Berlusconi in Aula a fine settembre per parlare della crisi nella maggioranza

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi si presenterà in Aula alla Camera a fine settembre per riferire sulla situazione politica attuale e sulla crisi interna alla maggioranza. E intanto il Pdl si muove contro Fini, ponendo alla Camera la questione di incompatibilità da presidente della Camera.

Il capo del governo si presenterà pubblicamente in Parlamento e parlerà della rottura avvenuta nella maggioranza, ammettendo per la prima volta che la crisi nel governo c’è. Probabilmente alla fine del suo discorso ci sarà un voto. Non sulla mozione in cinque punti del Pdl, dice perentorio Fabrizio Cicchitto, ma ci potrebbe essere una “risoluzione che riassumerà l’intervento di Berlusconi” e su cui poi il Parlamento sarà chiamato a votare.

C’è chi dice, infatti, che Berlusconi stia pensando non solo di parlare in Aula della divisione nella maggioranza ma anche di chiedere pubblicamente le dimissioni di Fini dallo scranno più alto di Montecitorio. E proprio su questo punto il premier potrebbe chiedere il voto dell’Aula, cercando quindi lo strappo finale con i finiani. Quella “risoluzione che riassume l’intervento di Berlusconi”, di cui parla Cicchitto, potrebbe contenere un punto in cui si chiede la testa di Fini. Una ipotesi che il capogruppo di Fli alla Camera, Italo Bocchino, bolla come “un vulnus gravissimo” che “non sarebbe costituzionalmente possibile”.

In ogni caso il giorno in cui Berlusconi andrà a parlare in Parlamento sarà un giorno cruciale. Si potrebbe in quella seduta parlamentare testare la tenuta della maggioranza o, di fatto, aprire la crisi di governo, dando vita a una rocambolesca corsa al Quirinale prima e poi, con il placet del Colle, alle elezioni.

Posta la questione di incompatibilità di Fini al Parlamento. La decisione di calendarizzare il discorso del premier in Aula è stata presa dal Pdl durante la riunione dei Capigruppo alla Camera. Ad annunciare la decisione è stato il presidente del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto che ha anche posto ai Capigruppo il tema dell’incompatibilità di Gianfranco Fini nel ruolo di presidente della Camera. Cicchitto ha parlato di ”incompatibilita”’ di Fini a ”ricoprire un ruolo di garante e super partes come presidente dell’Aula”.

Nella stessa riunione si è deciso che il 5 e 6 ottobre la Camera affronterà il rinnovo delle presidenze delle commissioni. Lo ha deciso la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio sulla sollecitazione della Lega Nord accolta da Fini come ”richiesta assolutamente legittima”.

”’Poniamo – ha esordito il capogruppo del Pdl – il problema della contraddizione fra il ruolo di Presidente della Camera e quello di leader politico non perché egli è stato eletto dalla maggioranza di centro-destra con la quale è subentrato un qualche dissenso, ma perché è venuta meno la distinzione dei ruoli di Presidente della Camera e di leader politico. Oggi il Presidente Fini è a tal punto in servizio permanente effettivo sul piano politico da organizzare la scissione proprio del gruppo parlamentare del PdL”.

”Questo ruolo politico – ha sottolineato Cicchitto – è così di prima linea che il Presidente Fini ha addirittura affermato che il retroterra politico-partitico del gruppo del Pdl che rimane il gruppo di maggioranza relativa, non esiste più, è morto. Nel passato nessun Presidente della Camera, pur essendo stato o essendo un leader di partito, si è spinto a questo punto, quello di organizzare la scissione del suo gruppo parlamentare o di dichiarare appunto che il partito da cui deriva quel gruppo e’ morto e non esiste più”.

”La questione che si pone – ha precisato Cicchitto – non riguarda quindi l’appartenenza politica e partitica dei Presidenti della Camera, la loro partecipazione ai congressi e alle riunioni degli organi dei rispettivi partiti o a manifestazioni pubbliche. Che, però, il problema di una chiara distinzione dei ruoli esiste, è stato affermato dallo stesso Presidente Fini in occasione delle recenti elezioni regionali alle quali egli non ha sostanzialmente partecipato. Adesso però questa impostazione è stata del tutto rovesciata”.

