici o prelievo forzoso? Potrebbe esserci un “ballottaggio” tra questi due provvedimenti, entrambi impopolari. Dove metterà la mano il governo italiano? Prenderà qualcosa dall’Ici sulla prima casa oppure farà un prelievo sui conti correnti? Il ballottaggio è serrato ma un dato di fatto c’è: da qualche parte dovrà pur prendere. Per ora si parla di liberalizzazioni e dismissioni di immobili pubblici, piani per il Sud e sgravi fiscali per le imprese che investono, insomma le solite misure, trite e ritrite di cui si parla sempre in occasione di ogni manovra finanziaria, ordinaria o straordinaria.

All’ordine del giorno però ci sono anche misure straordinarie, come gli interventi sulle pensioni, teoricamente indispensabili, ma sulle quali la Lega minaccia barricate facendo sfoggio dell’usuale irresponsabilità. Possibili anche la rivalutazione delle rendite catastali, l’introduzione di una forma di patrimoniale sulle grandi ricchezze, la reintroduzione dell’Ici sulla prima casa e addirittura il prelievo forzoso sui conti correnti.

Quest’ultima però è stata smentita, anche se potrebbe essere una di quelle smentite di “convenienza” prima del colpaccio. L’ipotesi è più volte circolata nei giorni scorsi e prevedeva un prelievo forzoso del 5 per mille sulle somme in banca. E la patrimoniale? A detta del sottosegretario all’Economia, Luigi Casero, non ci sarà neanche quella. Tra i “prelievi amari” resterebbe l’Ici.

Eppure mercoledì mattina un’idea aveva preso piede all’interno della maggioranza. Patrimoniale e prelievi forzosi sui conti correnti e i depositi bancari, con il governo pronto a mettere le mani in tasca agli italiani. Altra misura percorribile però sarebbe la riforma del mercato del lavoro del deputato Pd Ichino. Un modo per stanare l’opposizione e per compiacere il Capo dello Stato che gli ha intimato, dopo aver parlato con la Merkel, di adottare decisioni improrogabili.

Ad ogni modo il Governo prova ad accelerare il varo di quegli interventi che l’Europa esige e che invece ha continuato a rinviare. Con il crollo delle maggiori piazze europee, Milano in testa, e lo spread a un passo dal punto di non ritorno e tassi d’interesse pericolosamente vicini a quota 7% , Berlusconi ha urgenza di misure per arrivare al summit di Cannes del G20, con qualcosa di più consistente e impegnativo che un foglietto di buone intenzioni.

Da registrare anche l’ennesimo scontro con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, stavolta sul metodo con cui procedere: Berlusconi puntava a un decreto legge e un disegno di legge, Tremonti propende per un maxiemendamento secco da inserire nella legge di stabilità parcheggiata in Senato. Alla fine sarà un decreto a contenere le misure anticrisi più importanti. Lo ha confermato – secondo quanto riferiscono i presenti – lo stesso Berlusconi durante l’ufficio di presidenza del partito.

Naturalmente il decreto, immediatamente operativo, dovrà poi essere convertito dal Parlamento quindi quella del premier è un’indicazione nel rispetto del percorso istituzionale, che prevede la firma del capo dello Stato.Comunque vada Berlusconi deve al più presto  trovare lo strumento per adottare quei provvedimenti che, parole sue “gli fanno venire l’orticaria”.

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