”Il problema della contraddizione dei ruoli – ha osservato Cicchitto – nasce invece quando il Presidente della Camera sovrappone impropriamente il proprio ruolo istituzionale con quello di leader politico, quando presiedendo l’assemblea o durante conferenze ed incontri interviene nel merito dei provvedimenti del Governo e della maggioranza; quando manca qualsiasi self-restraint nelle proprie esternazioni politiche e utilizza invece l’ascolto che doverosamente viene attribuito alle esternazioni della terza carica istituzionale per intervenire ripetutamente e pesantemente nella dialettica interna di uno schieramento politico, nel nostro caso della maggioranza di centro-destra”.

”Quando Fini – obietta Cicchitto – arriva addirittura a disconoscere l’esistenza del maggior partito rappresentato nella Camera che egli presiede dimostra chiaramente di svolgere un ruolo di parte, incompatibile con il ruolo di garante che deve caratterizzare la presidenza di un ramo del parlamento. Per fare un riferimento al passato – spiega il capogruppo del Pdl – sarebbe stato inimmaginabile che l’On. Iotti, che pure continuava a svolgere un’attivita’ politica nel suo partito, potesse affermare che il maggior partito, la DC, o il PSI o il PCI erano morti e non esistevano piu’? E che cosa sarebbe successo se il Presidente della Camera avesse detto che e’ morto il Partito Democratico e l’Italia dei Valori? Inoltre l’art.8 del Regolamento afferma ‘il Presidente rappresenta la Camera’, ma come può rappresentarla se afferma che un gruppo fa parte di un partito che è morto? Questa sovrapposizione cosi’ marcata e insistita dei ruoli priva la Presidenza Fini dei requisiti che stanno alla base dell’equilibrio istituzionale fondato su una collocazione super partes del Presidente della Camera. Allora sul piano politico e dei rapporti istituzionali è diritto-dovere della maggioranza e del maggior partito presente in parlamento, che per di più è investito da questa azione politica, porre e sottolineare con forza tale grave anomalia istituzionale affinche’ il Presidente della Camera vi rifletta e ne tragga le conseguenze, svolgendo cosi’ in piena liberta’ il suo ruolo di leader politico quotidianamente impegnato nelle battaglie e nelle polemiche politiche”.

”Con sensibilita’ istituzionale nel 1969 – ricorda – Sandro Pertini, di fronte al fallimento della riunificazione fra il PSI e il PSDI e al mutamento degli equilibri di governo, per coerenza politica si dimise dalla carica di Presidente della Camera. ”E’ evidente, dunque, -conclude Cicchitto – che tutto cio’ apre non solo una polemica politica, ma determina un autentico squilibrio istituzionale che non possiamo non sottolineare perche’ provoca una situazione di crisi assai seria nell’intero sistema”.

Fini non vuole rispondere. Gianfranco Fini, da parte sua, rimane in silenzio, ”prende atto” della dichiarazione del capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, secondo la quale ora ci sarebbe incompatibilità tra il ruolo di Fini e quello di primo deputato di Montecitorio e non vuole parlare. “‘Non considero necessario – dice il presidente della Camera – dare alcuna risposta in questa sede”.

Bocchino: ”Quello di Cicchitto era un atto doveroso nei confronti del suo partito. E lo ha fatto con molto garbo ben sapendo però che si è  trattato di una forzatura”. Il presidente dei deputati di Fli Italo Bocchino commenta così la questione dell’incompatibilità di Fini con il suo ruolo di presidente della Camera. Il governo e la maggioranza, incalza Bocchino, cerchino piuttosto di ”macinare provvedimenti nell’interesse del Paese” perche’ su questo, assicura, ”noi saremo dalla loro parte e li sosterremo fino ala fine della legislatura”.

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